martedì 19 Agosto 2025

Un rapporto denuncia all’ONU le condizioni delle carceri minorili italiane

Le associazioni Antigone, Defence for Children e Libera hanno inviato un rapporto al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, denunciando il sovraffollamento e le condizioni precarie negli Istituti penitenziari minorili (IPM) italiani. Attualmente, 586 ragazzi sono detenuti, con un incremento del 54% in due anni. Molti IPM superano la capienza massima, mentre i detenuti trascorrono anche oltre 20 ore al giorno in cella per la mancanza di attività educative. Il rapporto evidenzia l’uso eccessivo di psicofarmaci e critica la separazione dei giovani adulti dai penitenziari minorili. Le organizzazioni chiedono, tra le altre cose, l’abrogazione del decreto Caivano, che nel 2023 ha inasprito le pene per la criminalità minorile, e la chiusura della sezione minorile della struttura Dozza di Bologna.

Il sistema di giustizia minorile italiano ha radici solide che risalgono al Codice di Procedura Penale Minorile del 1988, che ha posto l’accento su un approccio educativo alla detenzione. Questo codice, allineato con gli standard internazionali, sottolineava la riabilitazione e il reinserimento sociale dei giovani, riconoscendo che il processo evolutivo dei minori non può essere congelato al momento del crimine. Tuttavia, negli ultimi anni, le politiche di giustizia minorile si sono allontanate da questi principi. Il rapporto denuncia infatti un’inversione di rotta verso un approccio puramente punitivo, che trascura le esigenze educative e sociali dei minori, aumentando il rischio di recidiva e ignorando le misure alternative alla detenzione. Uno degli aspetti più gravi denunciati nel rapporto riguarda il sovraffollamento delle strutture penali minorili, mai registrato prima d’ora. Entro la fine del 2024, il numero dei detenuti minorenni è aumentato del 54%, con un’impennata che ha visto le prigioni per minori raggiungere numeri che superano la capacità massima. «Numeri che sarebbero ben superiori se non fosse che molti giovani anche quando hanno compiuto il reato da minorenni e che potevano permanere in Ipm fino ai 25 anni sono invece stati trasferiti in carceri per adulti al compimento della maggiore età, pratica che il Decreto Caivano ha grandemente facilitato in chiave punitiva nel totale disinteresse per il percorso educativo del giovane», affermano le organizzazioni firmatarie.

«A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, mentre a Milano e Cagliari il tasso di affollamento tocca il 150%», denunciano le associazioni in un comunicato stampa. A causa di questo sovraffollamento, le condizioni di vita all’interno degli istituti penali sono giudicate insostenibili: i ragazzi sono costretti a dormire su materassi di fortuna, e le attività educative sono drasticamente ridotte, costringendo i giovani a trascorrere la maggior parte del giorno chiusi nelle loro celle, senza il necessario supporto psicologico o educativo. Inoltre, sostengono le associazioni, il sistema non è in grado di gestire adeguatamente la situazione degli adolescenti stranieri non accompagnati, una categoria che rappresenta una parte consistente della popolazione carceraria minorile. Molti di questi giovani hanno alle spalle esperienze traumatiche e non ricevono un’accoglienza adeguata, né supporto psicologico o educativo. Le risposte a questi disagi sono spesso punitive, con l’uso eccessivo di farmaci psichiatrici, somministrati per contenere comportamenti problematici piuttosto che affrontare le cause sottostanti.

Un altro aspetto critico sottolineato all’interno del rapporto concerne la recente decisione di convertire una sezione del carcere per adulti della Dozza (Bologna) in una struttura penale minorile che non ne muta tuttavia le caratteristiche strutturali: «un carcere minorile imprigionato in un carcere per adulti che rompe in maniera plastica il principio internazionalmente riconosciuto della netta distinzione che sempre deve esserci tra la risposta penale destinata agli adulti e quella destinata ai ragazzi», mettono nero su bianco i sottoscrittori del dossier. Nel documento, le organizzazioni spiegano che le proteste dei detenuti minorenni contro le condizioni di vita sono state numerose, ma sono state accolte con risposte punitive piuttosto che con dialogo o misure correttive. È stato inoltre ricordato come l’introduzione del nuovo reato di “sommosse carcerarie” nell’ordinamento, che prevede pene anche per i detenuti che si limitano a reagire passivamente alle azioni delle forze dell’ordine, rischi di aggravare ulteriormente la situazione dei giovani ristretti nelle strutture detentive.

Il rapporto invita quindi a una riforma urgente del sistema penale minorile. Le richieste includono l’abolizione del Decreto Caivano, la creazione di strutture di custodia a bassa sicurezza e l’implementazione di programmi educativi individuali per ogni detenuto. Si sollecita l’assunzione di educatori e assistenti sociali adeguatamente formati anche in relazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e alle loro specifiche vulnerabilità, nonché la formazione adeguata, costante e verificata della polizia penitenziaria basata sui principi e le norme relative ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In ultimo, le associazioni chiedono che vengano intensificati i controlli indipendenti sulle strutture penitenziarie minorili, al fine di garantire che le condizioni di vita siano conformi agli standard internazionali.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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