lunedì 8 Dicembre 2025

Scontro Musk-Bruxelles dopo la multa a X: “l’UE come il Quarto Reich”

La Commissione europea ha inflitto a X una multa di 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act (DSA). Non si tratta di una sanzione inattesa: Bruxelles aveva sollecitato l’azienda a conformarsi al nuovo pacchetto normativo, ben prima della sua piena entrata in vigore. Non avendo ricevuto un riscontro adeguato, l’UE ha avviato il procedimento formale il 18 dicembre 2023, ma la piattaforma non ha mai mostrato reale volontà di introdurre i cambiamenti richiesti, anzi ha accusato le istituzioni di voler imporre la censura. Nonostante simili premesse, oltreoceano la decisione viene descritta come un attacco diretto al proprietario dell’azienda, Elon Musk, e sta già alimentando tensioni di natura geopolitica.

Il provvedimento, ufficializzato venerdì 5 dicembre, motiva la decisione richiamando tre elementi principali:

  • la cosiddetta “verifica” dei profili con “spunta blu”, legata al pagamento di un abbonamento e non a controlli effettivi da parte della piattaforma, viene ritenuta fuorviante;
  • l’assenza di un archivio trasparente degli inserzionisti che acquistano spazi pubblicitari;
  • gli ostacoli imposti ai ricercatori che intendono accedere ai dati pubblici del social.

Non viene invece fatta alcuna menzione alla gestione della moderazione, tema che era stato al centro di accese polemiche legate alle accuse di diffusione di contenuti di disinformazione. Una questione delicata che aveva portato a un’escalation, culminata nelle dichiarazioni di Musk secondo cui l’Europa gli avrebbe proposto un “accordo segreto e illegale” per “censurare silenziosamente” i contenuti degli utenti.

La reazione di Musk alla multa è stata immediata ed è stata trasmessa facendo leva sui suoi caratteristici canoni di pacatezza e diplomazia. Su X ha scritto: “L’UE andrebbe abolita per restituire la sovranità alle singole nazioni, così i governi potrebbero rappresentare meglio i propri cittadini”. Per rincarare la dose, ha accomunato l’Unione Europea al nazismo, supportando con un repost l’idea che Bruxelles sia ormai a capo di un “Quarto Reich”. A stretto giro è arrivata la replica di Radosław Sikorski, ministro degli Esteri polacco e già protagonista di scontri con Musk, il quale ha definito i discorsi antieuropei e sulla sovranità utili soltanto a chi “vuole trarre profitto diffondendo odio o a chi sogna di conquistare l’Europa”. Il politico ha poi invitato l’uomo a capo di X ad assecondare le sue fantasie esplorative spaziali e di trasferirsi su Marte, “dove non sono censurati i saluti nazisti”. 

Negli Stati Uniti, il Segretario di Stato Marco Rubio ha definito la multa un “attacco a tutti gli americani” perpetrato da governi esteri. Il Senatore Ted Cruz, figura di spicco del movimento MAGA, l’ha bollata come “abominevole”. Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha parlato di una minaccia alla libertà di espressione, mentre il Presidente della Commissione per le Comunicazioni Brendan Carr ha inquadrato la vicenda come una forma di sleale ostracismo nei confronti delle imprese statunitensi. Forte dell’appoggio sostenuto dalla classe politica, Musk ha dipinto la sanzione come un attacco mosso direttamente a lui, chiedendo all’Amministrazione una reazione equivalente. “Mi pare appropriato imporre la nostra risposta non solo all’UE, ma anche agli individui che hanno intrapreso questa azione contro di me”, ha scritto.

Fatalmente, a distanza di giorni da che l’UE ha reso nota la sua posizione, X ha accusato l’account pubblicitario della Commissione europea di aver sfruttato alcune scappatoie per aumentare la propria visibilità e lo ha quindi sospeso. Che le istituzioni europee siano elastiche nel rispettare i propri standard è cosa nota, tuttavia la mossa appare a tutti gli effetti come una ritorsione, tanto più che il responsabile del prodotto di X, Nikita Bier, ha citato direttamente l’annuncio della sanzione nel discutere il blocco del profilo.

Al di là dei dissapori tra la Commissione e la piattaforma social, l’annuncio segna in ogni caso un passaggio cruciale sul piano della politica internazionale. In un contesto in cui l’Amministrazione Trump rivendica un approccio protezionista a difesa delle proprie aziende, la sanzione rappresenta il primo effetto sanzionatorio del Digital Services Act, un precedente che certamente non passerà inosservato. Nell’attesa di un potenziale riscontro da parte del Governo USA, X ha ora 60 giorni lavorativi per esplicitare alla Commissione le misure correttive che intende implementare per risolvere le ambiguità relative alla “spunta blu” e 90 giorni lavorativi per esporre come voglia normalizzare la gestione dell’archivio pubblicitario e l’accesso ai dati pubblici. In assenza di una strategia valida, l’impresa rischia ulteriori penalità.

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

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