lunedì 29 Aprile 2024

In Italia la Grande Distribuzione avrebbe frodato almeno 500 milioni in tre anni

Da un lato, lavoratori sfruttati e malpagati, senza diritti, tutele e garanzie. Dall’altro, colossi della distribuzione alimentare e multinazionali della logistica che, nella cornice di un sistema fraudolento basato sul cosiddetto “serbatoio di manodopera”, frodano il fisco per milioni di euro. È quanto stanno evidenziando le indagini della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano, che solo dal 2021 ha eseguito sequestri per più di mezzo miliardo di euro. A finire sotto la lente della magistratura, società operanti nella grande distribuzione organizzata, come Esselunga, Carrefour Italia e Lidl, e aziende che operano nel campo della logistica, tra cui Dhl, Brt e Gls. “Il fenomeno dell’appalto di manodopera ha attraversato gli ultimi 70 anni della storia del diritto del lavoro”, ha messo nero su bianco la Procura, spiegando che “è sufficiente sostituire ‘manodopera meridionale’ con ‘lavoratori extracomunitari’ e si toccherà con mano un fenomeno di sfruttamento che va avanti da anni e che coinvolge lavoratori in condizioni di fragilità”. E, mentre gli ultimi anelli della catena vengono schiacciati, grazie a fatture false e passaggi di crediti Iva, committenti e fornitori si riempiono indebitamente le tasche.

In ordine di tempo, l’ultimo caso di cronaca riguarda GS spa del gruppo dei supermercati Carrefour Italia, a carico del quale il pubblico ministero Paolo Storari, titolare di una lunga serie di fascicoli di questo genere, ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza – eseguito dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf – di ben 64,7 milioni di euro. Nel decreto del pm si legge che, tra il 2018 e il 2022, GS spa ha “fatto largo ricorso all’esternalizzazione dei servizi di logistica, movimentazione merci, facchinaggio e trasporto” attraverso la “stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera” e con un sistema di presunte false fatture per “362 milioni di euro”. Tale meccanismo avrebbe dunque comportato “non solo il sistematico sfruttamento dei lavoratori ma anche ingentissimi danni all’erario“, determinando “pratiche di concorrenza sleale”. Esattamente il medesimo schema che, nel giugno del 2023, aveva portato a un’ordinanza di sequestro preventivo della Procura di Milano su Esselunga, i cui presunti illeciti penali, secondo la ricostruzione dei magistrati, ammonterebbero a 48 milioni di euro. Nello specifico, infatti, cooperative e società si sarebbero avvicendate trasferendo da una all’altra la manodopera, omettendo metodicamente di versare l’Iva. Esse avrebbero emesso fatture nei confronti delle “società filtro”, ovvero i fornitori ufficiali – consorzi con pochi dipendenti che sono solite esternalizzare quasi tutto l’appalto alle “società serbatoio” –, pronti a rifatturare le prestazioni con la finalità di ostacolare i controlli. Secondo i pm, Esselunga avrebbe colpe anche “nell’organizzazione”, essendo “priva di qualsiasi presidio idoneo a selezionare i fornitori dei servizi di logistica in modo da evitare che gli stessi siano meri serbatoi di personale” in questo modo “abusando del sistema illecito” e facendo uso di “fittizi contratti d’appalto” che “dissimulano l’unico reale oggetto del negozio, la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina”. L’azienda, il successivo settembre, ha versato 48 milioni all’Agenzia delle Entrate.

Tra il 2021 e il 2022, era stata colpita dai sequestri della Guardia di Finanza – per un ammontare di circa 24 milioni di euro – Dhl Supply Chain Italy spa, società del colosso tedesco della logistica e dei trasporti, che secondo la Procura avrebbe utilizzato 23 cooperative per esternalizzare oltre 1.500 lavoratori, omettere nella maggior parte dei casi di versare gli oneri di natura previdenziale ed evadere l’Iva, “avvalendosi di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti emesse dal Consorzio Industria dei Servizi, simulando contratti di appalto invece di contratti di somministrazione di mano d’opera”. Stesso discorso vale per Brt e Geodis, altri due giganti della logistica, per i quali, nel 2023, dopo un sequestro da 126 milioni di euro, è stata disposta l’amministrazione giudiziaria. Le due aziende sono state accusate di frode fiscale e somministrazione illecita di manodopera, che sarebbe stata realizzata attraverso l’uso in subappalto di cooperative considerate “meri serbatoi di manovalanza”.

Grazie a questo meccanismo perverso, insomma, le grandi società hanno potuto significativamente rimpinguare per anni le loro casse, beneficiando di enormi risparmi sul costo del lavoro e delle inadempienze dal punto di vista fiscale. Nel frattempo, gli ultimi anelli della catena, il più delle volte soggetti stranieri, pur di portare a casa un tozzo di pane e non rimanere disoccupati si prestano a condizioni economiche e lavorative al di sotto di qualsiasi standard normativo. Prova del fatto che il fenomeno del caporalato non è più solo circoscritto alla tragedia che vede protagonisti i migranti impiegati in agricoltura nelle regioni del Sud, ma si è fatto “sistema”, anche con il coinvolgimento dei grandi gruppi. Nel pressoché completo silenzio della politica.

[di Stefano Baudino]

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