domenica 28 Aprile 2024

Frecce Tricolori: una lunga scia di tragedie in Italia e non solo

Aveva solo 5 anni Laura Origliasso, la piccola bambina che, per una serie di drammatiche coincidenze, ieri è rimasta uccisa nell’incidente aereo che ha coinvolto un velivolo delle Frecce Tricolori, schiantatosi nei pressi dell’aeroporto di Caselle, nel torinese. L’aereo, insieme agli altri mezzi della Pattuglia Acrobatica Nazionale, stava effettuando le prove per una manifestazione che oggi avrebbe riunito migliaia di persone al Campo Volo di Collegno (Torino), in occasione del centenario dell’Aeronautica Militare. La tragedia, che ha spezzato un’intera famiglia – il fratellino di Laura, di 12 anni, è ricoverato in rianimazione all’ospedale Regina Margherita con ustioni di secondo grado sul 15% del corpo -, è solo l’ultimo tassello di una lunga serie di disgrazie che hanno segnato la storia delle Frecce Tricolori dalla loro fondazione ad oggi.

Il dramma consumatosi ieri pomeriggio, attorno alle 16.52, è stato causato dallo spegnimento del motore di uno degli aerei in volo, denominato “Pony 4” e pilotato dal maggiore Oscar Del Dò. Quest’ultimo, accortosi del problema – molto probabilmente dovuto a un guasto meccanico o ancora più verosimilmente al “bird strike”, ovvero al fenomeno dei volatili che finiscono dentro ai motori dei velivoli – lo ha immediatamente comunicato al capo formazione. Non essendo riuscito a riaccenderlo, Del Dò è rimasto a bordo fino all’ultimo momento utile, per poi azionare il seggiolino eiettabile ed essere sparato fuori dal velivolo, salvandosi grazie all’apertura del paracadute. L’aereo ha picchiato per terra ed è esploso, continuando a strisciare a grande velocità sulla pista. Nel frattempo, sulla strada che costeggia la struttura stava transitando una vettura su cui viaggiava la famiglia composta da Paolo Origliasso, 49 anni, la moglie Veronica, 41, il figlio Andrea e la piccola Laura. L’auto è stata spinta fuori dalla carreggiata e si è ribaltata, prendendo fuoco. I due genitori sono riusciti ad estrarre dalle fiamme il primogenito, mentre per la bambina più piccola non c’è stato nulla da fare. L’evento previsto per domani è stato, ovviamente, annullato. La Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta per disastro aereo e omicidio colposo.

La tradizione del volo acrobatico, in Italia, è viva sin dagli anni Trenta, ma solo nel secondo dopoguerra lo Stato Maggiore dell’Aeronautica considerò concretamente di affidare a un reparto di prima linea il compito di costituire un gruppo ad hoc. A tal fine, venne selezionato il 4° Stormo, che diede origine alla pattuglia del “Cavallino Rampante”. La prima esibizione si tenne a Roma il 2 giugno 1952, in occasione dell’avioraduno internazionale sull’aeroporto della Capitale. Il testimone fu passato, negli anni successivi, ad altre pattuglie, che si alternarono di anno in anno. Nel 1960 di decise di porre fine all’alternanza dei vari stormi, riunendo sotto la stessa sigla – la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN), ancora oggi comunemente conosciuta come “Frecce Tricolori” – i piloti più esperti.

Ciò che salta subito all’occhio ripercorrendo le vicende che hanno visto protagonista la pattuglia acrobatica sono però le tante, troppe catastrofi che da più di sessant’anni hanno coinvolto i suoi mezzi. Solo dal 1961 al 1967, quattro tra Capitani e Sergenti Maggiori – Massimo Raffaello Scala, Mauro Venturini, Eugenio Colucci e Raffaele D’Andretta – persero la vita a causa di incidenti aerei. Tre sul campo di aviazione di Rivolto, uno su quello di Forlì. Poi, il 2 giugno 1973, nel corso di un’esibizione nel quadro della grande parata militare della Festa della Repubblica, durante un sorvolo di Torvajanica (Roma) il velivolo guidato dal pilota Angelo Gays si scontrò con quello di Antonio Gallus: Gays morì sul colpo, mentre il secondo rimase ferito. Il suo destino però fu solo rimandato, poiché Gallus trovò la morte nella cornice di un altro incidente di volo il 2 settembre del 1981, mentre sorvolava la base di Rivolto con le Frecce. Poi, nel marzo del 1974, due Frecce entrarono in collisione nei cieli di Codroipo, in provincia di Udine. Le vittime furono, in questo caso, i sottotenenti Sandro Santilli e Ivano Poffe. Nel 1978, a morire fu poi l’aviatore Graziano Carrer.

