giovedì 12 Dicembre 2024

Leonardo realizza profitti record nel 2023, anche grazie alla guerra a Gaza

Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, ha chiuso il 2023 con risultati record, registrando ordini sopra le previsioni a 17,9 miliardi di euro (+3,8%) e ricavi per un ammontare di 15,3 miliardi (+3,9% rispetto al 2022), evidenziando una crescita di tutte le divisioni. Il valore delle azioni dell’azienda ha preso il volo, in particolare, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina e, successivamente, quello in Medio Oriente. L’importante ruolo delle armi “Made in Italy” a Gaza è stato evidenziato, negli ultimi giorni, dal tenente colonnello Steven, ufficiale della terza flotta della Marina Militare israeliana, che ha dichiarato al sito specializzato Israel Defense che i missili che stanno colpendo la Striscia provengono anche da cannoni fabbricati in Italia e venduti a Tel Aviv. Si parla, nello specifico, dei cannoni da 76mm, «prodotti dall’azienda italiana OTO Melara», società controllata da Leonardo. Un dato citato anche dall’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei The Weapon Watch, che ha pubblicamente smentito l’azienda, dopo che quest’ultima aveva affermato che l’esercito israeliano non stesse utilizzando mezzi di sua produzione nella carneficina di Gaza.

Che la guerra e la corsa agli armamenti abbiano gonfiato le vele agli affari di Leonardo è stato ben visibile fin dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, e dal 7 ottobre 2023, quando è scoppiato il conflitto Israele-Hamas. Se il 23 febbraio 2022 Leonardo valeva 6,4 euro, solo due giorni dopo il valore delle sue azioni è salito a 9 euro; il 6 ottobre 2023 era già a 12,94 euro (il 102% in più), mentre il 12 ottobre ha registrato un’impennata del 123,5 per cento, attestandosi a 14,31 euro. E che l’azienda puntasse le sue carte migliori sulla guerra lo raccontano i dati: se nel 2013 il fatturato militare era pari al 49,6%, solo dal 2017 al 2022 ha registrato un clamoroso boom, alzandosi dal 68% all’83%. In riferimento alla guerra in Medio Oriente, poi, si evince non soltanto che il conflitto avrebbe giovato agli affari di Leonardo, ma che la società stessa avrebbe mentito circa l’impiego dei suoi mezzi nei raid dell’esercito israeliano.

La questione è esplosa il 12 gennaio 2024, quando i media diffusero la notizia che Papa Francesco aveva rifiutato una donazione da 1,5 milioni di euro per l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, presidio ospedaliero privato di proprietà del Vaticano, poiché proveniente da Leonardo spa. Dopo la presa di posizione del Pontefice, Leonardo aveva diffuso una nota in cui scriveva che “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. Una ricostruzione smentita non soltanto dal tenente colonnello Steven, ma anche dall’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei The Weapon Watch, che ha pubblicato un dettagliato report con foto e documenti che provano esattamente il contrario. “Nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”, ha messo nero su bianco l’Osservatorio, specificando che “il bombardamento su aree abitate da popolazione civile è stato effettuato con cannoni navali super rapidi Oto Melara 76/62 Multi-Feeding da 76mm, costruiti nello stabilimento Leonardo (ex Oto Melara) di La Spezia”. Cannoni che, ricorda The Weapon Watch, “sono stati consegnati alla Marina militare israeliana nella base navale di Haifa il 13 settembre 2022 con apposita cerimonia, e montati su due nuove corvette della Marina militare israeliana”. L’Osservatorio sottolinea inoltre che l’azienda è direttamente presente nello Stato ebraico con vari stabilimenti, i quali hanno peraltro partecipato alla realizzazione di ‘Iron Fist’, sistema di protezione attivo montato sui nuovi armoured fighting vehicles, mezzi corazzati da combattimento dell’IDF, e di cui presto saranno dotati i giganteschi bulldozer blindati Caterpillar D9.

Ad ogni modo, le presunte bugie di Leonardo fanno il paio con quelle che lo stesso governo Meloni avrebbe divulgato sulla questione delle armi italiane in mano a Israele. Secondo quanto emerge da un’inchiesta di Altreconomia, che ha vagliato i numeri contenuti nelle Statistiche del commercio estero periodicamente aggiornate dall’Istat, l’Italia avrebbe infatti inviato armi e munizioni a Israele anche in seguito ai fatti del 7 ottobre – sicuramente nel mese di ottobre e in quello di novembre – nonostante il governo avesse assicurato lo stop all’esportazione di armi verso lo Stato ebraico. “Il fatto contraddice il governo Meloni, che in più occasioni ha invece dichiarato pubblicamente di aver ‘sospeso’ e ‘bloccato’ l’esportazione di armi verso Tel Aviv dal 7 ottobre 2023 – ha scritto Altreconomia –. Pure ipotizzando che i 230mila euro di ottobre siano partiti prima del giorno 7, i dati di novembre coprono un periodo in cui i bombardamenti sulla Striscia di Gaza erano già pesantemente iniziati”. Negli scorsi mesi, sia il vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani che il ministro della Difesa Guido Crosetto avevano formalmente dichiarato che il governo, dal 7 ottobre, ha disposto la sospensione della vendita di armi allo Stato ebraico.

[di Stefano Baudino]

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