Oggi, mercoledì 30 aprile, è scattato il sessantesimo giorno consecutivo di blocco totale dell’entrata degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, imposto da Israele. L’UNRWA continua a rimarcare la drammatica situazione alimentare in cui versa la Striscia, sottolineando che alcune famiglie mangiano «quello che riescono a trovare, anche quando non è più sicuro. Le scorte di base si esauriscono, i bisogni aumentano», i servizi hanno cessato di funzionare e, negli ultimi giorni, 52 persone — tra cui 50 bambini — sono morte di fame. Intanto, la protezione civile ha annunciato di aver terminato il carburante per alimentare i propri veicoli, mentre negli ospedali mancano i materiali di consumo e i farmaci necessari a centinaia di migliaia di pazienti. Il tutto arriva sullo sfondo di un’intensificazione degli attacchi, che non risparmiano nemmeno il personale umanitario internazionale: dal 7 ottobre, sono stati uccisi almeno 295 operatori delle Nazioni Unite.
La situazione umanitaria a Gaza è più critica che mai. Per quanto riguarda l’emergenza alimentare, il Programma Alimentare Mondiale, dopo aver annunciato la chiusura di tutti i propri panifici, ha dichiarato di aver ormai terminato le scorte di cibo per le famiglie. Il 25 aprile, il PAM ha consegnato le ultime scorte alimentari rimanenti alle cucine della Striscia di Gaza, mentre la maggior parte degli altri magazzini nella Striscia sono già chiusi da tempo. Nel frattempo, il prezzo dei beni alimentari è aumentato a dismisura, con la farina che ha raggiunto i 72,60 dollari al chilo (contro i 6,70 dollari al chilo di ottobre 2023) e l’olio i 12,60 dollari al litro (prima di ottobre 2023 il prezzo era di 1,90 dollari al litro). Secondo l’ultimo aggiornamento dell’ONU, negli ultimi cinque giorni, 10 cucine comunitarie sono state costrette a chiudere o a diminuire il contenuto dei pasti erogati. Le cucine riescono a fornire un solo pasto caldo al giorno, che tuttavia non copre appieno il fabbisogno nutrizionale dei cittadini e riesce a raggiungere solo la metà delle persone in bisogno. Se le cucine comunitarie sono costrette a bruciare pallet di legno per compensare la mancanza di carburante, i cittadini che provano a cucinare per sé stanno facendo ricorso alla combustione dei rifiuti e dei resti di cibo deteriorati, aumentando il rischio di problemi sanitari.
Proprio la mancanza di carburante è uno dei tanti problemi che stanno vivendo gli ospedali, le strutture sanitarie e la protezione civile di Gaza. A essa si aggiunge quella di medicinali, apparecchiatura medica e pezzi di ricambio per ambulanze e generatori. In totale, si stima che oltre 150.000 persone abbiano bisogno di dispositivi di assistenza, che risultano completamente assenti nella Striscia. L’Ufficio umanitario delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’87% dei materiali medici di consumo necessari per gli interventi chirurgici ortopedici e il 99% dei medicinali utilizzati per la cateterizzazione cardiaca sono attualmente esauriti. Il vaccino a rotazione per i bambini è totalmente esaurito, la quarta dose di vaccino per la poliomielite, che sarebbe dovuta essere garantita ai bambini di Gaza proprio in questo mese, è stata sospesa, mentre «una grave carenza di attrezzature mediche continua a ostacolare il supporto all’assistenza materna e neonatale».
A tutti questi problemi si sommano quelli igienico-sanitari, idrici, educativi, logistici, delle infrastrutture elettriche, dei rifugi, delle telecomunicazioni, e gli innumerevoli maltrattamenti giornalieri. In occasione dell’apertura dei cinque giorni di udienze consultive relative agli obblighi di Israele nella Striscia, tenutasi il 28 aprile presso la Corte Internazionale di Giustizia, Elinor Hammarskjöld, consulente legale dell’ONU, ha sottolineato che dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi almeno 295 membri del personale umanitario delle Nazioni Unite. In totale, secondo l’ultimo bollettino dell’Ufficio umanitario, sono stati uccisi 418 operatori umanitari e 110 lavoratori della protezione civile. Diversi, invece, sono stati arrestati. Solo il personale UNRWA prelevato da Gaza e trattenuto nelle carceri conta oltre 50 operatori che hanno riferito al direttore dell’agenzia, Philippe Lazzarini, di aver subito «minacce» (a loro e alla loro famiglia), «umiliazioni» e «maltrattamenti», e di essere stati «picchiati», «usati come scudi umani», «sottoposti a privazione del sonno», «attaccati dai cani» e «costretti a confessare» cose di cui erano accusati».
Nel frattempo continuano anche i bombardamenti. Solo oggi, Israele ha ucciso 21 persone, di cui 8 in un bombardamento su un edificio effettuato presso il campo di Nuseirat. Israele ha distrutto o danneggiato il 92% delle case (l’ultimo aggiornamento risale a prima del cessate il fuoco del 19 gennaio), l’82% delle terre coltivabili (i dati più recenti sono di ottobre 2024), l’88,5% delle scuole (dato del 25 febbraio 2025) e, in generale, il 69% di tutte le strutture della Striscia (1 dicembre 2024). Il 59% del territorio della Striscia risulta sotto ordine di evacuazione o interdetto ai civili. In totale, dall’escalation del 7 ottobre a oggi, l’esercito israeliano ha inoltre ucciso direttamente almeno 52.365 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.