giovedì 28 Marzo 2024

L’incredibile qualificazione ai mondiali della squadra di basket del Sud Sudan

La squadra di basket del Sud Sudan si è appena qualificata ai prossimi Mondiali di basket. La notizia è del tutto eccezionale, per uno svariato numero di motivi. Il Sud Sudan è lo Stato più giovane al mondo, essendo nato con un referendum nel 2011 dopo anni di guerra civile che sono costati milioni di morti e di sfollati. Le lotte intestine hanno continuato a dilaniarne la storia anche negli anni successivi, con sanguinosi scontri di matrice etnica che ad oggi non hanno trovato soluzione. Sono 2,3 milioni gli sfollati che ad oggi vivono in Paesi limitrofi, 1,3 milioni quelli interni. A questo si aggiungono le prolungate carestie, che hanno causato due milioni di morti e quasi il doppio di sfollati. Meno del 7% della popolazione può accedere ad adeguati servizi sanitari, mentre poco meno del 59% ha accesso all’acqua potabile.

In un quadro di questo tipo, quello che la squadra di basket sudsudanese ha realizzato è quasi un miracolo. E quel miracolo porta la firma di Luol Deng, ex cestista dell’NBA. Originaria del Sudan del Sud, la sua famiglia è dovuta fuggire ad Alessandria D’Egitto dopo che il padre di Deng, un ministro del governo, era stato picchiato e imprigionato nel corso di una rivolta. Qui, Deng incontrerà il suo mentore Manute Bol, campione NBA anch’egli sudsudanese. Quando il Sudan del Sud ottenne l’indipendenza, Deng era uno dei migliori giocatori di basket al mondo. Una volta terminata la carriera, nel 2019, Deng decise di diventare presidente della Federazione di basket del Sud Sudan, cercando al contempo di creare una cultura del basket nel Paese. «Essendo il Sud Sudan il Paese più recente al mondo, non abbiamo mai avuto una squadra nazionale. E non abbiamo mai rappresentato il nostro Paese in nessun torneo. Le cose non sono sempre andate per il verso giusto. Ma abbiamo continuato a spingere. All’inizio non riuscivamo a convincere i giocatori a impegnarsi a vedere il quadro generale» ha dichiarato in un’intervista. E infatti, costruire una squadra nazionale ha rappresentato una sfida non da poco, in un Paese dove non esistevano le infrastrutture per il welfare, figurarsi i campetti da gioco. Le prime partite avevano dovuto giocarsi sulla strada, fattore che non contribuiva alla motivazione degli atleti. I giocatori migliori, inoltre, non vivevano nello Stato, poiché le loro famiglie erano emigrate nel corso della guerra civile.

Nel 2021 Deng è diventato coach dei Bright Stars (così sono stati rinominati) i quali, nello stesso anno, sono riusciti a qualificarsi ai Campionati Africani Maschili FIBA (noti anche come AfroBasket, in più importante torneo di basket africano) con un piccolo colpo di fortuna, dovuto all’uscita dell’Algeria per ragioni legate al Covid. La squadra riuscì ad arrivare sino ai quarti di finale. Per festeggiare, la Federazione organizzò un viaggio nella capitale sudsudanese Juba (finanziato interamente dalle tasche di Deng): alcuni dei giocatori, infatti, non erano mai tornati nel proprio Paese per via dei conflitti in corso, e alcuni di loro avrebbero finalmente riabbracciato le proprie famiglie dopo anni. Di fatto, sei membri della squadra giocano e vivono in Australia, due giocano per delle università americane e uno vive in Danimarca. Al loro arrivo, furono accolti come veri e propri eroi nazionali, con una folla di migliaia di persone ad attenderli all’aeroporto.

Il successo della squadra è cresciuto tanto rapidamente che molti giocatori emigrati all’estero hanno cominciato a voler diventare parte del team. È stata creata anche una squadra femminile, la quale ha recentemente vinto la prima partita di AfroBasket, e la Federazione sta avviando la creazione di un team under 17 e di uno under 19. La nazionale maschile, nel frattempo, è riuscita a conquistare l’impossibile: la qualificazione alla Coppa del Mondo 2023, che si giocherà tra il 25 di agosto e il 10 di settembre prossimi. Non era mai successo prima che, al primo tentativo, una squadra tanto giovane riuscisse a conquistare un traguardo tanto importante. Comunque vada a finire, i Bright Stars sono già entrati nella storia dello sport.

[di Valeria Casolaro]

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