giovedì 2 Maggio 2024

La seconda città più grande del Regno Unito ha dichiarato bancarotta

Il comune di Birmingham nel Regno Unito è stato costretto a dichiarare bancarotta, non riuscendo più a far fronte al pagamento delle passività finanziarie. Secondo i media britannici, l’amministrazione di Birmingham è la più grande amministrazione comunale europea, guidata dal partito laburista. È inoltre la seconda città più grande dell’Inghilterra con quasi tre milioni di abitanti. Non potendo per legge dichiarare fallimento, in quanto gli enti locali non possono essere trattati alla stregua di aziende, l’amministrazione ha invocato la cosiddetta sezione 114, uno strumento giuridico che comunica a Stato e cittadini la mancanza di risorse per il pareggio di bilancio e dispone l’interruzione immediata di tutte le spese. Non si tratta del primo caso in cui un’amministrazione locale non è in grado di ottemperare i propri impegni finanziari: sempre nel Regno Unito, avevano fatto ricorso alla procedura di fallimento il quartiere londinese di Croydon e la cittadina di Thurrock.

Tra le diverse cause dell’impossibilità di ottemperare le passività finanziarie, l’amministrazione comunale cita in primo luogo l’aumento delle spese verso i dipendenti pubblici dovuto alle «richieste di parità contributiva». Secondo quanto si legge sul sito dell’amministrazione, «il Consiglio è ancora nella posizione di dover finanziare il debito per la parità retributiva accumulato fino ad oggi (nell’ordine dei 650-760 milioni di sterline), ma non ha le risorse per farlo». Inoltre, il mese scorso Birmingham aveva annunciato di dover far fronte a un deficit di bilancio di 87,4 milioni di sterline per il 2023/24, destinato a salire a 164,8 milioni di sterline nel 2024/25. In seguito al ricorso alla sezione 114, tutte le nuove spese dovranno essere interrotte. Ciò significa che la maggioranza dei servizi offerti dal comune saranno tagliati, tra cui trasporti pubblici, autostrade, manutenzione, spazi verdi e sovvenzioni per gruppi comunitari. Le uniche cose che verranno salvate saranno la protezione delle persone vulnerabili e dei servizi legali. Il tutto in nome dei conti pubblici in ordine e del pareggio di bilancio, secondo i canoni della dottrina neoliberista.

Il capo dell’amministrazione municipale, John Cotton, e la sua vice, Sharon Thompson, si sono, infatti, difesi dalle polemiche – provenienti soprattutto dall’opposizione conservatrice dei Tory – rivendicando il «rigore di bilancio», a loro dire reso ancora più necessario da quella che hanno definito una «tempesta perfetta», innescata da una serie di elementi, tra cui: un calo generale dei redditi, il calo delle entrate garantite dagli affari locali, l’alta inflazione e la diminuzione dei trasferimenti fiscali versi gli enti locali imputata alla politica del governo centrale conservatore di Londra. Secondo il think tank Institute for government, i finanziamenti governativi provenienti da Londra sono diminuiti del 40% in termini reali tra il 2009/2010, periodo segnato dall’ascesa al potere dei conservatori, e il 2019/2020, per poi aumentare nuovamente con spese eccezionali legate alla pandemia. Contemporaneamente, durante questo periodo, gli inglesi hanno subito un aumento della tassazione e un aumento del costo della vita innescando una vera e propria piaga sociale.

Il contesto in cui si inserisce il “fallimento” della città inglese è quello che accomuna buona parte della nazioni europee, dove l’inflazione continua a rimanere molto alta, nonostante l’aumento dei tassi delle banche centrali, e parallelamente si cominciano a intravedere i primi segnali di rallentamento economico. Ad aggravare il tutto, però, sono le modalità con cui i governi europei hanno deciso di affrontare le crisi, ossia con maggiore austerità e – a volte – con un aumento della pressione fiscale, cui si aggiungono lo politiche di rialzo dei tassi decise dalla BCE e dalla stessa Banca d’Inghilterra: un mix che si sta rivelando deleterio per l’economia e dettato dal dogma dei conti pubblici in ordine e dalla sottomissione degli Stati ai “mercati”. Il caso di Birmingham sembrerebbe l’esempio più rappresentativo di come il perseguimento del pareggio di bilancio – rivendicato dall’amministrazione locale – non abbia affatto messo al riparo le finanze pubbliche, bensì abbia completamente smantellato lo stato sociale. Uno schema che si sta osservando anche in molti altri stati europei, compresa l’Italia che si appresta a varare una manovra di bilancio restrittiva, e che sarà inasprito dal ritorno del Patto di Stabilità voluto da Bruxelles.

L’amministrazione della città britannica dovrà ora prendere delle «decisioni dure», come riferito da Cotton e, soprattutto, dovrà definire un piano finanziario d’emergenza entro i prossimi 21 giorni. In una dichiarazione, il consiglio comunale ha affermato di aver implementato «rigorosi controlli sulla spesa a luglio». Tuttavia, ha evidenziato che senza l’intervento del governo centrale non si potrà ripristinare la solidità finanziaria della seconda città più grande del Regno Unito.

[di Giorgia Audiello]

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