Israele ha dato l’approvazione definitiva a un piano che prevede la costruzione di 764 nuove unità abitative in tre distinti insediamenti nella Cisgiordania occupata. A dare la notizia è il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, uno dei più arditi sostenitori del piano coloniale di Israele (oltre a essere colono egli stesso). «Israele continua la rivoluzione», ha commentato con tono trionfale il ministro. Di preciso, le nuove unità saranno distribuite tra Hashmonaim, situata oltre la Linea Verde (il confine pre-1967), nel centro di Israele, e Givat Zeev e Beitar Illit vicino a Gerusalemme. Esse andranno ad aggiungersi ai diversi progetti approvati nel corso di quest’anno, nell’ambito di quella che lo stesso Smotrich ha definito una «mossa strategica» per rafforzare le unità coloniali. Smotrich ha inoltre ricordato che dall’inizio del mandato dell’ultimo governo Netanyahu, a fine 2022, lo Stato ebraico ha approvato la costruzione di oltre 51mila unità abitative nei territori palestinesi occupati.
Delle 764 unità abitative previste dal nuovo piano di insediamento annunciato da Smotrich, 478 saranno costruite a Hashmonaim, 230 nella colonia ultra-ortodossa di Betar Illit e 56 a Givat Ze’ev. La decisione è stata presa dal Consiglio Superiore di pianificazione, l’organismo del Ministero della Difesa responsabile dei piani di costruzione degli insediamenti in Cisgiordania, ed è stata promossa dallo stesso Smotrich, colono residente nell’insediamento di Kedumim, riconosciuto come illegale dalla comunità internazionale. Lo scopo del nuovo piano è esplicito: «Rafforzare gli insediamenti e garantire la continuità della vita, della sicurezza e della crescita» nelle colonie. Lo stesso Smotrich ha spesso definito la politica della colonizzazione, di cui risulta uno dei più arditi promotori, una tattica efficace per avvicinare Israele all’annessione totale della Cisgiordania; è anche per tale motivo che la scelta di aumentare ulteriormente le unità abitative attorno a Gerusalemme e nella Cisgiordania centrale è stato criticato dall’Autorità Palestinese, che ha chiesto l’intervento di Trump per garantire che la legge internazionale venga rispettata.
L’iniziativa annunciata ieri, spiegano i giornali israeliani, è parte di un più ampio piano di espansione nelle aree designate. Il riferimento è al piano di insediamento E1, che interesserà una vasta area nei pressi di Gerusalemme con lo scopo dichiarato di spaccare a metà la Cisgiordania. Esso di preciso prevede la costruzione di oltre 3.000 unità abitative tra Gerusalemme Est e Maale Adumim, che isolerebbero i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est dalle aree della Cisgiordania non occupate, e separerebbero di fatto Betlemme, la stessa Gerusalemme Est e Ramallah. Il piano è stato pensato oltre trent’anni fa, ed è stato duramente criticato da diversi Paesi e istituzioni internazionali; nonostante ciò, questa estate Israele ha fatto ripartire l’iter per la sua approvazione, congelato proprio a causa della generale opposizione internazionale.
Il piano di espansione E1 è solo uno dei tanti progetti di allargamento delle colonie israeliane in Cisgiordania. I vari schemi, inoltre, non si limitano a costruire nuove unità abitative, ma spesso riguardano l’implementazione di servizi, se non direttamente la costruzione di insediamenti nuovi. L’ultimo è stato annunciato qualche giorno fa dallo stesso ministro Smotrich, e prevede lo stanziamento di 2,7 miliardi di shekel – circa 720 milioni di euro – per la creazione di 17 nuove colonie in Cisgiordania nei prossimi cinque anni e lo sviluppo di infrastrutture coloniali in diverse aree dei territori occupati.




