venerdì 29 Marzo 2024

Sovraffollamento, suicidi e torture: lo stato delle carceri italiane in un rapporto

Sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie impossibili, suicidi, violenze e torture. È questo lo stato delle carceri italiane. In Europa solo Cipro e Romania hanno tassi di sovraffollamento peggiori dei nostri. Ci collochiamo al trentaseiesimo posto invece per tassi di detenzione, ossia numero di detenuti rispetto a cittadini liberi. Il tasso di sovraffollamento in Italia è del 119%. Puglia (145,7%), Lombardia (151,8%) e Liguria (126,5%) le regioni più critiche. Pesa anche la custodia cautelare, pari al 26,6% del totale e prima tra le misure cautelari irrogate. Al 30 aprile i detenuti nelle carceri italiane erano 56.674, numero decisamente maggiore dei posti totali disponibili, ovvero 51.249. È ciò che emerge dal diciannovesimo Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione. Per circa il 20% dei detenuti vi è una sistemazione precaria. Ben 85 persone si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 su 214 morti totali. Nei primi mesi del 2023 sono già 23. Il 40% fa uso abituale di psicofarmaci. Le donne sono il 4,4%, mentre sono ancora 22 i bambini dentro. Quasi un detenuto su tre è straniero. Marocco, Romania, Albania, Tunisia e Nigeria le nazionalità più rappresentate.

Dal 30 aprile 2022 la capienza ufficiale è cresciuta dello 0,8%, mentre le presenze sono cresciute del 3,8%. I detenuti nelle carceri italiane erano 56.674, cioè 5.425 in più rispetto alla capienza regolamentare. Per quanto riguarda i singoli istituti, i valori più alti si registrano a Tolmezzo (190,0%), a Milano San Vittore (185,4%), a Varese (179,2%) e a Bergamo (178,8%). Come denunciato da Antigone sul proprio sito, tali dati sono stati registrati tutti tra gli istituti in cui le condizioni di vita e di lavoro sono più complicate. Nel 35% delle carceri visitate la dimensione delle celle non garantisce 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta, nel 12,4% ci sono celle in cui il riscaldamento non è funzionante. Nel 45,4% degli istituti visitati vi sono celle senza acqua calda e nel 56,7% senza doccia. Le imputazioni dei processi in corso sono agghiaccianti: schiaffi ed insulti, sputi, pugni, persone costrette a bere l’acqua del water. Tra le vittime sembrerebbero esserci persino detenuti disabili.

La situazione della salute mentale è decisamente critica: tra i detenuti il 40% fa uso di psicofarmaci. Il 2022 è stato l’anno record di suicidi. Sono 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario su 214 morti totali, cioè quasi il 40%. Più di una ogni 4 giorni. Nei primi mesi del 2023 sono già 23. Le persone straniere sono 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media è di 40 anni. La persona più giovane è un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71. 50 persone si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. Addirittura 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni. Di queste, 10 entro le prime 24 ore dall’arrivo in cella. Delle 85 persone che si sono tolte la vita, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. In 68 erano coinvolte in altri eventi critici. 24 di loro erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e 19 lo erano anche al momento della morte.

Erano 2.480 alla fine del mese di aprile le donne detenute nelle carceri italiane, pari al 4,4% della popolazione carceraria complessiva. Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo, che non raggiunge i cinque punti dagli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso. È notevole lo scarto con il numero totale di denunce alle donne, cioè ben il 18,3% del totale. Le detenute sono ospitate in parte nelle quattro carceri femminili presenti in Italia, che si trovano a Roma, Venezia, Pozzuoli e a Trani. Ben 1.853, pari ai tre quarti del totale, vivono nelle 45 sezioni femminili attive in questo momento all’interno di carceri a prevalenza maschile. Nonostante le donne in carcere siano destinatarie di condanne a pene tendenzialmente inferiori rispetto a quelle degli uomini, esiste un dato allarmante: sono circa 4.000 i figli di donne detenute nelle carceri italiane e di questi 22 alla fine di aprile vivevano in carcere con la madre.

Tra i 56.674 carcerati, gli stranieri sono circa il 31,3%, corrispondenti a 17.723 unità. Il tasso di detenzione è pari a circa 340 detenuti ogni 100mila unità, sostanzialmente maggiore rispetto al tasso di detenzione dei detenuti italiani (pari a circa 95 detenuti ogni 100mila abitanti). Le percentuali più alte si registrano al nord. Picchi in Valle d’Aosta (61,4% sul totale), Trentino (61%) e Liguria (54%). Ben 12.568 detenuti risultano condannati in via definitiva, lievemente in aumento rispetto allo scorso anno. La presenza più massiccia è rappresentata da detenuti di origine marocchina (20,3%), seguiti da detenuti romeni (11,6%), albanesi (10,3%), tunisini (10,1%) e nigeriani (7,1%). Le pene inflitte più frequenti sono quelle più brevi. Più della metà (55,2%) sono minori ai 5 anni e solo 123 (al contrario dei 1733 italiani) sono stati condannati all’ergastolo.

[di Roberto Demaio]

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