A 72 ore dall’agguato e la cattura in acque internazionali da parte delle Forze di Difesa israeliane della nave Madleen facente parte della Freedom Flotilla, la quale trasportava aiuti umanitari a Gaza, è stato annunciato il rimpatrio di altri sei membri dell’equipaggio che Israele ha sequestrato in acque internazionali (dove non ha giusrisdizione) e portato in maniera coatta dentro i propri confini. Sono ancora due i membri dell’equipaggio che si trovano in stato di detenzione nel carcere israeliano di Ramla: Pascal Maurieras e Yanis Mhmadi. Secondo la legge israeliana, chi viene costretto ad un ordine di rimpatrio è obbligato a rimanere in uno stato di detenzione per un minimo di 72 ore prima di essere espulso dal Paese. Al momento si ignorano le condizioni nelle quali versano le otto persone detenute; alcuni attivisti denunciano condizioni insalubri e infestazioni, mentre l’attivista brasiliano Thiago Avila ha iniziato uno sciopero della fame ed è stato per questo trasferito in un primo momento in una cella d’isolamento. Stessa sorte era toccata all’europarlamentare Rima Hassan, che aveva scritto sulla porta di una cella «Free Palestine».
Un primo gruppo di quattro attivisti (Greta Thumberg, Sergio Toribio, Baptiste Andre e il giornalista francese Omar Faiad) sono stati rimandati nei propri Paesi il 10 giugno dopo aver firmato volontariamente il modulo di rimpatrio. Gli altri otto (Suayb Ordu; Mark van Rennes; Pascal Maurieras, Reva Viard, Rima Hassan, Thiago Avila e Yasemin Acar) si erano invece rifiutati di firmare, motivo per il quale erano stati trasferiti nel tribunale di Ramla, che ha approvato la detenzione proposta dal ministero degli Interni israeliano. Secondo quanto spiegato dal comitato legale che segue l’equipaggio, sei attivisti sarebbero ora pronti ad essere rimpatriati, mentre due (Pascal Maurieras e Yanis Mhmadi) restano ancora in stato di detenzione.
È bene sottolineare che, come affermato dai legali degli attivisti, il decreto di rimpatrio di Israele ai danni dell’equipaggio della Freedom Flotilla non potrebbe essere applicato. Infatti, la nave è stata attaccata e sequestrata dalle forze militari israeliane a 102 miglia nautiche dalle coste di Gaza, in acque internazionali. Inoltre, l’equipaggio è stato portato contro la propria volontà in territorio israeliano, nonostante gli attivisti non avessero mai dimostrato l’intenzione di raggiungere illegalmente le coste israeliane: l’attuazione dello stato di Israele violerebbe, quindi, il diritto internazionale. «La loro detenzione è illegale, motivata politicamente e costituisce una diretta violazione del diritto internazionale» viene affermato nell’ultimo comunicato presentato dalla Freedom Flotilla Foundation. «La persecuzione dell’azione umanitaria e il silenzio della resistenza non avranno successo».
Come avvenne dopo l’attacco subito dall’equipaggio al largo delle coste maltesi lo scorso 2 maggio, anche in questo caso le istituzioni europee hanno scelto di mantenere un rigoroso silenzio sull’accaduto. A rendere però la questione ulteriormente paradossale, è l’arresto dell’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan, appartenente al gruppo The Left e facente parte dell’equipaggio della Freedom Flotilla.
Secondo l’ufficio del portavoce della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, l’istituzione europea starebbe seguendo con attenzione gli sviluppi della vicenda, mantenendosi in stretto contatto con le autorità israeliane, senza però fare pressioni per un rilascio immediato e smarcandosi da eventuali accuse nei confronti del governo di Israele. Secondo quanto avrebbe dichiarato una fonte interna all’Europarlamento a il Manifesto, a motivare il semplice monitoraggio da parte delle istituzioni europee del caso, sarebbe lo status «democratico» di Israele. Spiega, infatti, che se si fosse trattato di un paese non considerato democratico dall’Unione Europea, «la richiesta di rilascio sarebbe arrivata subito». Inoltre, anche gli accordi stipulati tra l’Unione e il governo di Netanyahu limiterebbero l’incisività delle richieste europee. Mentre le istituzioni politiche tergiversano, una parte della società civile ha rapidamente scelto di esprimere il proprio dissenso e mostrare solidarietà verso l’equipaggio detenuto.
Migliaia di manifestanti in Inghilterra, Spagna e Francia sono scesi in piazza per protestare contro l’ennesimo abuso nei confronti del diritto internazionale da parte di Israele. Intanto le azioni genocide che le forze militari israeliane stanno protraendo a Gaza non vedono segnali di cedimento. Almeno 74 vittime sono state registrate nella Striscia nelle ultime ore a seguito di nuovi attacchi israeliani e 54 di queste sono state uccise dalle forze di Difesa israeliane durante le consegne di viveri nei centri di distribuzione riaperti dalla israelo-statunitense Gaza Humanitarian Foundation. A questi si aggiungono otto civili uccisi da un attacco ad un edificio della ONG spagnola Medicos del Mundo. Mentre si attendono sviluppi riguardanti la liberazione degli otto attivisti della Freedom Flotilla detenuti nel carcere di Ramla, gli occhi restano puntati sullo svolgimento della March To Gaza, prevista per il 13 giugno, dove migliaia di attivisti proveranno a raggiungere Rafah e rompere il blocco della frontiera. Ormai abituati alle nefandezze delle forze militari israeliane, resta da vedere per quanto ancora l’Unione Europea sceglierà di rimanere complice dell’impunità di Israele.
Orgoglioso 🤢🤢🤢🤢🤢 di essere Europeo!
Status democratico per Israele è lo specchio di chi ci comanda, parlo di Italia, Europa e mondo occidentale in generale. Vomitevoli
Ovviamente gli idioti totali di Bruxelles se ne lavano le mani e i fiumi diventano rosso sangue.