mercoledì 1 Maggio 2024

Cosa sono i “gessi” dell’Emilia-Romagna, proclamati patrimonio dell’umanità

Il carsismo nelle evaporiti e le grotte dell’appennino emiliano-romagnolo sono entrati nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La decisione è arrivata oggi a Riyad, in Arabia Saudita, dove il Comitato internazionale dell’agenzia delle Nazioni Unite si è riunito a seguito dell’approvazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Il riconoscimento porta a quota 16 i siti riconosciuti in Emilia Romagna e riguarda quattro province: Bologna, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Si tratta invece del sesto sito naturale italiano riconosciuto dall’Unesco e del secondo per la regione. Per la nomina, sono risultate determinanti l’evoluzione morfologica del paesaggio e la presenza esclusiva di numerose specie animali e vegetali, che hanno reso l’area unica al mondo. Gianmarco Mazzi, il sottosegretario alla Cultura con delega all’Unesco, ha dichiarato: «Sono orgoglioso, da oggi l’Italia ha ben 59 siti iscritti nella Lista del patrimonio Mondale Unesco confermandosi il Paese più bello del mondo».

La candidatura si è basata sul criterio VIII della Convenzione del 1972 – il primo strumento internazionale ufficiale di salvaguardia del Patrimonio Mondiale che riconosce i beni culturali come elementi necessari e fondamentali per lo sviluppo, il mantenimento della pace e della solidarietà – e riguarda una zona ricca di depositi evaporitici particolarmente significativi per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea (avvenuta circa 200 milioni di anni fa) e della chiusura dello stretto di Gibilterra (avvenuta circa 5 milioni di anni fa). Le aree coinvolte sono in tutto sette: l’Alta Valle Secchia, la Bassa Collina Reggiana, i Gessi di Zola Predosa, i Gessi Bolognesi, la Vena del Gesso Romagnola, le Evaporiti di San Leo e i Gessi della Romagna Orientale. I gessi risalgono al periodo del Triassico superiore (tra circa 229 e 200 milioni di anni fa) e la loro origine è dovuta all’attività chimica esercitata dall’acqua sulle rocce, chiamata carsismo. In questo caso, si è trattato dell’accumulo di sali presso ambienti di laguna marina in seguito a fasi di evaporazioni in periodi caldi, da cui il nome di evaporiti. Queste rocce affiorano soltanto sull’1% del territorio nazionale e sono spesso di colore bianco, anche se è possibile trovarne di altre tonalità come grigio chiaro, arancione e rosa. Le forme disegnate dalle stratificazioni sono il risultato dei lenti movimenti tettonici che sono durati per millenni. Nonostante l’Emilia Romagna sia la regione italiana più povera di aree carsiche, le evaporiti presenti nel Sito si distinguono per la natura geologica e l’evoluzione morfologica del paesaggio, la quale ha determinato la conservazione e l’isolamento di numerosi endemismi animali e vegetali, rendendo l’area unica al mondo.

I gessi dell’Emilia Romagna sono così il sesto sito naturale incluso nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità. Gli altri 5 sono le Isole Eolie e il Monte Etna in Sicilia, il Monte San Giorgio situato tra l’Italia e la Svizzera, le Dolomiti nelle Alpi Orientali e le Antiche faggete primordiali dei Carpazi e d’Europa, foreste uniche per il loro sviluppo ancora in corso che è iniziato dalla fine dell’ultima era glaciale e situate anch’esse in Emilia-Romagna oltre che in altre regioni italiane (come nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e in altri stati europei.

[di Roberto Demaio]

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