L’Italia ha un serio problema di contaminazione del suolo, certificato per ultimo dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) che ha condannato il nostro Paese per non aver tutelato la salute degli abitanti della Terra dei Fuochi. Ma la Campania non è sola, accompagnata anzi da Sicilia, Lazio e Lombardia che risultano le regioni più colpite. Al momento si contano 41 siti di interesse nazionale (SIN) che coprono circa 149mila ettari di suolo contaminato. Nonostante le promesse fatte negli anni dall’intero spettro politico, soltanto il 6% di quest’area inquinata è stato bonificato. A denunciarlo è il rapporto “Le bonifiche in stallo” presentato da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera, le quali propongono una strategia in 12 punti per avviare una seria stagione di bonifica, capace di unire tutela della salute e creazione di nuovi posti di lavoro.
«In Italia manca una strategia nazionale per le bonifiche che metta a sistema il risanamento ambientale delle aree e la tutela della salute delle persone in una visione di riconversione industriale dei siti», scrivono le associazioni che tra le varie cose propongono il rafforzamento della collaborazione tra le diverse autorità coinvolte nel processo di bonifica; la semplificazione delle procedure; l’aumento dei fondi, pubblici e privati, e l’ammodernamento delle tecniche di bonifica, verso attività più sostenibili ed efficaci di quelle tradizionalmente svolte. Ad oggi il processo resta al palo: solo il 5% delle aree perimetrate (6.188 ettari su 148.598) ha il progetto di bonifica o di messa in sicurezza approvato e solo il 6% dei suoli (7.972 ettari su 148.598) ha raggiunto il traguardo della bonifica completa. La situazione non migliora se si considerano le acque sotterranee: soltanto il 2% di quelle contaminate ha visto un risanamento totale.
Nonostante ciò, intorno al risanamento ambientale ruota un giro d’affari da miliardi di euro, che si perdono tra ritardi burocratici e reati di omessa bonifica, con il risultato di continuare a esporre milioni di cittadini a gravi rischi per la salute. «Manca giustizia ambientale e sociale, serve un cambio passo affinché salute, lavoro e diritto allo sviluppo e all’occupazione, non restino parole vuote» – scrivono le sei associazioni della società civile, lanciando «un appello a Governo e istituzioni affinché si definisca una strategia nazionale per le bonifiche e contemporaneamente per la reindustralizzazione nell’ottica della transizione ecologica». Una via che in Italia stanno cercando di percorrere i lavoratori ex GKN senza un adeguato sostegno delle istituzioni.