Nel fine settimana, nel Regno Unito, è iniziata la rinazionalizzazione dei servizi ferroviari del Paese. La società di trasporti ferroviari britannica South Western Railway, attiva nell’area sudoccidentale dell’Inghilterra, è infatti tornata ad essere un’azienda di proprietà pubblica, sotto il controllo del Dipartimento dei Trasporti (DFTO). Il processo di rinazionalizzazione delle compagnie di trasporti britanniche è stato a lungo promesso dal Partito Laburista del premier Keir Starmer, insediatosi il 5 luglio 2024. Il processo dovrebbe durare fino al 2027 e porterà alla creazione della Great British Railways, una nuova società di gestione del servizio ferroviario nazionale. Secondo una stima, l’operazione dovrebbe portare il Paese a risparmiare una cifra di 680 milioni di sterline all’anno (circa 810 milioni di euro), eliminando i pagamenti dei dividendi agli azionisti, riducendo la duplicazione di alcuni ruoli ed eliminando i costi di gestione delle gare d’appalto.
Il passaggio di gestione di tutti i servizi della South Western Railway al DFTO è avvenuto ieri, domenica 25 maggio. Il governo ha definito il passaggio di consegne uno storico «spartiacque», che segue «30 anni di frammentazione» della rete dei trasporti britannica. L’acquisizione dei servizi di South Western Railway da parte del DFTO fa infatti parte di un’ampia iniziativa per rendere interamente pubblica la gestione dei trasporti britannici. Essa è stata formalmente lanciata il 28 novembre 2024, quando il Passenger Railway Services Act 2024, anche detto Public Ownership Act, ha ricevuto il consenso reale, consentendo agli operatori di treni passeggeri con contratti con il DFTO di diventare di proprietà pubblica. A oggi, il Dipartimento dei Trasporti gestisce il 25% delle linee ferroviarie britanniche: sono infatti presenti 14 compagnie ferroviarie di cui 10 private, e i servizi della South Western Railway sono i primi a tornare nelle mani del pubblico. Nel 2025 sono previste altre due acquisizioni, una entro luglio e una in autunno. A partire dal 2026, il governo britannico dovrebbe nazionalizzare un operatore ogni tre mesi e chiudere l’operazione a ottobre 2027.
La scelta di rendere interamente pubblica la gestione dei trasporti britannici intende risolvere i problemi di ritardi, cancellazioni e disagi che l’esecutivo attribuisce alla eccessiva frammentazione del servizio. L’iniziativa è pensata per rafforzare l’economia nazionale e regionale nell’ambito del Piano di Cambiamento del governo, che si propone di migliorare il servizio sanitario, garantire maggiore sicurezza, affrontare la questione abitativa e quella energetica, e avanzare maggiori investimenti in ambito infrastrutturale. Con l’acquisizione di tutti i servizi, si legge nel comunicato stampa governativo, i contribuenti arriverebbero a risparmiare «fino a 150 milioni di sterline all’anno solo in tasse». Al termine del processo, il governo creerà Great British Railways, che sarà responsabile della gestione dei servizi ferroviari e dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. Da quanto si legge in una pagina dedicata alle domande degli utenti, sembra che i lavoratori delle compagnie private che passeranno in mano allo Stato manterranno i contratti attualmente in vigore.
L’annuncio della nazionalizzazione dei servizi di trasporto britannici è in controtendenza con le decisioni prese da diversi Paesi situati dall’altra parte della Manica, prima fra tutti l’Italia. Da quando è in carica, il governo Meloni ha infatti approvato diverse cessioni di aziende e servizi statali, e sembra averne molte altre in cantiere. Tra i dossier sul tavolo del governo Meloni, ci sono anche quelli relativi alle Ferrovie dello Stato, per cui il governo non esclude la possibilità di una parziale privatizzazione: secondo le stime, la vendita del 49% del capitale sociale potrebbe valere tra i 3 e i 5 miliardi. Va tuttavia precisato che l’azienda gode di buona salute, avendo generato nel 2023 un utile di 100 milioni.
Pare che il neo-lib sia arrivato al capolinea. Eccetto che in Italia, dove ci sono solamente “eccellenze”.