mercoledì 4 Dicembre 2024

La mobilitazione popolare batte gli interessi di pochi: il Lago Bianco è salvo

Il buon senso ha avuto la meglio, ma senza la pressione dei comitati locali difficilmente l’esito sarebbe stato lo stesso. Fatto sta che il cantiere finalizzato ad estrarre acqua dal Lago Bianco per produrre neve artificiale è stato sospeso. «Il Parco dello Stelvio, a seguito delle nostre martellanti integrazioni, alla diffida e all’esposto in Procura – rende noto il Comitato Salviamo il Lago Bianco – ha disposto la sospensione del cantiere in via precauzionale e con effetto immediato». La causa scatenante la sospensione, in particolare, sarebbe stata lo scarico di liquami di cantiere su un habitat protetto di interesse comunitario, per il quale il Comitato ha appunto chiesto alla Provincia di Sondrio se esistesse o meno una Autorizzazione unica ambientale. I cantieri del Lago Bianco, al confine tra le province di Brescia e di Sondrio, furono approvati nel 2019 allo scopo di potenziare l’impianto di innevamento artificiale della pista di fondo “Valtellina” nel Comune di Valfurva, attraverso la posa di tubi sotterranei che avrebbero dovuto captare l’acqua del lago per poi trasportarla a nove chilometri di distanza. Il tutto all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, deturpando il paesaggio col solo scopo di prolungare la vita di un settore in crisi proprio a causa del secolare susseguirsi di comportamenti simili. Quello che importa ora però è che il Lago Bianco, almeno per il momento, è salvo. «Credo sia stato fatto qualche errore – ha ammesso il sindaco di Santa Caterina, Luca Belotti – e adesso bisognerà fare della valutazioni, dovremo capire se sospendere il progetto, se è possibile modificarlo, o se andrà abbandonato».

I dibattuti lavori sono iniziati la scorsa estate, ma da subito i comitati locali si sono attivati per denunciarne l’assurdità specie nell’attuale contesto climatico e ambientale. Che il lago Bianco sia situato in una riserva naturale statale dove è presente l’unico esempio di tundra artica in Italia è poi solo un aggravante. I cittadini e le associazioni attivi sul territorio avevano così prontamente inviato una diffida alle istituzioni contestando diversi illeciti nei lavori, come delle modalità di scavo che potrebbero contaminare le acque che si riversano a valle. Nella diffida di qualche mese fa, in particolare, si sottolineava che gli interventi realizzati avevano già determinato danni significativi all’habitat naturale coinvolto e che, a peggiorare la situazione, vi era il fatto che l’attività di cantiere non fosse stata puntualmente indicata e conseguentemente valutata in sede di Valutazione d’incidenza. «Gli unici studi d’incidenza, condotti nel 2016 e nel 2018 – spiegavano le associazioni – risultano carenti e inadeguati, in quanto le analisi effettuate non sono conformi né alle linee guida europee del 2000 e del 2018 e né alle linee guida nazionali per la Valutazione d’incidenza del 2019. Gli interventi si configurano pertanto come una grave compromissione della Zona a Protezione Speciale Parco Nazionale dello Stelvio e della Riserva Naturale Statale Tresero-Dosso del Vallon».

La storia, comunque, rischia di ripetersi. Già nel 2007, la Corte di Giustizia Europea aveva infatti condannato l’Italia per aver «autorizzato misure suscettibili di avere un impatto significativo sulla Zona di Protezione Speciale “Parco Nazionale dello Stelvio”, senza assoggettarle ad un’opportuna valutazione della loro incidenza alla luce degli obiettivi di conservazione della detta zona», nonché «omesso di adottare misure per evitare il deterioramento degli habitat naturali e la perturbazione delle specie». Non a caso, il Lago Bianco e il suo intorno hanno un pregio ecologico e naturalistico di particolare rilievo. Situata a poca distanza dal Passo del Gavia, a 2600 metri di altitudine, l’area ospita un lembo di circa 400 metri di tundra artica, un relitto dell’ultima glaciazione tanto unico quanto vulnerabile. A far ancor più rabbia sono poi le motivazioni per cui si è rischiato di devastare tale prezioso ecosistema: tentare di mitigare un’emergenza (il riscaldamento globale), a tratti irreversibile, con una falsa soluzione (la neve artificiale) altamente impattante in termini di consumi idrici ed energetici. Se da un lato è incontrovertibile che la mancanza di neve stia causando danni diretti al settore del turismo invernale, dall’altro, è altrettanto vero che tamponare la situazione non farà altro che generare ulteriori impatti.

[di Simone Valeri]

 

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