giovedì 26 Giugno 2025

Il boicottaggio culturale come strumento di resistenza contro l’occupazione israeliana

Il movimento internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) sostiene il principio secondo il quale i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Ispirato al movimento anti-apartheid sudafricano, l’appello del BDS esorta ad agire e fare pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale. Il BDS è oggi un movimento globale molto ampio: ne fanno parte sindacati, associazioni accademiche, chiese e movimenti di base che rappresentano milioni di persone. Anche numerosi gruppi ebraici progressisti svolgono un ruolo importante nel movimento. Personaggi pubblici come l’arcivescovo Desmond Tutu, Naomi Klein, Roger Waters, Angela Davis, Judith Butler, Gabor Matè e tantissimi altri sostengono il BDS. 

Dal 1948 Israele nega ai palestinesi i loro diritti fondamentali e si rifiuta di rispettare il diritto internazionale, delegittimando gli organismi internazionali, oltre a mantenere un regime di colonialismo d’insediamento, apartheid e occupazione sul popolo palestinese. Questo è possibile solo grazie al sostegno internazionale dei governi, che impediscono che Israele sia giudicato responsabile delle proprie azioni, e grazie alla complicità di aziende e istituzioni di tutto il mondo che aiutano Israele a opprimere i palestinesi. Poiché coloro che sono al potere si rifiutano di agire per fermare questa ingiustizia, la società civile palestinese ha chiesto ai cittadini di tutto il mondo di agire in solidarietà con la lotta palestinese per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. 

Nel giugno 2005, a un anno esatto dal parere della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) che aveva giudicato illegale il muro israeliano di divisione/annessione per isolare i palestinesi, oltre 170 organizzazioni della società civile palestinese lanciarono un appello per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) come forma di pressione non violenta su Israele. Dal suo lancio nel 2005, il BDS ha avuto un impatto crescente e sta sfidando il sostegno internazionale all’apartheid e al colonialismo israeliano. 

Il BDS è un movimento per i diritti umani inclusivo e antirazzista, che si oppone per principio a tutte le forme di discriminazione, compresi l’antisemitismo e l’islamofobia, che promuove una forma di pressione forte ma non violenta su Israele per spingerlo a rispettare il diritto internazionale. L’appello si basa su tre richieste fondamentali:

  1. fine dell’occupazione e del colonialismo di tutte le terre arabe e smantellamento del muro;
  2. uguaglianza piena per i cittadini arabo-palestinesi di Israele;
  3. diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, come previsto dalla Risoluzione ONU 194.

Agisce secondo 3 linee di azione:

  • Boicottaggio: sono azioni individuali e collettive che si rifanno al consumo etico. Prodotti israeliani o di società che traggono profitto dall’occupazione militare di Israele vanno boicottati. In Italia le campagne di boicottaggio si concentrano sulla catena di supermercati Carrefour e sull’azienda farmaceutica TEVA.
  • Disinvestimento: le campagne di disinvestimento fanno pressione su banche, enti locali, chiese, fondi pensione e università affinché ritirino gli investimenti dallo Stato di Israele e da tutte le aziende israeliane e internazionali che sostengono l’apartheid israeliano.
  • Sanzioni: le campagne di sanzioni fanno pressione sui governi affinché adempiano ai loro obblighi legali di porre fine all’apartheid israeliano. Un esempio è la Campagna Cartellino Rosso a Israele, che chiede alla FIFA di sospendere Israele da tutte le competizioni.

Le campagne BDS si adattano al contesto locale e vengono declinate in modalità differenti a seconda delle diverse realtà. Ci sono quindi campagne globali, come quella per l’embargo militare totale nei confronti di Israele, che sono attive nel mondo ma cambiano a seconda del Paese in cui si attuano. In Italia si punta all’alleanza con altri gruppi, per esempio i lavoratori portuali contro la militarizzazione dei porti, l’Osservatorio contro la Militarizzazione della Scuola e i movimenti contro il riarmo europeo. L’economia israeliana è fortemente legata al commercio e agli investimenti internazionali, risultando quindi vulnerabile ai boicottaggi economici. Diverse multinazionali (tra cui Carrefour, TEVA, G4S e Hewlett-Packard, la multinazionale tecnologica meglio nota come HP) sono accusate di trarre profitto dalla collaborazione con il sistema coloniale di apartheid. Le campagne di boicottaggio e disinvestimento mirano ad aumentare la pressione su queste aziende affinché interrompano la loro complicità. Recentemente, il fondo sovrano norvegese da 1,6 mila miliardi di dollari ha disinvestito completamente dai titoli israeliani, una decisione preceduta da anni di attivismo da parte dei partner norvegesi del movimento BDS.

