lunedì 16 Giugno 2025

Mentre il mondo guarda all’Iran, Israele continua la sua campagna genocida a Gaza

Con gli occhi di tutto il mondo puntati sul conflitto tra Iran e Israele, lo Stato ebraico continua a portare avanti il proprio piano genocida in Palestina. Il Comune di Gaza ha rivelato l’entità della distruzione delle infrastrutture cittadine a seguito della continua aggressione israeliana, spiegando che l’amministrazione soffre ormai una «grave e persistente carenza di carburante», e che non riesce a erogare i propri servizi. Gli ospedali sono a corto di rifornimenti, i bombardamenti continuano, e con essi anche gli attacchi frontali ai civili, specie a quelli in fila per gli aiuti. Solo nella giornata di ieri, Israele ha ucciso più di 45 persone; di queste, 26 sono state uccise nei pressi dei punti di distribuzione di aiuto americano-israeliani a Rafah e Wadi Gaza.

Negli ultimi giorni, i raid israeliani a Gaza non sono calati di intensità. In totale, solo nell’ultima settimana, Israele ha ucciso circa 450 persone nella Striscia di Gaza ferendone altre 2.200. Lunedì 9 giugno a Jabaliya, una delle maggiori città del Governatorato di Nord Gaza, l’esercito israeliano ha demolito due scuole; nello stesso giorno, ha attaccato un’ambulanza nel quartiere di Tuffah, a Gaza City, uccidendo tre paramedici, mentre a Khan Younis, a sud, un bambino è morto di fame e l’aviazione israeliana ha condotto un bombardamento colpendo tende per sfollati. Martedì 10 giugno, le IDF hanno lanciato diversi attacchi contro i civili in attesa di aiuti nel centro di Gaza e a Rafah, il governatorato più a sud; sempre martedì, sono continuate le operazioni di demolizione in tutta la Striscia, e l’esercito israeliano ha causato un blackout dei servizi di comunicazioni.

Mercoledì sono continuati gli attacchi israeliani contro le persone in fila per gli aiuti umanitari, tanto a Rafah quanto presso il cosiddetto corridoio di Netzarim, che divide il Governatorato di nord Gaza dal resto della Striscia. Nel frattempo, l’aviazione israeliana ha bombardato Jabaliya e Gaza City, e le forze di terra dello Stato ebraico hanno assaltato un ospedale da campo a Khan Younis. Giovedì 12 giugno le IDF hanno esteso il blackout delle comunicazioni interrompendo i servizi internet e telefonici per l’intera Striscia di Gaza. A Gaza City l’esercito ha ucciso 26 persone, per poi estendere i massacri presso il campo di Al Maghazi, nel Governatorato di Deir al Balah, nel centro della Striscia, dove ha ucciso altre 6 persone. Il giorno dopo, proprio a Deir al Balah, le IDF hanno ucciso altri 9 civili, e hanno attaccato l’ospedale di Nasser, situato a Khan Younis. Sabato, mentre il blackout delle comunicazioni continuava, sono proseguiti anche gli attacchi ai civili in fila per gli aiuti. La connessione è stata parzialmente ristabilita solo ieri. Dall’avvio del nuovo sistema di distribuzione di aiuti mediante la Gaza Humanitarian Foundation, Israele ha ucciso 300 persone in fila per ricevere la propria razione di alimenti, e ne ha ferite oltre 2.700.

Davanti ai continui massacri, il Comune di Gaza e la protezione civile della Striscia hanno lanciato appelli di aiuto, denunciando la criticità della situazione. L’amministrazione ha rilasciato una nota in cui spiega che l’erogazione di servizi quali quello di fornitura di acqua, il funzionamento degli impianti di trattamento delle acque reflue, la raccolta dei rifiuti, e le reti elettriche risultano ormai ai minimi. Nel frattempo, il ministero della Sanità ha rilasciato una nota in cui spiega come «le ripetute minacce di evacuazioni e bombardamenti delle aree circostanti gli ospedali stanno causando gravi disagi al lavoro delle équipe mediche» rendendo sempre più incerto il destino degli ospedali rimanenti. «I servizi sanitari specializzati forniti a pazienti e feriti nei pochi ospedali ancora operativi sono assediati dalla mancanza di forniture mediche e rischiano di chiudere», si legge nella nota del ministero; a sud è rimasto attivo solo il complesso ospedaliero di Nasser.

Dall’escalation del 7 ottobre, Israele ha distrutto, danneggiato o reso inutilizzabile il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento è di questo mese, giugno 2025), l’83% delle terre coltivabili e il 71% delle serre (i dati più recenti sono di aprile 2025), l’88,8% delle scuole (dato aggiornato al 4 aprile 2025), il 74% delle strutture idriche (10 giugno 2025) e, in generale, il 70% di tutte le strutture della Striscia (4 aprile 2025); meno della metà degli ospedali risultano funzionanti (2 giugno 2025), e l’82% del territorio della Striscia è sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 55.362 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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