Centinaia di lavoratori di Benetton, nota azienda italiana attiva nel settore tessile, hanno scioperato per la prima volta in 30 anni. La decisione di incrociare le braccia arriva in risposta a una e-mail che l’azienda ha inviato a 80 operatori, in cui li avvisa della decisione di applicare contratti di solidarietà per il 90% dell’orario lavorativo di qui al 31 dicembre, che – di fatto – li lascerebbero a casa nove giorni su dieci: la scelta dell’azienda, spiegano i lavoratori, è arrivata improvvisamente, senza alcun preavviso, e con effetto praticamente immediato, entro 3 giorni dall’invio della comunicazione. La protesta ha avuto luogo nello stabilimento di Castrette di Villorba, in provincia di Treviso, che conta circa 750 lavoratori, e ha visto la partecipazione del 75% del personale.
Lo sciopero dei lavoratori di Benetton si è svolto nella giornata di ieri, lunedì 27 ottobre; i lavoratori hanno incrociato le braccia per due ore nel primo turno del mattino, tra le 10 e le 12, e la protesta è continuata nel pomeriggio, quando vi si sono uniti gli operatori dei turni pomeridiano e serale. La manifestazione è iniziata nel piazzale davanti allo stabilimento, ma l’azienda ha impedito a giornalisti, fotografi e operatori mediatici di accedere al sito; i lavoratori si sono dunque spostati all’esterno del perimetro del complesso, sulla strada provinciale “Postumia”. Allo sciopero hanno aderito le rappresentanze sindacali interne e i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil: i sindacati non si sono detti contrari all’applicazione di misure di ammortizzatori sociali nei confronti dei lavoratori; piuttosto hanno contestato la radicalità della misura e le modalità dell’azienda, che ha preso la decisione di applicare unilateralmente contratti di solidarietà per un quantitativo «sproporzionato» di ore, senza prima consultare gli organi di rappresentanza.
I contratti di solidarietà sono una forma di ammortizzatore che prevede la riduzione dell’orario lavorativo dei dipendenti a cui sono indirizzati, riducendo conseguentemente i costi dell’azienda; l’INPS interviene versando l’80% della retribuzione non corrisposta, per compensare le ore non lavorate ai dipendenti coinvolti dalla misura. Già l’anno scorso, i sindacati avevano concordato con l’azienda l’applicazione di contratti di solidarietà per il 40% delle ore, e incentivi al 30% per l’esodo volontario; i sindacati chiedono l’applicazione di misure meno drastiche nella riduzione dell’orario e di fare ruotare il personale lasciato a casa. «E ancora, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil chiedono con urgenza chiarimenti relativamente al piano industriale dell’azienda per comprendere fino in fondo le prospettive future e le strategie strutturali che consentano di superare la fase di difficoltà senza penalizzare in alcun modo i lavoratori».
Lo sciopero di ieri è stato il primo degli ultimi 30 anni per i lavoratori del gruppo. Benetton è infatti in crisi da tempo. Dal 2012 a oggi, le vendite dell’azienda sono dimezzate, passando da circa 2 miliardi a poco più di un miliardo. Nell’ultimo anno l’azienda ha chiuso 500 negozi su circa 3.000, e nel primo semestre ha ottenuto ricavi per 279 milioni contro i 296 dell’anno prima.