Un ulteriore esempio è la campagna SPLAI (Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana, bdsitalia.org/index.php/campagna-splai), alla quale aderiscono circa 400 realtà italiane tra cui la Taverna Santa Chiara di Napoli, protagonista delle cronache recenti per un’aggressione sionista.

 Manifestazione contro il genocidio palestinese durante l’Eurovision Song Contest

Israele usa apertamente la cultura come forma di propaganda per mascherare il genocidio a Gaza e il regime di occupazione militare ai danni del popolo palestinese. Il genocidio israeliano ha incluso la deliberata distruzione di siti archeologici e del patrimonio culturale in tutta Gaza. La Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI) esorta gli operatori culturali e le organizzazioni culturali internazionali a boicottare e ad adoperarsi per la cancellazione di eventi, attività, accordi o progetti che coinvolgono Israele, i suoi gruppi di pressione o le sue istituzioni culturali complici. Si chiede a sedi e festival internazionali di rifiutare finanziamenti e qualsiasi forma di sponsorizzazione da parte del governo israeliano. Un esempio è il boicottaggio della partecipazione israeliana all’Eurovision Song Contest (ESC), mentre c’è un genocidio in corso.

Il pinkwashing è un’altra strategia di propaganda del governo israeliano, che sfrutta i diritti LGBTQ+ per proiettare un’immagine progressista, nascondendo al contempo le politiche di occupazione di Israele che opprimono i palestinesi. C’è una crescente consapevolezza all’interno delle comunità queer e trans in merito al fatto che la loro lotta non può essere separata dalla liberazione palestinese. Attivisti LGBTQ+ hanno posto i diritti dei palestinesi al centro degli eventi del Pride in tutto il mondo. Decine di registi queer hanno ritirato o si sono opposti alle proiezioni dei loro film al TLVFest, il festival cinematografico LGBT sponsorizzato dal governo israeliano a Tel Aviv

Le università israeliane giocano da decenni un ruolo attivo nel sostenere l’occupazione militare, il colonialismo di insediamento e l’apartheid contro i palestinesi. Collaborano direttamente con l’esercito israeliano nello sviluppo di dottrine e tecnologie militari, come la “dottrina Dahiya” dell’Università di Tel Aviv, che giustifica l’uso sproporzionato della forza contro civili. Dall’ottobre 2023, durante l’offensiva su Gaza, Israele ha distrutto o danneggiato tutte le università palestinesi e centinaia di scuole, privando oltre 90.000 studenti dell’accesso all’istruzione superiore. In risposta, i rettori di 15 università palestinesi hanno chiesto l’isolamento accademico delle università israeliane. Già nel 2011, l’Università di Johannesburg aveva interrotto i rapporti con l’Università Ben Gurion per complicità nelle violazioni dei diritti umani. Dopo il 2023, decine di università internazionali hanno seguito l’esempio, rompendo i legami o disinvestendo da istituzioni e aziende coinvolte. Il regime israeliano di colonialismo e apartheid ostacola sistematicamente anche le pratiche sportive. Durante l’attacco a Gaza, lo stadio Al Yarmouk è stato trasformato in centro di detenzione e poi distrutto. Atleti palestinesi vengono regolarmente arrestati, feriti o uccisi, mentre viene loro negata la libertà di movimento per gare e allenamenti. Israele bombarda infrastrutture sportive, blocca l’importazione di attrezzature e vieta la costruzione di nuovi impianti. Lo sport israeliano è segnato da razzismo istituzionalizzato: campionati giovanili separati e impunità per l’odio antipalestinese dei tifosi. Squadre con sede in insediamenti illegali competono nei campionati ufficiali, rendendo FIFA e FIBA complici. Anche eventi come il Giro d’Italia e il Tour de France partecipano allo sportswashing accettando la squadra Israel Premier Tech. Nonostante tutto ciò, gli organismi sportivi internazionali hanno chiuso un occhio rifiutandosi di intervenire, a differenza dell’esclusione della Russia dopo l’aggressione all’Ucraina. Oltre 300 club sportivi palestinesi chiedono di bandire Israele dalle Olimpiadi. Anche il BDS richiede di bandire Israele dai forum sportivi internazionali, tra cui CIO e FIFA, finché non porrà fine ai suoi gravi crimini contro i palestinesi e ai suoi attacchi allo sport palestinese. Partecipa anche tu al BDS, diventa attiva nella tua realtà. Contatta il gruppo BDS più vicino e verifica a quali campagne e azioni puoi partecipare.

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BDS Italia

BDS Italia è un movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l’occupazione israeliana, costituito da associazioni e gruppi che aderiscono all’appello della società civile palestinese. Il BDS sostiene il semplice principio che i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità ed esorta ad agire per fare pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale.

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