domenica 5 Maggio 2024

Cosa si è detto alla conferenza di Londra sulle intelligenze artificiali

Nei primi due giorni del mese di novembre, a circa 80km a nord-ovest di Londra, all’interno di una tenuta nota con il nome di Bletchley Park, i potenti di Arabia Saudita, Australia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Emirati Arabi, Francia, Filippine, Germania, Giappone, India, Indonesia, Irlanda, Israele, Italia, Kenya, Nigeria, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Spagna, Svizzera, Stati Uniti, Turchia, Ucraina e Unione Europea si sono riuniti per discutere assieme ai leader d’azienda rischi e insidie che accompagnano le tecnologie di intelligenza artificiale. Dal confronto è emersa una linea comune: i Governi hanno riconosciuto che possono esserci dei rischi e che prima o poi bisognerà fare qualcosa per affrontarli.

Il documento che ha aperto l’incontro, la dichiarazione di Bletchley, si è limitato a “incoraggiare tutti i protagonisti di rilievo a fornire trasparenza e responsabilità appropriate al contesto in proposito dei piani che stanno sviluppando per misurare, monitorare e mitigare le possibilità dannose” delle IA. Il comunicato evidenziava un’assenza totale di punti d’azione concreti, un vuoto che si è riflesso infine anche negli esiti finali del dibattito. Premier e Primi Ministri hanno semplicemente convenuto che le aziende dovrebbero valutare i potenziali pericoli legati agli strumenti che commercializzano, che le singole nazioni sono responsabili delle fondamenta giuridiche locali e che si rende necessaria una maggiore collaborazione internazionale.

Il fatto che Cina, Unione Europea e Stati Uniti siano riusciti a imbastire una linea comune sul come l’intelligenza artificiale debba essere impiegata è la riprova che, a conti fatti, l’incontro abbia mantenuto una funzione più istituzionale che pragmatica. L’idea è che questo meeting sia solamente il primissimo passo di una serie di incontri da tenersi in chiave semestrale, tuttavia ci sono motivi per preservare un certo scetticismo sull’effettiva utilità di simili summit. Gli stessi Poteri che oggi dicono di voler fare qualcosa per la minaccia IA hanno infatti già passato decenni a sostenere che il tema della crisi climatica rappresentasse un’urgenza assoluta, manifestando sempre un allarmismo che poi si arenava nell’assenza di prese di posizione significative.

A ben vedere, la due-giorni a Bletchley non è stata in grado neppure di definire con dovuta chiarezza quali siano le insidie legate all’intelligenza artificiale. C’è chi ha parlato di una disparità nella distribuzione tecnica globale, chi della violazione dei diritti umani, chi della perdita dei posti di lavoro e chi si è invece concentrato sui killer robot. Poi c’era Elon Musk, il quale ha teorizzato che una delle preoccupazioni da tenere in considerazione sia il fatto che le intelligenze artificiali saranno in grado di soddisfare tutte le necessità produttive, quindi «una delle sfide future sarà come trovare un significato nella vita».

In tutto questo, i politici riunitisi nel Regno Unito hanno sottolineato vocalmente l’importanza mantenuta dalla società civile nell’assicurarsi che la gestione delle AI mantenga una direzione etica. La posizione mal si sposa però col fatto che i gruppi attivisti hanno in passato rimarcato che non sia stato permesso loro di partecipare all’incontro. A manifestare una parziale insoddisfazione sono stati anche gli accademici cinesi i quali, stando al Financial Times, avrebbero siglato una lettera per chiedere un impegno più esplicito e diretto nello stabilire paletti normativi internazionali con cui tenere a bada lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

[di Walter Ferri]

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3 Commenti

  1. Tornare a coltivare il proprio giardino nel senso letterale del termine e non filosofico, ecco la soluzione: zappare, vangare, concimare ortaggi e lasciar spenti i cellulari e la televisione. E così l’intelligenza artificiale avrà una dura battuta d’arresto, non sarà più economicamente redditizia e andrà a finire in solaio con la roba inutilizzata.

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