sabato 27 Dicembre 2025

Un documento riservato sulle stragi di mafia è finito online (e lo abbiamo letto)

Un file riservato recante una precisa mappa delle inchieste sulle stragi del 1993 e su fatti ad esse collaterali è recentemente finito online, alla portata di chiunque. Si tratta di un documento interno alla DDA di Firenze del 2023 firmato dall’allora Procuratore Filippo Spiezia, che ha come oggetto “Direttiva generale per il coordinamento interno all’ufficio dei procedimenti in materia di stragi”. Nel file, un PDF composto da una decina di pagine e raggiungibile attraverso Google da chicchessìa attraverso l’utilizzo di determinate parole chiave, vi era l’indicazione del numero dei fascicoli aperti e delle strategie investigative da adottare, oltre che dei nomi altisonanti che abbiamo progressivamente imparato ad associare alle indagini sui mandanti esterni: Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri, Mario Mori, Paolo Bellini e tanti altri.

Il contenuto

Il file riassume in maniera dettagliata le attività di indagine in corso al 13 dicembre 2023 su molte delle stragi che hanno insanguinato l’Italia, con la specifica indicazione del numero dei procedimenti aperti – 11 in tutto – e dei magistrati assegnatari, oltre che degli indagati. Tra questi, molti boss di Cosa Nostra, ma anche esponenti della politica e delle istituzioni. Nel fascicolo su Dell’Utri (ancora oggi sotto inchiesta) e Berlusconi (indagato per strage fino alla sua morte) si suggerisce di realizzare «un indice per blocchi logico-tematici» al fine di pervenire a «una corretta assunzione delle necessarie determinazioni finali, in vista dell’azione penale e di eventuali azioni cautelari». Nel documento si fa anche il nome di Rosa Belotti, la donna sospettata di essere la cosiddetta ”biondina” che il 27 luglio del 1993 avrebbe parcheggiato l’autobomba in via Palestro a Milano (una strage che provocò 5 morti), rispetto a cui si legge che «si è ritenuto di avanzare una richiesta di archiviazione», non chiudendo però alla prospettiva di nuovi accertamenti previa riapertura del procedimento da parte del gip. Si cita anche Mario Mori, sotto inchiesta per concorso in strage, associazione mafiosa ed eversione, e Ilda Bocassini, indagata per false informazioni ai pm. Uno spazio è riservato anche a Paolo Bellini, ora condannato definitivamente per la strage di Bologna, per il quale erano stati avviati «nuovi accertamenti bancari anche con rogatoria internazionale». Quest’ultimo sarebbe stato successivamente archiviato nel filone stragi-Gioè.

Nel documento si scrive inoltre che è stato aperto un fascicolo modello 44 (contro ignoti) «generato dalla relazione della commissione antimafia». Novità importanti si rilevano in merito alla strage del Rapido 904, appena giunto al suo 41esimo anniversario. Dal file emerge infatti che – nel nuovo fascicolo aperto proprio nel 2023 sull’attentato – è presente un nuovo indagato. Si tratta del boss napoletano Raffaele Stolder, allora stretto alleato del clan Giuliano di Forcella. Alla base della sua iscrizione nel registro degli indagati ci sono le rivelazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Ferraiuolo, nipote di Stolder, il quale ha raccontato di aver appreso che suo zio, attorno al 2007, ricevette la proposta di un patto da parte dei servizi segreti per evitare spargimenti di sangue all’interno del territorio da lui controllato. Nel file si evidenzia come verità storica sul delitto non sia ancora ricostruita e come ancora fiocchino domande essenziali: «Chi ha protetto? Chi ha saputo e ha taciuto? Quali coperture hanno impedito alla verità di emergere per intero?».

Dell’Utri, Mori, Bellini

Il procedimento con al centro 42 milioni versati da Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri negli anni dei suoi processi per mafia e della sua detenzione dopo la condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, nel frattempo, è stato spostato da Firenze a Milano. Secondo i pm fiorentini che avevano chiesto il rinvio a giudizio per Dell’Utri e sua moglie Mirella Ratti (scelta confermata dai colleghi di Milano), quel denaro rappresenterebbe «il quantum per garantire l’impunità a Silvio Berlusconi». Mario Mori, ex ufficiale del ROS protagonista della vicenda e del processo “Trattativa Stato-mafia”, è ancora sotto inchiesta a Firenze per i reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico nell’indagine sui mandanti delle stragi del 1993. Tra le altre cose, i pm affermano che Mori sarebbe «stato informato già nell’agosto 1992, dal maresciallo Roberto Tempesta del proposito di Cosa Nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale italiano». A febbraio di quest’anno, il gip di Firenze, su richiesta della Procura del capoluogo toscano, ha archiviato l’inchiesta a carico di Paolo Bellini – ex componente di Avanguardia Nazionale, già condannato in primo e secondo grado per la strage di Bologna – per l’attentato del 27 maggio 1993 in via dei Georgofili, in cui morirono 5 persone, tra cui due piccole bambine. Secondo il giudice, non vi sono abbastanza elementi per prevedere la condanna dell’indagato. Molti sono però i punti di non ritorno della pronuncia: da un lato si attesta che non vi sono «riscontri circa i legami tra Bellini e la destra eversiva», ammessi però dallo stesso Bellini e attestati nelle sentenze bolognesi; dall’altro, è emerso che alle parti offese non è stata comunicata la richiesta di archiviazione avanzata dai pm, come previsto dalla legge.

Passaggi di consegne

In questo contesto si inserisce anche una situazione ingarbugliata tutta interna alla Procura di Firenze. Nel dicembre 2024, infatti, il Consiglio di Stato ha annullato la nomina di Filippo Spiezia a Procuratore Capo, in seguito ai ricorsi avanzati da altri due magistrati in cui si evidenziava come, al tempo della nomina (2023), Spiezia non avrebbe avuto i requisiti necessari per ottenere l’incarico. Pochi giorni prima della bocciatura, in una conferenza stampa, Spiezia – che aveva ottenuto la nomina grazie ai voti della corrente “conservatrice” della magistratura, MI, e dei laici scelti dai partiti di centro-destra e da Italia Viva di Matteo Renzi – aveva dichiarato: «le inchieste sulle stragi di mafia ancora aperte saranno chiuse nel 2025». Esse erano state aperte dal magistrato Luca Tescaroli, che dallo scorso anno è passato a dirigere la Procura di Prato. L’annuncio di Spiezia aveva fatto scattare l’allarme tra i familiari delle vittime della strage di Firenze, i quali avevano dichiarato di auspicare «non una chiusura» nell’inchiesta sui presunti mandanti esterni delle stragi. Prima di lasciare la Procura, almeno per Bellini, Spiezia era però riuscito a ottenere l’archiviazione.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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