La Procura di Torino ha accolto la richiesta di “messa alla prova” presentata da John Elkann, presidente di Stellantis e amministratore delegato della holding Exor N.V., imputato per truffa aggravata ai danni dello Stato ed evasione fiscale. L’accordo, che dovrà ora essere ratificato dal giudice per l’udienza preliminare, prevede la partecipazione di Elkann a iniziative educative e formative di volontariato per una durata da 10 mesi a un anno. L’ipotesi circolata sui media in queste ore è che Elkann potrebbe presto varcare le porte di un’istituzione salesiana per svolgere lavori di pubblica utilità sulla base del programma concordato con i pm. La decisione finale spetterà al giudice, che dovrà approvare la proposta. La misura della probation, introdotta dalla legge 67/2014, sospende il processo per alcuni reati ritenuti di minore allarme sociale e sostituisce la pena con lavori di pubblica utilità sotto la supervisione dei servizi sociali. È stata applicata di rado in casi di reati economici di rilievo: il precedente più noto resta quello di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset. Se completato senza violazioni, il percorso comporterà l’estinzione dei reati contestati: la fedina penale di Elkann resterà integra e non risulterà neppure l’imputazione, a differenza di quanto accaduto all’ex premier. Secondo la Procura, la richiesta è stata resa possibile dal versamento delle somme dovute al fisco, che ha sanato la parte tributaria della vicenda. Il procuratore aggiunto Enrica Gabetta e il pm Giancarlo Avenati Bassi hanno precisato che l’attività sociale dovrà essere concreta e verificata.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno preso avvio nel 2022, a seguito di segnalazioni legate alla successione di Marella Caracciolo di Castagneto, vedova di Gianni Agnelli, deceduta nel 2019. Al centro, la dichiarazione di residenza in Svizzera della donna, ritenuta dagli inquirenti fittizia. Secondo la Procura, quella residenza avrebbe consentito agli eredi di sottrarre al fisco italiano circa un miliardo di euro di patrimonio e 248,5 milioni di redditi non dichiarati. Per ricostruire i flussi, i finanzieri hanno svolto perquisizioni, acquisito documenti da studi legali e fiduciari, e ottenuto informazioni tramite rogatorie internazionali in Svizzera e in Lussemburgo. L’analisi ha permesso di mappare una rete di trust e società estere che gestivano capitali e beni della famiglia. Le contestazioni fiscali hanno portato a un confronto serrato con l’Agenzia delle Entrate. Nel 2024, gli Elkann hanno versato 183 milioni di euro, somma comprensiva di imposte evase, interessi e sanzioni. Il pagamento ha estinto la posizione tributaria, ma ha lasciato aperto il fascicolo penale, oggi avviato verso la definizione con la messa alla prova. I pm hanno qualificato la condotta come “truffa aggravata ai danni dello Stato”, sottolineando come la residenza svizzera di Marella fosse priva di effettivi legami di vita. Le prove raccolte – contratti, utenze, presenze effettive – indicherebbero che la vedova Agnelli trascorreva la maggior parte del tempo in Italia. Oltre a John Elkann, erano indagati anche i fratelli Lapo e Ginevra, nonché il notaio svizzero Henry Peter von Grünigen, che aveva curato parte delle pratiche ereditarie. Per tutti la Procura ha chiesto l’archiviazione, ritenendo che le condotte non integrassero responsabilità penale diretta. Diverso l’esito per Gianluca Ferrero, commercialista torinese e attuale presidente della Juventus, che ha concordato un patteggiamento.
Il procedimento penale si intreccia con il lungo contenzioso civile avviato da Margherita Agnelli, madre di John, Lapo e Ginevra. Margherita contesta il patto successorio del 2004, stipulato in Svizzera, che l’ha esclusa da asset fondamentali della famiglia, tra cui quote di Exor e beni patrimoniali di grande valore. Le sue azioni legali mirano a ottenere la nullità di quegli accordi, sostenendo che fossero lesivi dei suoi diritti ereditari. Le cause sono tuttora pendenti sia in Italia sia in Svizzera. In questo contesto, la decisione della Procura di concedere la messa alla prova a John Elkann definisce il fronte penale, ma lascia aperto quello civile, destinato a proseguire per anni nei tribunali. Per i legali di Margherita Agnelli aver chiesto la messa alla prova è una conferma della condotta illecita di John Elkann, mentre per l’avvocato del presidente di Stellantis, Paolo Siniscalchi, «non comporta alcuna ammissione di responsabilità». Per John Elkann, la prospettiva è chiara: dieci mesi di attività sociali a Torino, controllate dai servizi sociali e certificate dai responsabili della struttura su cui ricadrà la scelta. Va rilevato che, qualora la messa alla prova si svolgesse presso una struttura salesiana, come suggerito in queste ore dai media, esistono rapporti consolidati e un vero e proprio legame storico e collaborativo tra i Salesiani e la famiglia Agnelli: l’Istituto Edoardo Agnelli di Torino, in particolare, ha beneficiato nel tempo di contributi e finanziamenti riconducibili alla Fondazione Agnelli. Nel caso, invece, della Scuola Media Salesiana “Don Bosco” di Valdocco, situata proprio accanto al Santuario di Maria Ausiliatrice, di cui è stato fatto il nome, non risultano evidenze di finanziamenti diretti, pur essendo documentate collaborazioni e iniziative condivise. L’eventuale svolgimento della messa alla prova proprio in una struttura sostenuta economicamente dalla famiglia Agnelli solleverebbe evidenti profili di conflitto di interessi, sebbene al momento si tratti solo di speculazioni dei media: manca ancora il piano preciso e nessuna istituzione salesiana ha confermato di aver preso accordi. Parallelamente, la battaglia civile con la madre continuerà a svilupparsi su un terreno distinto, ma inevitabilmente collegato a una vicenda che ha già segnato la storia giudiziaria ed economica della più nota dinastia industriale italiana.