In territorio russo si stanno combattendo intense battaglie nei pressi della Regione di Kursk, dove le forze di Kiev sarebbero penetrate fino a prendere possesso di un importante snodo di trasmissione del gas naturale. Nello specifico, a detta del Ministero della Difesa russo, le truppe ucraine si sarebbero spinte a nord-ovest della città di confine di Sudzha, a 530 km a sud-ovest di Mosca. Sudzha è l’ultimo punto di trasbordo operativo per il gas naturale russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina: solo nel 2023, il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhhorod ha trasportato circa 14,65 miliardi di metri cubi di gas, circa la metà delle esportazioni di gas naturale della Russia verso l’Europa. Il Presidente della Federazione Vladimir Putin ha detto che le forze ucraine hanno sparato «indiscriminatamente» contro una serie di obiettivi civili nella regione e ha dichiarato che avrebbe avuto un incontro con i massimi funzionari del ministero della Difesa e del Servizio di sicurezza federale. Di contro, dalle autorità di Kiev non pare volere arrivare alcuna notizia, anche se parecchi quotidiani del Paese e gli stessi Stati Uniti parlano a tutti gli effetti di una incursione ucraina dai contorni ancora troppo sfumati.
La presunta incursione ucraina è iniziata la mattina di martedì 6 agosto, quando – a detta di Mosca – circa 300 soldati avrebbero lanciato un attacco supportati da «11 carri armati e più di 20 veicoli corazzati da combattimento». Nello specifico, l’offensiva avrebbe colpito dapprima le città di confine di Nikolayevo-Daryino e Oleshnya per poi spostarsi più all’interno nella città di Sudzha, situata a circa dieci chilometri dalla frontiera russo-ucraina. I numeri delle forze dispiegate nell’operazione sono cresciuti rapidamente, e le fonti russe hanno iniziato a parlare di circa 1.000 soldati, dozzine di carri armati e altrettanti veicoli corazzati, coadiuvati da bombardamenti e droni. Secondo i quotidiani moscoviti, durante il primo giorno di combattimento, l’esercito della Federazione avrebbe respinto l’avanzata di Kiev, colpendo le truppe ucraine al confine, e presso la regione di Sumy. Il giorno seguente, tuttavia, l’incursione sarebbe continuata, costringendo 1.200 cittadini a fuggire dalle proprie case, e il Governatore della regione a lanciare lo stato di emergenza; Mosca denuncia inoltre presunti attacchi a infrastrutture e abitazioni civili. Mercoledì 7 agosto, anche lo stesso Putin è stato spinto a trattare la questione, e ha convocato una riunione con i vertici della sicurezza federale. A ora, secondo l’agenzia di stampa governativa russa TASS, sarebbero morti cinque civili e sarebbero state ferite 31 persone, di cui 6 bambini. Gli ucraini, invece, avrebbero «perso» 315 soldati «e almeno 100 di loro sarebbero stati uccisi», e sarebbero anche stati distrutti 54 «pezzi di equipaggiamento» tra cui 7 carri armati.
Le uniche fonti relative agli attacchi degli ultimi giorni fino a ora disponibili sono quelle russe, e le autorità di Kiev non si sono ancora espresse al riguardo; risulta perciò ancora impossibile confermare che l’offensiva in territorio federale sia a tutti gli effetti stata condotta dall’esercito ucraino. Nonostante ciò, tanti elementi spingono a credere che l’incursione sia di fatto un’operazione militare di Kiev. Diversi quotidiani ucraini vicini alle posizioni di Zelensky, quali per esempio il Kiev Independent, parlano senza mezzi termini di un “attacco ucraino senza precedenti” e anche la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre allude a una possibile offensiva ucraina, tanto da comunicare alla stampa di volere chiedere all’alleato Zelensky quali siano i suoi obiettivi. A essi, si è recentemente aggiunto anche il deputato ucraino Oleksiy Goncharenko che ha fatto esplicito riferimento all’esercito del proprio Paese. Se effettivamente fosse così, il titolo del Kiev Independent non risulterebbe del tutto fuori luogo: quella inaugurata martedì 6 agosto sarebbe davvero una delle operazioni ucraine di più ampia portata condotte direttamente dall’esercito del Paese su territorio russo. Molte delle incursioni sul confine negli ultimi anni sono infatti state avanzate da cittadini dissidenti e milizie filo-ucraine, e per quanto l’esercito di Kiev abbia precedentemente attaccato il territorio della Federazione, raramente ha impiegato così tante risorse.
