martedì 30 Aprile 2024

L’attacco controllato dell’Iran contro Israele: missili e droni ma senza fare male

Nella tarda serata di ieri, sabato 13 aprile, l’Iran ha attaccato Israele lanciando centinaia di droni e missili. L’attacco era atteso da giorni, dopo che lunedì 1 aprile Israele aveva attaccato l’ambasciata iraniana in Siria, uccidendo l’ambasciatore Mohammad Reza Zahedi, importante generale delle Guardie Rivoluzionarie (pasdaran). La stessa Repubblica Islamica aveva infatti annunciato che ci sarebbe stata una rappresaglia, per la quale Tel Aviv si è preparata sin dal primo giorno. L’attacco iraniano è stato prontamente condannato da tutti i leader del G7, che hanno manifestato preoccupazione per la possibilità di escalation regionale che potrebbe derivare da tale offensiva, mentre Teheran ha annunciato di non avere intenzione di proseguire con gli scontri dichiarando “la faccenda chiusa“. Effettivamente, per ora, il fatto che gli attacchi, tutti rivolti in territorio desertico, si siano fermati senza avere causato reali danni o vittime, fa sembrare l’azione iraniana più uno scenografico atto di dimostrazione dovuto che una reale intenzione di causare un’escalation, ipotesi che troverebbe conferma proprio dalle dichiarazioni della stessa Teheran.

Le prime notizie dell’attacco sono arrivate in Italia attorno alle 21.30, e sono state confermate qualche minuto dopo le 22.00, orario a partire dal quale droni e missili hanno continuato a viaggiare verso Israele per ore; a quanto sembra, i missili sarebbero partiti anche da Iraq e Siria. Il bersaglio iraniano pare fossero le Alture del Golan e le basi aeree nel Negev, nell’area meridionale del Paese. Non sono ancora chiare né la portata dell’attacco né la reale entità dei danni, ma questi ultimi paiono parecchio limitati; secondo le IDF sarebbero state lanciate centinaia di missili e droni, causando qualche danno minore alle infrastrutture e una decina di feriti, tra cui un bambino di 10 anni colpito da delle schegge; il 99% dei missili, tuttavia, sempre secondo le IDF, sarebbe stato fermato tramite il sistema di difesa Iron Dome e con il supporto degli Stati Uniti. Israele si stava infatti preparando da giorni a un attacco da parte di Teheran, dopo che l’Iran ha promesso che ci sarebbe stata una rappresaglia per gli eventi di Damasco, in Siria, del 1 aprile, dove le forze aeree israeliane avevano colpito l’edificio del consolato iraniano, uccidendo almeno sette persone che si trovavano al suo interno, tra cui due generali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica e due comandanti e consiglieri militari di alto profilo. La stessa Missione Permanente dell’Iran nelle Nazioni Unite, ha spiegato le proprie ragioni invocando l’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, che “pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite”, affermando inoltre che Tel Aviv avrebbe violato l’articolo 2 comma 4 dello stesso Statuto, secondo cui “i Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza”.

In seguito all’attacco, la stessa Missione iraniana ha annunciato che il Paese è pronto per eventuali risposte, che, se dovessero verificarsi, causerebbero una rappresaglia ancora più decisa, invitando inoltre senza mezzi termini gli Stati Uniti a rimanere fuori dalla faccenda. La questione, che secondo la Missione permanente riguarderebbe solo “l’aggressione del regime sionista” contro le sedi diplomatiche iraniane, “non cerca l’escalation o un conflitto nella regione” e, se Israele “non dovesse commettere nuovamente errori”, potrà “considerarsi conclusa“. La risposta internazionale non è tardata ad arrivare. Netanyahu pare essere volato via dal Paese e avere detto che Israele è pronto tanto per difendersi quanto per offendere in caso di escalation. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato l’attacco iraniano, definendolo come una “seria escalation”; anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Premier britannico Rishi Sunak, il Primo Ministro canadese Justin Trudeau, la Prima Ministra italiana Giorgia Meloni, e l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE Josep Borrell hanno condannato l’attacco. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha manifestato il proprio supporto nei confronti di Israele, ma pare che abbia anche sostenuto di non cercare il conflitto con l’Iran. Oggi pomeriggio è prevista una riunione proprio dei leader del G7, annunciata da Palazzo Chigi. La questione verrà inoltre discussa in sede di Consiglio di Sicurezza dell’ONU questa sera.

[di Dario Lucisano]

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4 Commenti

  1. Era ora che qualcuno spiegasse a degli assassini che il tempo di uccidere selvaggiamente, come fa’ da anni il Mossad, è finito: fin troppa pazienza ha dimostrato l’ Iran…con ingenuità magari sperava che intervenissero prima le Nazioni Unite?

  2. Ormai esistono anche le guerre finte, oltre a quelle ben più gravi “per procura”. Dispiace per il bambino di dieci anni ferito, ma l’attacco iraniano è un finto attacco, annunciato, previsto, scontato nei suoi risultati. Meglio così comunque che il genocidio palestinese. Quello sì purtroppo vero

    • concordo in pieno con il suo commento. Vorrei solo aggiungere che le condanne dei leaders europei mi fanno sorridere amaramente perchè sempre strabiche , se è giusto condannare l’avvertimento iraniano lo era atrettanto il siddetto errore in Siria di Israele. O no?

      • Stiamo perdendo la dignità e la faccia davanti al mondo intero. Da faro della democrazia, esempio per il mondo da emulare, a orrende controfigure di quel modello. È come passare l’infanzia a cercare di assomigliare ai propri genitori, ritenuti modello di virtù, per poi scoprire, che sono psicopatici serial killer.

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