giovedì 19 Giugno 2025

Rapporto ONU: la distruzione sistematica della cultura a Gaza è crimine di guerra

La Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta (COI), istituita dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha pubblicato un nuovo rapporto sui crimini israeliani in Palestina. Il documento analizza gli attacchi contro strutture educative, religiose e culturali a Gaza, nei Territori palestinesi occupati e in Israele, evidenziando il legame diretto tra queste aggressioni e la negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Esso, di preciso, si sofferma sui numeri della distruzione causata dallo Stato ebraico, confermando che a Gaza è in corso un genocidio mirato alla distruzione totale della popolazione araba e alla sua sopravvivenza nella Striscia. Nel frattempo, la Cisgiordania risulta blindata dall’esercito israeliano, mentre Gaza è stata completamente isolata.

Il rapporto della COI è stato pubblicato la scorsa settimana. Da quanto si legge nel documento, Israele ha bombardato 403 dei 546 edifici scolastici presenti a Gaza, lasciando 435.290 studenti senza accesso all’istruzione e 16.275 insegnanti senza lavoro. Come se non bastasse, il 62% delle scuole – spesso usate come rifugi dalla popolazione civile – è stato bombardato, causando centinaia di vittime. Anche l’istruzione universitaria è stata colpita duramente: oltre 57 sedi universitarie sono state completamente distrutte, tra bombardamenti e demolizioni mirate. Una devastazione che ha tolto il futuro a più di 87.000 giovani universitari. Secondo quanto riportato nel documento, circa un milione di persone ha cercato rifugio nelle strutture gestite dall’UNRWA all’interno della Striscia, molte delle quali erano scuole. Al 25 marzo 2025, si contavano 742 morti e 2.406 feriti all’interno di queste strutture considerate sicure. Il rapporto sottolinea che le Nazioni Unite avevano regolarmente segnalato e fornito le identificazioni di tali edifici alle parti in conflitto.

Il rapporto non si limita alla sola situazione di Gaza, ma analizza anche la realtà nei Territori occupati e in Israele, dove rileva azioni sistematiche volte a impedire l’esercizio del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. In Cisgiordania, le restrizioni imposte dalle autorità israeliane hanno colpito 806.000 studenti delle scuole primarie e secondarie, ostacolando gravemente l’accesso all’istruzione. Oltre 850 check-point militari rendono i movimenti interni quasi impossibili per i cittadini palestinesi. Queste limitazioni sono aumentate progressivamente fino alla scorsa settimana, quando – con l’inizio degli attacchi tra Iran e Israele – la Cisgiordania è stata posta sotto un lockdown totale applicato esclusivamente alla popolazione palestinese, mentre coloni e forze di occupazione continuano a muoversi liberamente.

A tutto ciò si aggiungono attacchi diretti alle strutture scolastiche, sia nell’ambito di operazioni militari – come quella lanciata dopo la breve tregua a Gaza a gennaio – sia da parte di coloni israeliani, il cui obiettivo è rendere la vita impossibile ai palestinesi per costringerli ad abbandonare le proprie terre. Secondo il rapporto, tra il 7 ottobre 2023 e il 25 marzo 2025, 141 scuole sono state attaccate e vandalizzate; 96 studenti e quattro membri del personale educativo sono stati uccisi; 611 studenti e 21 membri del personale educativo sono rimasti feriti; e 327 studenti e oltre 172 membri del personale educativo sono stati arrestati. A ciò si sommano le demolizioni autorizzate dallo Stato: il rapporto documenta 59 strutture scolastiche palestinesi soggette a ordini di chiusura o demolizione, con il risultato di privare dell’istruzione almeno 6.600 studenti e di lasciare senza lavoro 715 insegnanti.

Nemmeno all’interno dei confini di Israele, definito «l’unica democrazia del Medio Oriente», i palestinesi hanno diritto all’esistenza. Il rapporto riporta numerosi episodi di sospensioni e licenziamenti nei confronti di studenti e professori che hanno espresso solidarietà verso il popolo palestinese. Docenti arrestati con l’accusa di «incitamento al terrorismo», colpevoli solo di aver posto domande o espresso critiche alle operazioni dell’esercito israeliano. Il documento si sofferma infine sulla distruzione sistematica di siti archeologici e religiosi a Gaza e nei Territori occupati. Secondo l’UNESCO, almeno 75 siti storici e culturali sono stati gravemente danneggiati o completamente distrutti. Secondo la Banca Mondiale, a febbraio 2025 i danni al patrimonio culturale di Gaza ammontavano a oltre 120 milioni di dollari. Nel rapporto si denuncia anche il saccheggio e la profanazione di luoghi sacri da parte di coloni e forze israeliane. In alcuni casi, nella Striscia di Gaza, i soldati hanno persino utilizzato questi siti come sfondo per video macabri pubblicati sui social, trasformando luoghi di memoria in strumenti di propaganda.

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Filippo Zingone

Laureato in Antropologia presso la Sapienza di Roma per poi conseguire il master in giornalismo della Fondazione Lelio e Lisli Basso. Si occupa di esteri, focalizzandosi sull’Africa subshariana e il Medio Oriente.

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