Nonostante l’annuncio di pause umanitarie giornaliere e l’istituzione di cosiddetti “corridoi umanitari”, Israele continua a prendere di mira la popolazione gazawi. Le presunte pause riguarderebbero tre aree della Striscia di Gaza e durerebbero 10 ore al giorno. Tuttavia, solo nella giornata di ieri, lunedì 28 luglio, le forze dello Stato ebraico hanno ucciso almeno 92 palestinesi; se aggiunti agli oltre 60 di domenica, giorno in cui è iniziata la pausa umanitaria, il numero delle persone uccise da Israele risulta superiore a 150. Nel frattempo, la popolazione della Striscia continua a morire di fame: secondo l’ultimo aggiornamento, sono 133 le persone morte di fame dal 7 ottobre 2023, di cui 88 bambini, con i casi di decessi per stenti che aumentano di giorno in giorno. Secondo l’ONU, un abitante di Gaza su tre non mangia da giorni, e quasi 500.000 persone soffrono di carestia.
L’iniziativa di instaurare una pausa umanitaria nella Striscia di Gaza è stata annunciata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) all’alba di domenica 27 maggio. Quello che le IDF definiscono «cessate il fuoco tattico locale» delle attività militari, a favore delle esigenze umanitarie, sarebbe in teoria attivo dalle 10:00 alle 20:00 di ogni giorno fino a data da destinarsi; esso riguarderebbe «le aree in cui le IDF non operano» (e in cui dunque, secondo la loro stessa versione, non dovrebbero condurre attacchi in ogni caso), individuate nel campo di Al Mawasi, a ovest di Khan Younis, a Deir al Balah e a Gaza City. Parallelamente, si legge nel comunicato delle IDF, «sono stati definiti percorsi sicuri permanenti, a partire dalle 6:00 alle 23:00, che consentiranno la circolazione in sicurezza dei convogli delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie, per portare e distribuire cibo e medicine alla popolazione in tutta la Striscia di Gaza».
Dopo l’annuncio di domenica, le IDF hanno portato avanti le proprie azioni nella Striscia di Gaza. Lo stesso giorno dell’annuncio, Israele ha ucciso almeno 63 persone, attaccando, secondo quanto riportato dalla giornalista Hind Khoudary all’emittente qatariota Al Jazeera, anche quelle stesse aree in cui in teoria sarebbe dovuta essere attiva la pausa. Alle uccisioni di domenica, si aggiungono le 92 di ieri, che portano il totale delle persone uccise da Israele, malgrado l’annuncio delle tregue locali, a 155. Delle persone uccise lunedì, almeno 41 erano in cerca di aiuti umanitari. Dopo l’annuncio della creazione di corridoi, sono iniziate a circolare numerosi video e immagini di persone ammassate attorno ai camion di aiuti umanitari per procurarsi scorte di cibo; in totale, Israele ha fatto entrare 87 camion.
Intanto, la crisi alimentare a Gaza si aggrava ogni giorno di più, e ormai la fame uccide quanto le bombe israeliane. Secondo l’ultimo bollettino dell’ONU, l’intera popolazione di Gaza è entrata almeno nel terzo stadio (su 5) della scala IPC (Classificazione Integrata delle Fasi di Sicurezza Alimentare), che misura la gravità delle crisi alimentari. Questo significa che l’intera popolazione palestinese di Gaza presenta significativi deficit nei consumi alimentari, con livelli di malnutrizione acuta superiori alla norma; il tasso di mortalità per stenti è compreso tra lo 0,5% e l’1%. Circa la metà della popolazione è invece entrata nel quarto livello della scala IPC, che presenta un tasso di mortalità maggiore dell’1% e inferiore al 2%. Un quarto dei palestinesi ha già raggiunto il quinto livello della scala IPC, quello riservato alle “catastrofi umanitarie”, in cui il tasso di mortalità è superiore al 2%.
Dall’escalation del 7 ottobre, Israele ha distrutto, danneggiato o reso inutilizzabile il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento è di questo mese, luglio 2025), l’83% delle terre coltivabili e il 71% delle serre (i dati più recenti sono di aprile 2025), l’88,8% delle scuole (dato aggiornato al 4 aprile 2025), l’89% delle strutture idriche (febbraio 2025) e, in generale, il 70% di tutte le strutture della Striscia (4 aprile 2025); meno della metà degli ospedali risultano funzionanti (20 luglio 2025), e l’87,8% del territorio della Striscia è sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 59.921 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.
Che crimiinali disgustosi! Israele andrebbe semplicemente cancellata dalla carta geografica se si vuole ristabilire la pace nel medio oriente.
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