mercoledì 24 Settembre 2025

Riconoscere la Palestina senza riconoscerla: Meloni annuncia la mozione farsa

Dopo che undici Paesi hanno annunciato il loro riconoscimento formale allo Stato di Palestina, la premier italiana Giorgia Meloni ha presentato le proprie «condizioni» perché l’Italia faccia lo stesso: «Il rilascio degli ostaggi e l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina». La dichiarazione è stata rilasciata durante un punto stampa davanti alla sede delle Nazioni Unite, a New York, in cui Meloni ha annunciato che la maggioranza presenterà una mozione alla Camera per riconoscere la Palestina sotto tali condizioni. «Dobbiamo capire quali sono le priorità», ha detto Meloni: «È Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che questa guerra finisca», ha continuato, spostando le responsabilità del genocidio sull’organizzazione palestinese. Una posizione per riconoscere la Palestina senza farlo davvero, che, di fatto, comporta il mantenimento della situazione così come è, e permette a Israele di continuare indisturbata a massacrare i civili palestinesi senza che l’Italia alzi un dito per fermarla.

L’annuncio di Meloni è stato rilasciato ieri ai giornalisti presenti davanti al palazzo di vetro. Rispondendo a una domanda sul riconoscimento della Palestina annunciato tra gli altri da Canada, Francia e Regno Unito – tre Paesi del G7 – Meloni ha ribadito le proprie posizioni secondo cui «il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolve il problema e non produce risultati tangibili e concreti per i palestinesi», senza menzionare il fatto che se la Palestina non possiede «i requisiti della sovranità» è perché Israele glielo impedisce da decenni. Secondo il diritto internazionale, infatti, i requisiti fondamentali perché uno Stato possa dirsi sovrano sono tre: una popolazione permanente, un territorio definito e un governo che abbia potere su quel territorio in maniera indipendente; sin dalla sua fondazione, Israele caccia la popolazione dalle proprie case, occupa il territorio palestinese e impedisce all’amministrazione di esercitare i propri poteri.

Meloni ha poi discusso degli annunci di riconoscimento della Palestina come «strumento di pressione politica», affermando che, quando si tratta di pressione, «dobbiamo anche capire su chi» essa vada esercitata: «Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas», ha detto, «perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che questa guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi». Ancora una volta, la premier ha ignorato non solo tutto quello che ha preceduto il 7 ottobre, ma anche il fatto che Hamas ha più volte proposto di riconsegnare gli ostaggi in cambio della fine della guerra, e che Israele si è sempre rifiutata di accettare le condizioni del gruppo palestinese. L’ultima volta è stata appena due mesi fa. Il riconoscimento della Palestina, ha continuato la premier, deve avvenire secondo le giuste priorità; e la priorità, a quanto pare, non è impedire allo Stato di Israele di uccidere i civili palestinesi, ma smantellare Hamas. Alle dichiarazioni di Meloni hanno fatto eco quelle del ministro degli Esteri Tajani, che ha affermato che la maggioranza presenterà la propria mozione alla Camera il prossimo giovedì.

La posizione del governo, insomma, è quella di non fare niente. Esercitare pressione su Hamas invece che sullo Stato ebraico permette di fatto a Israele di continuare a bombardare i civili palestinesi senza temere ripercussioni. Inoltre, se anche Hamas rilasciasse gli ostaggi e se ne andasse dalla Striscia la situazione non cambierebbe, visto che ha accettato di farlo più di una volta. Da mesi, infatti, le autorità israeliane sono piuttosto chiare nel manifestare le proprie intenzioni: «L’intera Gaza sarà ebraica. Il governo sta spingendo affinché Gaza venga cancellata. Grazie a Dio, stiamo estirpando questo male» ha dichiarato il ministro israeliano ultranazionalista Amihai Ben-Eliyahu. L’ultimo piano militare approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, prevede l’occupazione totale di Gaza City, lo sfollamento della popolazione in aree sempre più prossime al confine meridionale, e l’implementazione graduale del piano di Trump per Gaza, di cui è recentemente trapelata una bozza.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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