Continua il massacro di civili nella Striscia di Gaza, con circa 200 persone uccise in appena due giorni nell’enclave da parte delle forze armate israeliane (IDF). Di queste, oltre un centinaio sono state uccise mentre si trovavano in attesa degli aiuti umanitati nei siti della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), 38 nella giornata di sabato e altri 78 dall’alba di oggi, domenica 20 luglio. Per la prima volta dall’inizio dell’aggressione militare, nel 2023, Israele ha emesso oggi un ordine di evacuazione forzata nella zona di Deir el-Balah, annunciando l’espansione delle proprie operazioni di terra. I bombardamenti continuano a non risparmiare le tende dei rifugiati e le abitazioni, in quelle che le forze armate israeliane insistono nel definire operazioni «contro i terroristi».
Almeno due persone, delle quali un bambino di un mese di eta, sono morti di stenti ieri nell’ospedale di Al-Shifa a causa della mancanza di cibo, per i blocchi imposti da Tel Aviv. A questi si aggiunge una bambina di 4 anni, morta di fame questa mattina nell’ospedale di Al-Aqsa. Altri 8 palestinesi sono stati uccisi nelle prime ore di questa mattina nel nord della Striscia, a Gaza City. Due di questi si trovavano in coda per gli aiuti umanitari, secondo quanto riferito a Quds Netword da fonti locali. Secondo quanto riprotato da Al Jazeera, il ministero della Salute di Gaza ha riferito che gli ospedali stanno facendo i conti con un numero senza precedenti di persone in fin di vita a causa della mancanza di cibo. A queste si aggiungono le 900 persone uccise dagli attacchi israeliani mentre si trovavano ai punti di distribuzione del cibo della GHF – 4 in tutto, che hanno sostituito i precedenti 400 punti di distribuzione degli aiuti umanitari gestiti dalle Nazioni Unite e da altri enti internazionali. Solamente una settimana fa, l’ONU aveva confermato che fossero almeno 800 le persone uccise durante la distribuzione degli aiuti umanitari nei siti della GHF.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha dichiarato che sono almeno un milione i bambini che Israele sta portando a una morte lenta per mancanza di cibo negando l’accesso al cibo, su una popolazione di poco più di 2 milioni di persone. «L’UNRWA ha scorte di cibo sufficienti per l’intera popolazione di Gaza per oltre tre mesi nei magazzini» all’esterno della Striscia, ha fatto sapere l’agenzia, ma Israele non ne permette l’ingresso nell’enclave. La Gaza Humanitarian Foundation, dal canto suo, ha apertamente definito il cibo come un’arma all’interno della Striscia, dichiarando che «A Gaza il cibo è potere» e che «Hamas si sta dando da fare» per far chiudere i siti di distribuzione dell’agenzia proprio perchè la distribuzione «funziona». Hamas «sta diffondendo disinformazione, incitando alla violenza e spingendo per deviare tutti gli aiuti verso le Nazioni Unite e altri i cui modelli sanno di poter sfruttare».
Secondo varie inchieste giornalistiche di media internazionali, dietro il piano di distribuzione degli aiuti umanitari della statunitense GHF, appoggiato da Israele, vi sarebbe il tentativo di sfollare i civili dalla Striscia, spingendo almeno 600 mila persone nella zona di Rafah – che diventerebbe così una maxi area umanitaria – al fine di liberare l’enclave e trasformarla finalmente nella “Riviera del Medio Oriente”, come nei piani di Trump e Netanyahu. Tanto la deportazione quanto la costruzione di maxi aree umanitarie sono due pilastri dell’operazione Carri di Gedeone, inaugurata da Israele lo scorso maggio. Proprio la centralizzazione della distribuzione degli aiuti umanitari nelle mani di Tel Aviv era uno dei punti centrali per il buon fine delle operazioni. Lo “spostamento volontario” dei palestinesi era stato annunciato dallo stesso ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che auspicava di riuscire a incoraggiare i palestinesi a «emigrare volontariamente» dalla Striscia di Gaza verso altri Paesi.
Nel frattempo, dopo che l’attacco dell’IDF a una chiesa cattolica nella Striscia, lo scorso venerdì, ha scatenato l’indignazione delle massime cariche italiane e messaggi di solidarietà da tutte le principali autorità del globo, con l’ambasciatore statunitense in Israele che ha definito l’azione un «atto di terrorismo» da parte dell’esercito israeliano, non una parola (come di consueto) è stata spesa a seguito delle stragi commesse ieri e continuate stamattina.
L’Italia aspetterà che la Russia ferisca qualcuno in Ukraina e reagirà ponendo ulteriori sanzioni alla Russia.