sabato 18 Maggio 2024

Una facile profezia, di Andrei Zacharov (1968)

Il fisico nucleare russo Andrei D. Zacharov pubblicava nel 1968 un pamphlet sui temi della coesistenza pacifica e del progresso, uscito semi clandestino in Urss e subito tradotto in italiano (Etas Kompass editore). In quegli stessi giorni i sovietici invadevano la Cecoslovacchia ponendo fine con la violenza e i carri armati alla Primavera di Praga, nel maggio si estendevano a Parigi i moti studenteschi iniziati l’anno prima anche in Italia, e gli Usa stavano affrontando una nuova offensiva nella sciagurata guerra in Vietnam, tra interminabili orrori.

Era un anno di svolta, dagli orizzonti oscuri. Zacharov, autorevole voce dell’opposizione nel suo Paese, mette in guardia sui temi della libertà di pensiero, sulla interdipendenza di tutti i popoli e sui rischi delle tecnologie:

«I pericoli di un’eccessiva fiducia nell’autorità, della limitazione del dibattito e del coraggio intellettuale, è tanto più grave in un’età in cui le convinzioni personali si stanno ancora formando. Nella Cina di un tempo, il sistema degli esami per l’ammissione agli impieghi dello Stato portò alla stagnazione mentale e alla canonizzazione degli aspetti reazionari del Confucianesimo. Sarebbe davvero spiacevole avere a che fare con un sistema di questo genere in una società moderna. 

La tecnologia moderna e la psicologia di massa tendono a suggerire sempre nuove possibilità di controllo delle norme di comportamento, delle attività e delle convinzioni delle masse. Non si tratta più soltanto del controllo sull’informazione basato sulla teoria della pubblicità e sulla psicologia di massa. La stampa scientifica internazionale ha ampiamente discusso di nuovi mezzi tecnici che vanno dal controllo biochimico del tasso di natalità al controllo biochimico ed elettronico dei processi psichici. 

Certo non è possibile ignorare completamente questi nuovi mezzi, o impedire il progresso della scienza e della tecnica. Ma il problema è di avere chiara consapevolezza della minaccia ai valori umani e al significato della vita che può essere rappresentato da un distintivo uso dei mezzi tecnici e biochimici e della psicologia di massa.

L’uomo non può essere ridotto al rango del pollo o del topo del famoso esperimento, in cui un animale viene ubriacato elettricamente applicandogli una coppia di elettrodi alla massa cerebrale. Un problema analogo è quello dell’uso sempre più massiccio di tranquillanti e antidepressivi, di farmaci e droghe legali e illegali, e così via.

D’altra parte non si può dimenticare la gravità del pericolo segnalato da Norbert Wiener nel suo libro Cibernetica: nelle macchine cibernetiche mancano del tutto quel complesso di stabili norme del comportamento che sono presenti invece nell’uomo. La tentazione di un potere senza precedenti che sarebbe affidato all’umanità, o peggio ad un gruppo particolare in seno all’umanità divisa, dai sapienti consigli dei suoi futuri aiutanti intellettuali, di automi capaci di  «pensieri» artificiali, potrebbe diventare una trappola fatale. I consigli potrebbero rivelarsi insidiosi al di là di ogni timore e, invece di perseguire scopi umani, potrebbero preoccuparsi di problemi assolutamente astratti che verrebbero trasformati in modo incredibile nel cervello artificiale. 

Se la libertà di pensiero non verrà difesa, e se l’alienazione non verrà eliminata, questo genere di pericoli diverranno realmente attuali nel giro di pochi decenni».

[di Gian Paolo Caprettini]

 

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2 Commenti

  1. Grazie per questo articolo, molti di noi non hanno letto tutto quello che sarebbe invece stato utile. Riproporre parole così profetiche è davvero importante , e supporta chi non si è ancora lasciato manipolare dalla prpaganda finalizzataal cntrollo delle menti.

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