mercoledì 22 Ottobre 2025

Nelle carceri italiane stanno aprendo le prime stanze dell’affettività

Nelle carceri italiane stanno aprendo le prime stanze dedicate ai colloqui intimi, in osservanza della sentenza della Corte Costituzionale che, quasi due anni fa, ha dichiarato illegittimo il divieto assoluto di affettività in carcere. Seguendo l’esempio degli istituti di Padova e Terni, il Lorusso e Cotugno di Torino si doterà, a partire dal primo novembre, di una stanza per gli incontri affettivi. Questi ultimi, proprio come per i colloqui, potranno essere richiesti dai detenuti una volta al mese, per una durata di un’ora. L’utilizzo del locale, privo della supervisione della polizia penitenziaria, è disciplinato da ordinanze interne che si rifanno alle linee guida del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP). Secondo quanto stabilito da quest’ultimo, non potranno accedere alla misura i reclusi sottoposti a isolamento sanitario o a regime di 41bis e coloro che hanno commesso durante la detenzione un’infrazione disciplinare o violato la legge, possedendo ad esempio microtelefoni o sostanze stupefacenti.

“L’ordinamento giuridico tutela le relazioni affettive della persona nelle formazioni sociali in cui esse si esprimono, riconoscendo ai soggetti legati dalle relazioni medesime la libertà di vivere pienamente il sentimento di affetto che ne costituisce l’essenza. Lo stato di detenzione può incidere sui termini e sulle modalità di esercizio di questa libertà, ma non può annullarla in radice”. Così si era espressa la Corte Costituzionale nel gennaio del 2024, con una sentenza che, richiamando la funzione educativa della pena, la serenità della famiglia e la salute psicofisica del detenuto, ha scardinato un tabù della società italiana: l’affettività in carcere. La sentenza, oltre ad avvicinare l’Italia a diversi Paesi europei, ha sancito che il detenuto ha il diritto di incontrare riservatamente non soltanto il coniuge, ma anche la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente, riferendosi dunque anche alle coppie di fatto o omosessuali.

Il primo istituto penitenziario ad adeguarsi alla strada tracciata dalla Consulta è stato quello di Terni, seguito da Padova e Torino. Le stanze dedicate agli incontri intimi sono arredate con un letto e annessi servizi igienici, non sono chiudibili dall’interno e la sorveglianza del personale di polizia penitenziaria è limitata all’esterno del locale. L’accesso da parte dei detenuti è regolamentato da ordinanze interne, compatibili con le disposizioni del DAP. Quest’ultimo è stato criticato dal sindacato di polizia OSAPP per il suo lavoro «fulmineo nell’applicare la sentenza della Corte Costituzionale e nell’organizzare l’intimità con una velocità che stupisce».

Dagli ultimi dati disponibili, la platea di potenziali beneficiari dei colloqui intimi è di circa 17mila detenuti. Sono esclusi quelli sottoposti a regime di 41bis e coloro che sono stati sospesi con sostanze stupefacenti, telefoni cellulari e oggetti atti a offendere. Per chi ha commesso un’infrazione disciplinare l’accesso è inibito per almeno sei mesi. L’ultima previsione, come rilevato da una parte della dottrina, rischia di attribuire alla misura una funzione disciplinare: sospendere un diritto in caso di infrazione introduce infatti una logica premiale, quando non apertamente punitiva.

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Salvatore Toscano

Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, per L’Indipendente si occupa di politica, diritti e movimenti. Si dedica al giornalismo dopo aver compreso l’importanza della penna come strumento di denuncia sociale. Ha vinto il concorso giovanile Marudo X: i buoni perché della politica.

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