Il più grave incidente legato all’attività della Pattuglia Acrobatica Nazionale è però quella avvenuto nella città di Ramstein, in Germania, il 28 agosto 1988, durante una dimostrazione acrobatica per l’Airshow Flugtag nella base NATO. Nel corso dell’evento, cui assistevano circa 300mila persone, si verificò una collisione fra i tre Aermacchi MB-339PAN, pilotati dal Tenente Colonnello Ivo Nutarelli, dal Tenente Colonnello Mario Naldini e dal Capitano Giorgio Alessio, mentre la pattuglia eseguiva la figura del cordoide, o “cuore trafitto”. I primi due si schiantarono in fiamme sulla pista, mentre il terzo velivolo precipitò sulla folla, causando 70 morti e 450 feriti. Nessuno dei tre piloti si salvò. In seguito alla tragedia, per tre anni tutte le esibizioni acrobatiche furono interdette dallo spazio aereo tedesco. Successivamente, vennero aumentate le distanze minime tra gli aerei, nonché l’altezza alla quale eseguire le acrobazie in volo. Tre anni prima della tragedia, il 20 febbraio 1985, durante un addestramento aveva perso la vita un altro pilota, John Miglio. Pochi mesi dopo il disastro di Ramstein, invece, fu la volta tenente colonnello Paolo Scoponi, anche lui morto a Rivolto.

L’ultimo incidente che ha riguardato un aviatore assegnato alla Pattuglia Acrobatica Nazionale è quello che, lo scorso aprile, è costato la vita al Capitano Alessio Ghersi, assegnato alle Frecce dal 2018, che aveva svolto attività di difesa aerea sia a livello nazionale che nell’ambito di missioni NATO. Il pilota, in quel frangente, era alla guida di un Pioneer 300 della Alpi Aviation di Pordenone e stava svolgendo una breve uscita insieme ad un parente (anch’egli deceduto), quando si è schiantato sul Monte Musi, nell’Alta valle del Torre, a Lusevera (Udine), da un’altezza di 800 metri.

In seguito ai fatti di Caselle, anche la politica comincia a farsi sentire. Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera dei Deputati, ha espresso «cordoglio e dolore» per la morte della piccola bambina, aggiungendo che «le manifestazioni delle ‘Frecce’ acrobatiche devono essere oggetto di una valutazione alla luce dei loro costi, soprattutto a livello ambientale, oltre che per la loro pericolosità. Noi – ha chiarito – crediamo siano esibizioni da abolire».

[di Stefano Baudino]

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18 Commenti

  1. Grazie Stefano per aver ricordato tutte le vittime e la lunga scia di sangue, buon viaggio a tutte quelle povere anime e auguri al ragazzo ferito, il fratello della bambina uccisa. Ancora una volta è lo Stato Criminale ad uccidere i suoi cittadini e i suoi figli prediletti con codeste manifestazioni militaresche di orgoglio nazionale, fatte per mostrare al popolino ignorante la “bella faccia” della guerra, perchè questo sono, null’altro che celebrazioni della tecnologia bellica come arma apparentemente pulita. In modo che la si possa accettare, la guerra tecnologica, pulita, precisa, coreografica, come strumento per portare “la pace” nel mondo. Certamente, non vedete quanto sono fighi? Abolire immediatamente questa puttanata criminale, vergona dell’Italia nel Mondo.

  2. Le Frecce Tricolori non si toccano, chiaro per voi? Per me rappresentano la mia regione e non l’Italia. Non sono esibizioni da circo e chi ha paura di morire fa a meno di andare a vederle, in casa vostra non entrano come certi personaggi che girano..

  3. Le frecce tricolori sono un grande asset per l’Italia, ex frecce tricolori poi diventati piloti civili hanno salvato cento volte le vite di questi incidenti.
    Non sono loro che vanno messi in discussione, ma la loro esibizione come spettacolo da circo, meritano la dignità di essere rispettati ed allenati con la privacy che si deve ai militari, basta esibizioni campestri!

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