In Messico, la popolazione di giaguari è aumentata del 33% in quindici anni. Un dato incoraggiante, se si considera che la specie è ancora classificata come a rischio estinzione. Secondo i risultati diffusi dalla Alianza Nacional para la Conservacion del Jaguar (ANCJ, Alleanza Nazionale per la Conservazione del Giaguaro), nel 2024 sono stati registrati 5.326 esemplari in libertà. Nel 2010 erano poco meno di 4.000. Il risultato è stato raggiunto grazie a tre fattori principali: il successo delle campagne di sensibilizzazione, il mantenimento delle aree naturali protette e la riduzione della loro uccisione da parte degli allevatori.
L’ultimo censimento, condotto nell’arco di tre mesi in quindici stati del Paese, ha coinvolto più di cinquanta ricercatori e ha utilizzato 920 fototrappole distribuite su un’area di oltre 400.000 ettari. Si tratta della più ampia operazione di monitoraggio dei mammiferi mai realizzata in Messico. I numeri più alti si registrano nella penisola dello Yucatán, con 1.699 individui, seguita dal Pacifico meridionale (1.541), dal Messico centrale e nord-orientale (813), dal Pacifico settentrionale (733) e dalla costa del Pacifico centrale (540). Il trend positivo, però, non basta a garantire la sopravvivenza della specie nel lungo periodo. Al ritmo attuale di crescita, serviranno almeno 25-30 anni per uscire dalla lista delle specie minacciate. L’obiettivo dei ricercatori è dimezzare questi tempi.
Le pressioni sull’habitat restano forti. Negli ultimi sei anni, il Messico ha perso circa 600.000 ettari di foreste e giungle. Nella sola penisola dello Yucatán, si stima una perdita annuale di 60.000 ettari. A peggiorare la situazione contribuiscono la costruzione di nuove autostrade, che frammentano il territorio e aumentano il rischio di incidenti, e il commercio illegale di denti, artigli e pellicce, alimentato anche attraverso canali online. Un’altra minaccia arriva dal conflitto tra allevatori e grandi predatori. In alcune aree, la convivenza resta difficile, e non sono rari i casi di abbattimenti illegali in risposta ad attacchi al bestiame. Anche la diffusione di malattie trasmesse da animali domestici rappresenta un pericolo per la salute della popolazione selvatica.
Per provare a ovviare a queste tendenze (e nonostante gli ingenti tagli finanziari alle agenzie ambientali degli ultimi anni), nel 2024 il Messico ha annunciato la creazione di 20 nuove aree protette in 13 Stati, per un totale di 2,3 milioni di ettari (un’area pari all’intera Lombardia). Lo scopo è proprio quello di preservare gli habitat di numerose specie fondamentali, tra le quali i giaguari. Una decisione di rilievo, considerato anche il fatto che il Messico è notoriamente uno degli Stati dove è più rischioso portare a termine azioni di conservazione ambientale: sono infatti frequenti gli episodi violenti contro i ricercatori.
La protezione del giaguaro è fondamentale perchè si tratta di una specie con un ruolo di rilievo per l’equilibrio degli ecosistemi. Dove vive il giaguaro, l’ambiente è in equilibrio: la sua presenza indica che le risorse sono abbondanti, la foresta è intatta, l’ecosistema funziona. La sua scomparsa, al contrario, può innescare squilibri a catena, con effetti duraturi su tutto l’ambiente circostante.




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