L’esercito russo avrebbe assunto il pieno controllo della regione orientale di Lugansk, secondo quanto dichiarato ieri alla televisione di Stato russa dal capo della regione, Leonid Pasechnik: «Il territorio della Repubblica Popolare di Luhansk è completamente liberato, al cento per cento», ha affermato. Da parte del ministero della Difesa russo non c’è stata una conferma immediata, mentre l’Ucraina non ha commentato. Se da un lato, Kiev considera illegali e infondate le rivendicazioni di Mosca su Lugansk e le altre regioni dell’Ucraina conquistate dalle forze russe, dall’altro la Russia afferma che quei territori fanno ora parte della Federazione e ricadono sotto il suo ombrello nucleare. Allo stesso tempo, proprio mentre nel fine settimana Mosca ha lanciato il suo più grande attacco aereo contro l’Ucraina, il Pentagono ha deciso di sospendere le spedizioni dei missili Patriot e di altre munizioni di precisione all’Ucraina a causa del timore che le scorte di armi statunitensi stiano diminuendo troppo. Secondo quanto riferito dal quotidiano Politico, la decisione è stata presa dal responsabile politico del Pentagono, Elbridge Colby, dopo un’analisi delle scorte di munizioni del Pentagono. Successivamente, la vicesegretaria stampa della Casa Bianca, Anna Kelly, ha aggiunto che la decisione «è stata presa per mettere al primo posto gli interessi americani, a seguito di una revisione del Dipartimento della Difesa (DOD) sul supporto militare e l’assistenza forniti dal nostro Paese ad altri Paesi in tutto il mondo».
Tra sabato e domenica scorsa le forze russe hanno lanciato il più grande attacco aereo contro il Paese confinante, impiegando 477 droni e decodificatori e 60 missili. In questo contesto è avvenuta anche la presa totale – secondo le fonti russe – di Lugansk, importante regione ucraina, fulcro – insieme alla vicina Donetsk – del conflitto iniziato nel 2014, dopo la destituzione dell’allora legittimo presidente Viktor Janukovyč, in seguito alla cosiddetta rivoluzione di Maidan. Lugansk, con una superficie di 26.700 chilometri quadrati, sarebbe la prima regione ucraina a passare completamente sotto il controllo delle forze russe, dopo l’annessione della Crimea nel 2014, sebbene le altre tre regioni (Donetsk, Kherson e Zaporizhia) abbiano già aderito alla Federazione russa con una cerimonia avvenuta al Cremlino il 30 settembre 2022. Attualmente la Russia controlla circa il 19% del territorio ucraino, oltre al 70% delle regioni di Donetsk, Zaporizhia e Kherson e frammenti delle regioni di Kharkiv, Sumy e Dnipropetrovsk.
L’offensiva russa non ha interessato solo l’oblast’ di Lugansk, ma diversi punti nevralgici di una linea del fronte che negli ultimi mesi si è estesa del 20% arrivando a raggiungere i 1200 chilometri, come riporta il sito specializzato Analisi Difesa. In particolare, l’esercito moscovita nelle ultime settimane ha infranto le difese nemiche nella regione di Dnipropetrovsk, avanzando nella regione di confine di Sumy, divenuta uno dei punti critici della linea del fronte, tanto che lo Stato maggiore ucraino ha dovuto riconoscere la perdita di controllo su parte dei territori nel nord della regione. Inoltre, ha guadagnano terreno anche nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e sul fronte di Zaporizhia. Secondo il comandante delle Forze armate ucraine, generale Olexandr Syrsky, i russi puntano a «sfiancarci con il numero».
In questo contesto di forte difficoltà sul campo di battaglia, la scorsa settimana il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato Trump a margine del vertice NATO nei Paesi Bassi chiedendo per l’ennesima volta aiuti militari a Washington. Secondo quanto riferito da Politico, il presidente statunitense, irritato dalla reticenza di Putin a sedersi al tavolo delle trattative, avrebbe aperto alla possibilità di fornire sistemi antimissile all’Ucraina, sottolineando però che «sono molto difficili da ottenere». Un’apertura che contrasta con la decisione del Pentagono di sospendere gli aiuti militari. Tra il materiale bellico fin d’ora sospeso ci sono i missili per i sistemi di difesa aerea Patriot, i proiettili di artiglieria di precisione, Hellfire e altri missili che l’Ucraina lancia dai suoi caccia F-16 e dai suoi droni. Il provvedimento del Dipartimento della Difesa USA ha suscitato il disappunto e la preoccupazione degli alleati di Kiev al Congresso, in particolare tra i Democratici. «I sistemi di difesa aerea di fabbricazione statunitense, inclusa la piattaforma Patriot, sono il fulcro delle difese ucraine […]», ha affermato la deputata Marcy Kaptur (Democratica dell’Ohio), aggiungendo che «Se queste notizie sono vere, allora il signor Colby sta prendendo misure che sicuramente causeranno la morte imminente di molti militari e civili ucraini». Non è da escludere, del resto, che la decisione del Pentagono sia motivata anche dal fatto che gli Stati Uniti stanno ora inviando massicci aiuti militari a Israele, mentre negli scorsi mesi hanno utilizzato molti sistemi missilistici per contrastare gli Houthi nello Yemen.
A causa dei molti fronti di guerra in cui sono impegnati gli Stati Uniti, dunque, l’Ucraina rischia di rimanere sguarnita di componenti militari essenziali sul campo di battaglia, proprio mentre la Russia incrementa la sua offensiva e il presidente Vladimir Putin è evidentemente intenzionato a raggiungere tutti gli obiettivi strategici militari, indipendentemente dagli sforzi di Trump di chiudere rapidamente il conflitto.
La buona notizia è che gli esportatori di democrazia sono, se la notizia è vera, a corto di armi. Adesso sono curioso di vedere cosa faranno, nell’ immediato, i politici falliti e corrotti di Bruxelles che vogliono vincere a tutti i costi una guerra già persa. Aumenteranno le spese militari al 10%? Invieranno i nostri figli e figlie al fronte? Invieranno al fronte i migranti che vogliono accogliere nei prossimi anni? Sicuramente non alzeranno il proprio culo dalle loro comode poltrone…
Talmente ovvio che lo dicevo anni fa al primo giorno di guerra, ma se Biden aveva la demenza senile i nazi fascisti nostrani, votati dalla stampa nazi fascista nostrana, dimostrano che Hitler e Mussolini sono le fondamenta sui cui si continua a costruire.