La violenta tempesta che nel fine settimana ha colpito la riviera romagnola ha causato la caduta di 265 alberi. I pini di Lido di Savio, invece, quelli che il Comune di Ravenna vorrebbe abbattere perché ritenuti a rischio caduta, sono rimasti saldamente in piedi. A qualcuno potrebbe sembrare un paradosso, per non dire una vera e propria barzelletta: da un lato centinaia di tronchi spezzati a Milano Marittima, abbattuti da venti fino a 120 km/h, dall’altro i pini additati come pericolosi che, pur trovandosi a pochi chilometri dall’occhio del ciclone, hanno resistito alle raffiche senza muoversi di un centimetro. La contraddizione è evidente e alimenta la battaglia che da mesi porta avanti il comitato Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna.
Secondo il piano approvato dall’amministrazione, finanziato con i fondi del PNRR, nel viale principale della piccola frazione balneare dovranno essere abbattuti 71 pini per lasciare spazio alla riqualificazione urbana prevista dal progetto Parco Marittimo. Un intervento da 17 milioni di euro che riguarda l’intera costa ravennate e che, secondo il Comune, non può prescindere dalla rimozione di alberi giudicati instabili. Una scelta contro cui cittadini e associazioni come Italia Nostra e WWF hanno presentato ricorsi, respinti dalla magistratura che ha condannato i ricorrenti anche al pagamento delle spese legali.
Sono state raccolte oltre duemila firme per chiedere all’amministrazione di rivedere il piano, salvando i maestosi pini che da 50 anni affiancano il viale e regalano ombra con le loro folte chiome verdi. Il Comune, da parte sua, ha sempre sostenuto che la decisione di abbatterli sia dovuta all’instabilità degli alberi, ritenuti a rischio caduta e quindi da eliminare.
Eppure la tempesta sembra avere rovesciato i ruoli: mentre a Milano Marittima e Rimini sono caduti platani, ulivi e soprattutto pini domestici, quelli di Lido di Savio, tanto discussi e già sottoposti a prove di trazione per dimostrarne la fragilità, sono rimasti intatti. Una beffa per chi, come il comitato cittadino, denuncia da tempo che le analisi del Comune siano viziate da metodi discutibili e che la rimozione dell’asfalto attorno alle radici rischi di creare instabilità piuttosto che eliminarla. Lo stesso inventore delle prove di trazione, l’esperto tedesco Lothar Wessolly, ha definito «inadeguati e fuorvianti» i test condotti su quegli alberi.
Gli attivisti parlano di un caso esemplare di “capro espiatorio”: l’albero come simbolo fragile e facile da abbattere per rassicurare la popolazione, mentre la vera sfida sarebbe quella di proteggerlo e curarlo. «Sarebbe facile gioire del fatto che i pini di Lido di Savio abbiano resistito alla tempesta – scrivono – ma il punto è un altro: gli alberi sono indispensabili per la salute pubblica, per la biodiversità, per la mitigazione delle isole di calore. Non vanno tagliati per paura, vanno salvaguardati e affiancati da nuove piantumazioni».

Gli episodi di questo fine settimana segnano un punto a favore del comitato, che però in realtà sta perdendo la sua battaglia: già nei mesi scorsi il Comune, seppur con alcune pause dovute ai ricorsi in tribunale, ha iniziato l’opera di abbattimento e ora dei 70 pini rimasti ne restano circa 40, anch’essi destinati alla stessa sorte.
Il messaggio è chiaro: se oggi si sacrificano i pini con la scusa della sicurezza, domani saranno i tetti, gli edifici e le infrastrutture a crollare di fronte alla violenza crescente degli eventi climatici estremi. La tempesta ha dunque lasciato un’eredità amara: centinaia di alberi spezzati, ma anche un paradosso che pesa come un macigno sulle scelte politiche del Comune di Ravenna.