sabato 31 Maggio 2025

Carceri: sovraffollamento record, il 2024 è stato l’anno con più suicidi di sempre

La situazione delle carceri italiane è sempre più drammatica: a fronte di una capienza reale di 46.700 posti, al 30 aprile 2025 i detenuti sono 62.445, con un tasso di sovraffollamento medio del 133%. Lo ha attestato il nuovo rapporto di Antigone dal titolo “Senza Respiro”, che ha chiarito come solo 36 istituti su 189 non siano sovraffollati, mentre in 58 il tasso superi il 150%. Il 2024 è stato l’anno peggiore di sempre per i suicidi in carcere, con 91 morti, mentre nei soli primi cinque mesi del 2025 se ne sono verificati 33. Anche le carceri minorili registrano criticità: 611 giovani detenuti, +54% in due anni. Il decreto Caivano ha favorito il trasferimento punitivo di neomaggiorenni negli istituti per adulti (189 casi nel 2024). Inoltre, Antigone denuncia gli effetti del decreto Sicurezza, che abolisce l’obbligo di rinviare la detenzione per madri con figli piccoli e introduce la possibilità di separarli.

La ricerca conferma che il numero di suicidi verificatisi dietro le sbarre nel 2024 è il più alto dal 2002, anno di inizio del monitoraggio. Una tendenza mortale che pare inarrestabile, se stiamo alle cifre dei primi mesi del 2025. 62 di questi suicidi sono avvenuti nei primi sei mesi di detenzione, di cui 11 nella prima settimana, fase in cui il detenuto è spesso lasciato solo in reparti fatiscenti e chiusi. Il tasso di suicidi è passato a 14,8 casi ogni 10mila detenuti, il valore più alto mai osservato, 25 volte superiore a quello della popolazione esterna. Allarme rosso anche per il totale dei decessi: 246 morti in detenzione nel 2024, tra suicidi e altre cause, un primato negativo per l’intero sistema penitenziario italiano. Per quanto concerne il sovraffollamento, sono ben 58 le strutture carcerarie che viaggiano oltre il 150% di occupazione. Tra le più critiche, ci sono Milano San Vittore (220%), Foggia (212%) e Lucca (205%)

Su un totale di 95 istituti esaminati da Antigone, 47 si trovano in aree extraurbane e 48 in contesti urbani. Tra questi ultimi, soltanto 8 sono stati costruiti recentemente, mentre 19 risalgono a prima del 1.900. In 30 strutture sono state riscontrate celle dove non erano garantiti i 3 metri quadrati calpestabili per persona. In 12 istituti mancava il riscaldamento nelle celle e in 43 non era disponibile l’acqua calda. In 53 strutture le celle erano prive di doccia, e in 4 casi il wc non era collocato in un ambiente separato. Quanto agli spazi comuni, in 40 istituti, sebbene presenti biblioteche, queste non erano fruibili come spazi condivisi. In 4 strutture mancavano aree riservate alla scuola, tra cui 2 case di reclusione. In 20 non esistevano spazi per attività lavorative, in 12 non vi erano aree per la socialità all’interno delle sezioni detentive e in 24 mancavano cortili per il passeggio distinti per ciascuna sezione.

Un allarme serio si registra in riferimento alle strutture penali per minori, che secondo il rapporto sono «a un passo dall’implosione». Al 30 aprile 2025 i giovani ristretti erano 611 (di cui 27 ragazze), contro i 381 del 2022 e i 587 di fine 2024, con un aumento del 54% in due anni. Il Decreto Caivano ha aggravato la crisi, trasferendo 189 ultra-diciottenni negli istituti per adulti – l’80% in più rispetto al 2022 – interrompendo i percorsi rieducativi. Ben 9 IPM su 17 superano la capienza (alcuni quasi al 200%): il Beccaria di Milano e l’IPM di Quartucciu a Cagliari toccano il 150%, Firenze il 147%. I giovani detenuti stranieri, per quasi l’80% provenienti dal Nord Africa, quasi sempre minori stranieri non accompagnati – costituiscono il 49,9% del totale delle presenze. I minorenni detenuti sono il 62,1%. Il 65% dei ragazzi in carcere sono in custodia cautelare, una percentuale che sale all’81,4% se consideriamo i soli detenuti minorenni. Anche nelle carceri minorili il sovraffollamento e la deprivazione umana favoriscono il ricorso massiccio a benzodiazepine e antipsicotici: a Torino nel 2024 è aumentato del 64% rispetto al 2022, a Nisida l’incremento è del 352% in tre anni, a Pontremoli di oltre il 1.000%.

Antigone punta inoltre il dito contro il “Decreto Sicurezza” che proprio ieri ha ottenuto il via libera della Camera ed è ora all’esame del Senato. «Il cosiddetto decreto legge sicurezza emanato dal governo ad aprile ha cancellato l’obbligo del rinvio dell’esecuzione della pena per donne incinte o con prole inferiore a un anno di età, che da oggi potranno dunque entrare in carcere aumentando il numero di bambini dietro le sbarre – mette nero su bianco l’Associazione -. Si introduce inoltre per la prima volta la possibilità che il bambino venga sottratto alla madre: il decreto prevede che la donna sottoposta alla custodia cautelare in un Icam possa venire trasferita in chiave punitiva in un carcere ordinario senza suo fi glio quando la sua condotta non è considerata adeguata». «Sorprende – si legge ancora nel documento – che la rubrica dell’articolo parli di “condotte pericolose realizzate da detenuti in istituti a custodia attenuata per detenute madri”, declinando al maschile il sostantivo quando gli Icam ospitano solo donne».

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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