domenica 8 Giugno 2025

USA: sanzioni a 4 giudici della CPI per “azioni illegittime” contro Washington e Israele

Nonostante non siano un Paese membro della Corte Penale Internazionale e non ne riconoscano l’autorità, gli Stati Uniti hanno sanzionato quattro giudici della Corte a causa di quelle che hanno definito una «grave minaccia e politicizzazione», oltre che un «abuso di potere» da parte dell’istituzione. Le misure, ampiamente annunciate nei mesi scorsi, seguono la decisione della Corte di perseguire membri del governo israeliano per i crimini di guerra e contro l’umanità compiuti a Gaza e in Cisgiordania, oltre che alle indagini condotte contro i crimini di guerra americani in Afghanistan. La decisione, spiega il Dipartimento di Stato americano, punta a imporre «conseguenze tangibili e significative» a coloro che risulteranno direttamente coinvolti «nelle trasgressioni della CPI contro gli Stati Uniti e Israele».

Le sanzioni, in particolare, vanno a colpire Solomy Balungi Bossa, Luz del Carmen Ibanez Carranza, Reine Adelaide Sophie Alapini Gansou e Beti Hohler. Bossa e Ibanez Carranza, si legge nella nota, hanno autorizzato «l’indagine della CPI contro il personale statunitense in Afghanistan». Questa decisione, in particolare, arriva nonostante la CPI avesse sospeso le indagini contro gli USA. Gansou e Hohler, invece, sono i responsabili dei mandati di arresto contro l’ex ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant e contro il primo ministro Benjamin Netanyahu. «A seguito delle azioni odierne relative alle sanzioni – riporta il Dipartimento – tutte le proprietà e gli interessi nelle proprietà delle persone sanzionate sopra descritte che si trovano negli Stati Uniti o sono in possesso o sotto il controllo di persone statunitensi sono bloccate e devono essere segnalate all’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro. Inoltre, sono bloccati anche tutti gli individui o le entità che appartengono, direttamente o indirettamente, individualmente o complessivamente, per il 50% o più a una o più persone bloccate».

A gennaio, la Camera dei Rappresentanti USA aveva approvato in via definitiva un disegno di legge che prevede l’applicazione di sanzioni e misure restrittive contro i giudici della CPI. Il motivo scatenante era stata proprio la decisione della Corte di perseguire Netanyahu e Gallant, accusati di aver commesso crimini di guerra e contro l’umanità in Palestina a partire dall’8 ottobre 2023. Tra questi vi sarebbero l’affamare la popolazione come strategia di guerra, il «causare intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute», l’«uccisione intenzionale» e gli «attacchi intenzionalmente diretti contro la popolazione civile», lo sterminio, la persecuzione e altri «atti inumani». Le accuse sono state accompagnate dall’emissione di mandati d’arresto internazionali che obbligano gli Stati membri della Corte ad arrestare Netanyahu e Gallant in caso mettano piede nel territorio di uno di essi.

La decisione era subito valsa accuse di antisemitismo contro la Corte e il suo procuratore, Karim Khan, con la Casa Bianca che aveva espresso solidarietà con Israele. Alcuni Stati (compresa l’Italia), si sono rifiutati apertamente di rispettare le decisioni della Corte, schierandosi con Washington. La posizione, tanto statunitense quanto italiana, ha una chiara valenza politica, dal momento che nessun capo di governo ha avuto da ridire nel momento in la CPI ha emesso mandati d’arresto internazionali per il presidente russo Vladimir Putin.

La Corte Penale Internazionale ha condannato la decisione statunitense, dichiarando che questa costituisce «un chiaro tentativo di minare l’indipendenza di un’istituzione giudiziaria internazionale che opera su mandato di 125 Stati parte di tutto il mondo». L’organo ha ribadito il pieno sostegno al proprio personale, riferendo che «continuerà imperterrita il suo lavoro».

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.

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5 Commenti

  1. Ovviamente Trump è nei file di Epstein, quindi il Mossad ha le sue foto, visto che Epstein solo come agente del Mossad poteva riuscire a fare quello che ha fatto e gli agenti del Mossad che vengono allo scoperto finiscono suicidati, così Trump è costretto a servire Israele per non vedersi le foto sui giornali, salvo che per liberarsi, lasci distruggere Israele da una bomba H finita chissà come in mano agli Houthi.

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