sabato 27 Aprile 2024

Secondo una ricerca più verde nelle città europee potrebbe salvare 43 mila vite ogni anno

Secondo il report del WWF “Persone, città e natura. Rinnovare l’ambiente urbano e migliorare la nostra salute”, uscito a Settembre di quest’anno, proteggere ed incrementare il verde nelle città è di fondamentale importanza se si vuole preservare il benessere e la vita delle persone. Infatti, alcuni studi dimostrano come l’aumento del verde complessivo potrebbe evitare fino a quasi 43.000 morti all’anno nelle sole città europee, oltre a portare anche benefici ambientali, psicologici, sociali ed economici. Il Rapporto del WWF, che si fonda su numerosi studi scientifici, parte dal presupposto che «l’attuale modello di espansione urbana non è più sostenibile» e che le città sono il punto nevralgico su cui bisogna agire urgentemente per cercare di contrastare il cambiamento climatico. Questo perché nei centri urbani vive circa il 55% della popolazione mondiale (75% in Europa) e si produce oltre il 70% delle emissioni di carbonio e più del 50% dei rifiuti, si consumano tra il 60% e l’80% dell’energia e il 75% delle risorse naturali globali.

Gli agglomerati urbani, soprattutto quelli più vasti, quindi, sono dei veri e propri mostri ecocidi che avrebbero bisogno di politiche ambientali idonee per contrastare e bilanciare gli enormi danni che causano alla natura e alla salute umana, soprattutto in previsione dell’aumento della popolazione mondiale e del fatto che questa, per il 70-80%, nel 2050, vivrà in città.

Insieme alla crescita della popolazione aumenterà anche l’inquinamento ed il consumo di risorse naturali, che è triplicato dal 1970 ad oggi e che triplicherà ancora nei prossimi vent’anni. Ciò significa che aumenterà ulteriormente anche l’impronta ecologica, ovvero la quantità di natura necessaria a sostenere le esigenze della popolazione e dell’attuale modello di sviluppo economico, che causerà una vera e propria devastazione ambientale se non si prendono al più presto decisioni radicali a riguardo.

Inoltre, nelle città, per carenza di verde e per la presenza di cemento, asfalto, metallo ed altri materiali da costruzione, la temperatura media può essere fino a 15°C più alta rispetto ad aree naturali circostanti, causando l’effetto “isola di calore urbana” che in estate provoca più di 2000 morti nelle città europee. L’Italia è il Paese più vulnerabile in Europa e con più morti a causa di questo fenomeno.

Secondo il WWF, «le città sono i luoghi di maggiore concentrazione dei rischi generati dai nostri impatti e si rivelano sempre più deboli e vulnerabili di fronte ad eventi naturali che si intensificano per frequenza e dimensioni». Per questo motivo è sbagliato continuare ad attuare politiche di svendita e di cementificazione del verde pubblico, come avviene troppo spesso nel Bel Paese. Infatti, l’Italia, è uno dei Paesi con il più alto tasso di cementificazione, dove cresce più il cemento della popolazione: nel 2019 sono nati 420mila bambini e il suolo “sigillato” è avanzato di 57 milioni di m², al ritmo di 2 m² al secondo. È come se ogni nuovo nato in Italia ricevesse in dote ben 135 m² di cemento.

Nonostante quindi l’Italia sia ritenuto uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, vengono strappati ogni giorno alla natura 19 ettari di terreno, l’equivalente di 26,5 campi da calcio.

Secondo il WWF è fondamentale difendere la natura e gli spazi verdi, che non devono essere considerati dalla politica come decoro o vuoti urbani da riempire e da mettere a profitto con costruzioni private, ma come vera e propria “infrastrutturastrategica per comunità e territori sani e resilienti.

Molti studi, infatti, dimostrano come città più verdi portano all’aumento della biodiversità facendo nascere delle vere e proprie oasi naturali urbane che possono ospitare diverse specie animali e vegetali.

Più verde e più biodiversità, vuol dire meno inquinamento. La natura, infatti, contribuisce a ripulire e disinquinare l’aria delle città rimuovendo fino al 20% del particolato inquinante emesso dal traffico, dall’edilizia e dalle industrie, che causa nel mondo milioni di decessi ogni anno. L’Italia, inoltre, è il primo Paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico con lo smog che causa fino a 90.000 morti premature all’anno.

Aumentare il verde nelle città vuol dire anche contrastare il riscaldamento globale e l’effetto “isola di calore urbana” attraverso quello che viene chiamato comfort termico degli alberi, che può far abbassare le temperature anche di 8°.

Più natura porta a un minor rischio di allagamenti e inondazioni. La cementificazione e la conseguente impermeabilizzazione del terreno, e quindi la perdita di copertura vegetale, infatti, riduce la capacità del suolo di trattenere l’acqua e incanalarla nella maniera corretta: l’acqua in eccesso non riesce a penetrare nel terreno e scorre solo superficialmente, aumentando così il rischio di allagamenti e inondazioni. In Italia, per esempio, tra il 2010 e il 2021, oltre il 70% degli allagamenti da piogge intense (352 casi su 486) e delle esondazioni fluviali (94 su 134) è avvenuto in aree urbane.

Secondo altri studi riportati da WWF, la natura in città riduce il rumore attenuando con il fogliame le onde acustiche, fornisce benessere psico-fisico facendo registrare il 50% di rischio in meno di sviluppare disturbi mentali come depressione e ansia, stimola la creatività e combatte l’alienazione.

In conclusione, secondo il rapporto, «l’aumento del verde complessivo potrebbe evitare fino a quasi 43.000 morti all’anno nelle città europee». Maggiori spazi verdi pubblici e più accessibili sono dunque necessari per garantire maggiore vita e salute alla popolazione.

Per tutti questi motivi è importante lottare per difendere la natura, perché questa ha un ruolo fondamentale per l’equilibrio ed il benessere di tutta la Terra e di tutte le forme di vita che la abitano, compreso l’uomo.

Per garantire la presenza e l’accesso al verde, è stato formulato un semplice schema che andrebbe rispettato, quello del 3-30-300, che vuol dire: 3 alberi tra ogni casa, almeno il 30% di copertura arborea in ogni quartiere, e distanza massima di 300 metri da ogni abitazione ad un parco o spazio verde.

È urgente ridare, quindi, spazio alla natura, nelle sue varie forme, per rendere le città più vivibili e per contrastare il cambiamento climatico. Ridare spazio alla natura significa, alla fine, proteggere l’ambiente e le persone che lo abitano, creare condizioni di sicurezza e salute pubblica e quindi anche, proprio per questo, generare progresso economico, culturale e sociale.

[di Gioele Falsini]

 

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