Come richiesto dalla Casa Bianca, restano da capire le reali intenzioni dietro a una simile offensiva. Le ipotesi sul campo sono molteplici, e non per forza una deve escludere le altre. In primo luogo, come sottolinea lo stesso Goncharenko, non va sottovalutato il valore politico di una tale incursione: penetrare direttamente in territorio russo dispiegando così tante forze non si limiterebbe solo a risollevare il morale delle truppe di Kiev e a minare quello russo, ma si configurerebbe come un chiaro messaggio che l’Ucraina ha intenzione di combattere, e di farlo a tutto tondo. Secondo Goncharenko, l’iniziativa di colpire il suolo della Federazione potrebbe inoltre spingere gli alleati di Kiev a fornire maggiori aiuti e risolvere una volta per tutte le controversie relative all’impiego di armi extra-ucraine all’interno dei confini moscoviti. L’attacco sulla regione di Kursk, poi, potrebbe nascondere obiettivi di natura strettamente strategica: entrare all’interno del territorio russo potrebbe costringere le truppe di Mosca a spostarsi per difendere i propri confini, e anticipare le eventuali mosse dell’esercito della Federazione; l’incursione, inoltre, «costituirebbe un fronte di scambio», e allargherebbe i confini della guerra. Ultimo, ma non meno importante, l’interesse di natura militare. La regione di Kursk è infatti sede di importanti gasdotti e di una centrale nucleare, che potrebbero effettivamente essere i veri obiettivi militari di Kiev. La stessa TASS ha dedicato un articolo sulle possibilità che l’Ucraina conquisti la centrale nucleare di Kursk, e sempre Goncharenko ha annunciato che il gasdotto di Sudzha sarebbe stato conquistato, notizia ancora priva di conferme tanto dalle autorità russe quanto da quelle ucraine. Quale che sia l’eventuale obiettivo ucraino, tuttavia, non è affatto scontato che esso venga raggiunto. In ogni caso, se l’offensiva si dovesse rivelare come tutto pare fare credere un’incursione diretta di Kiev, la sua posta in gioco sembrerebbe essere piuttosto alta.
[di Dario Lucisano]
Dopo il nord stream 1 e il nord stream 2 non poteva mancare il gasdotto di Sudzha. La guerra, in primis economica, ha le sue regole e strategie (scontate), solo i massmedia del pensiero unico e della falsa informazione riducono il tutto ad aspetti esclusivamente militari. Come se giocassimo a Risiko nel salotto di casa
Quanto sono divertenti gli americani che fanno finta di cadere dal pero.
Considerando le esportazioni di gas dalla Russo verso l’Europa sono in continuo aumento nonostante i vari pacchetti di sanzioni, è probabile che l’obbiettivo degli Usa, pardon degli ucraini sia sabotare il gasdotto.
Infatti la UE si è affrettata ad appoggiare la controffensiva ucraina, continuando a darsi la zappa sui piedi. Probabilmente a Bruxelles credono che in caso di guerra aperta gli stati uniti interverranno per aiutare i loro sudditi…. Ma si sbagliano di grosso.
concordo in pieno con lei. Il guaio è che ancora nessuno sembra aver capito che adesso l’agnello sacrificale è l’Europa con la garrula compiacenza del nostro mainstream che inneggia allagrandezza dell’Ucraina.
Ma chissenefrega basta la finiscano di comprare i nostri Governanti e rubarci i nostri soldi, oppur che muiano.