Dopo mesi dall’annullamento del primo turno delle presidenziali e del blocco della candidatura del politico indipendente considerato filo-russo, Călin Georgescu, la Romania ha finalmente portato a termine le proprie elezioni presidenziali. Alla fine, a spuntarla è stato il sindaco di Bucarest, l’europeista Nicușor Dan. Dopo non poche polemiche, anche George Simion, che aveva raccolto l’eredità di Georgescu, si è complimentato con il rivale , riconoscendone la vittoria. Nel frattempo, in Portogallo, in occasione delle elezioni legislative, la coalizione europeista di centrodestra Alleanza Democratica si è confermata il primo partito del Paese, confermando tuttavia anche quella spaccatura in aula che dal 2022 costringe i leader politici a governare con esecutivi di minoranza. In sede di votazione , il partito di destra Chega ha ottenuto un risultato nettamente migliore rispetto alle ultime elezioni, mentre il Partito Socialista è calato a picco, costringendo il segretario Pedro Nuno Santos a rassegnare le proprie dimissioni da leader del gruppo.
Il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Romania si è tenuto ieri, domenica 18 maggio. Con oltre 6 milioni di voti, corrispondenti al 53,6% delle preferenze, Nicușor Dan, di orientamento moderato ed europeista, è diventato presidente del Paese. Dan si era presentato alle presidenziali come candidato indipendente ed era riuscito ad accedere ai ballottaggi dopo un testa a testa per il secondo posto con il candidato unitario dei partiti di governo, George Crin Laurențiu Antonescu. Si scontrava contro il noto leader del partito di destra Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), George Simion, che aveva trionfato al primo turno con uno schiacciante 40%. Ieri, Simion ha a più riprese denunciato di essere stato oscurato dai media del Paese, e ha fatto quelle che in diversi hanno letto come allusioni a possibili tentativi di boicottaggio nei suoi confronti. Nel suo account X (ex Twitter), Simion ha affermato che diversi romeni all’estero – che al primo turno avevano votato in maggioranza proprio AUR – non avevano ricevuto le schede elettorali, che nelle liste dei seggi erano presenti diverse persone decedute, e che i pazienti di una struttura per anziani sarebbero stati minacciati di votare Dan. Dopo i primi exit poll, Georgescu ha reclamato la vittoria in un post poi eliminato dal suo account. Infine, verso mezzanotte, ha ammesso la sconfitta.
Con il voto di ieri si è così chiusa, con cinque mesi di ritardo, questa turbolenta stagione elettorale romena. Originariamente, infatti, il ballottaggio per le presidenziali – cui primo turno si era tenuto il 24 novembre – era previsto per l’8 dicembre 2024, ma poco prima, il 6 dicembre, la Corte Costituzionale Romena aveva annullato il primo turno delle presidenziali, accusando la Russia di aver interferito favorendo Georgescu. Secondo la Corte, la Russia avrebbe portato avanti una campagna elettorale in favore di Georgescu, sfruttando come principale canale di propaganda il social TikTok. Malgrado i tentativi di fare riconoscere il risultato, Georgescu è stato costretto a presentare nuovamente la candidatura, ma lo stesso giorno in cui si stava recando presso gli uffici a consegnare le carte è stato arrestato dalle forze dell’ordine e trattenuto nella sede della Procura generale. La sua candidatura è poi stata rifiutata.
Mentre in Romania i cittadini romeni erano chiamati a scegliere il presidente, in Portogallo si votava per eleggere il Parlamento per la terza volta in tre anni. Le elezioni di quest’anno sono state indette dopo uno scandalo di conflitto di interessi che aveva coinvolto il premier Luís Montenegro. A vincerle è stato proprio il partito del premier uscente, Alleanza Democratica, che ha consolidato il suo posto come prima forza politica del Paese. In sede elettorale AD ha ottenuto il 32,10% dei voti, staccando di quasi 9 punti il Partito Socialista di Santos (fermatosi al 23,38%), contro cui l’ultima volta era uscito vincitore in un serrato testa a testa. Secondo le proiezioni, AD dovrebbe ottenere 86 seggi e il PS 58. A ottenere 58 seggi dovrebbe essere anche il terzo partito più votato, Chega, che ha ottenuto il 22,56% delle preferenze. È questo un risultato senza precedenti per il partito di destra, uscito dalle Europee con meno del 10% e dalle ultime legislative con poco meno del 19%. La situazione attuale fotografa insomma un Parlamento notevolmente spostato a destra, ma, nella sostanza, poco diverso da prima: con ogni probabilità AD sarà chiamata nuovamente a formare un governo di minoranza, confermando la situazione di instabilità politica in cui il Paese versa da anni.