giovedì 28 Marzo 2024

L’acqua calda, la pizza e l’Ordine Mondiale

La pizza è importante, è una divinità che non ammette ateismo: lo sanno quelli dell’ Ordine Mondiale, quelli che, grazie alla guerra in Ucraina, hanno prodotto le condizioni per le difficoltà negli approvvigionamenti energetici.

La crisi in questo settore vitale ha formato un combinato disposto con il riarmamento. Con il rincaro delle bollette non sai se stai pagando la carenza di gas o le armi per l’Ucraina.

Sarà un autunno pieno d’acqua e un inverno carico di neve, i guru del clima stanno preparando l’allarme per mettere in ansia e quindi intervenire sul sistema nervoso collettivo, generando disagio e disorientamento.

Far sentire in colpa la gente se si fa una doccia al giorno è più facile che modificare le cattive abitudini molto più dannose, ad esempio i venti gradi di temperatura richiesta nei condomini. I giornali speculano già sul vigile urbano che ti citofona per i controlli. E tu ovviamente non puoi dirgli di aspettare un attimo perché sei sotto la doccia.

L’acqua calda sarà razionata e tu la colpa la devi dare non alla guerra, non alla rovinosa gestione dell’ambiente ma a Putin. Una volta eliminato il quale automaticamente ripartirà la riforestazione della Amazzonia.

Per di più ogni bomba d’acqua che porta distruzione e morte, funziona da potenziamento satanicamente magico del dispositivo bellico perché non genera un processo alle cause, una individuazione di responsabilità politiche ma sempre la conta dei danni e la loro eventuale riparazione. Un meccanismo perverso che alimenta lo sconforto e la sfiducia. E soprattutto la confusione nei processi logici dove finisci per accomunare in un turbine i fenomeni più disparati.

A proposito invece di chiarezza, mi è piaciuto leggere che Carlin Petrini ha tuonato contro lo sperpero di risorse per gli armamenti a fronte della situazione sempre più grave di quanti muoiono di fame.

Ma l’Ordine Mondiale sul cibo ha più di un problema. Dopo aver annientato la piccola distribuzione, ad esempio in Italia, ha l’evidente desiderio di distruggere la ristorazione, che sia di iniziativa famigliare o artigianale o gourmet: l’imprenditoria in cui siamo ancora i migliori.

Fioccano bollette insostenibili, i ristoratori sono in grande difficoltà. C’è dunque una correlazione tra le carenze energetiche e la minaccia alla possibilità di continuare una attività che in molti casi ha lunghe tradizioni.

L’ Ordine Mondiale tentenna.

Non sa se creare un virus che colpisca il pomodoro o la mozzarella, non capisce se davvero la statua della dea pizza potrà essere gettata a terra.

Quando il problema è simbolico, gentili signori, non è facile risolverlo nei termini che vi piacerebbe. La pizza è una fede trasversale, sotto diverse forme e ricette va dalla Turchia all’Egitto, dall’Italia alla Spagna, è l’emblema mediterraneo della convivialità, della conversazione, della condivisione e ripartizione dei beni, della creatività, è la tavolozza delle combinazioni dei gusti.

Sarebbe semplice. Con l’inabissamento della pizza dall’orizzonte dei consumi si cancellerebbe un fattore genuino di globalizzazione, si interverrebbe per avvilire ancora di più il panorama.

Ma con che cosa sostituire la pizza, si chiedono i sacerdoti del mondialismo?

L’acqua calda può diventare tiepida ma la pizza, questo mito intramontabile non può essere scambiato con un piatto di riso, con un hamburger o con della tapioca. Lei, rotonda o rettangolare, multicolore e democratica, variabile in centinaia di modi, è sinonimo di desco, di tavola, di arte del cibo.

E così al mondialista non rimane che una grigia scatolina di insetti, quegli stessi però che prima o poi il buon napoletano metterà nel presepio e sulla pizza.

[di Gian Paolo Caprettini – semiologo, critico televisivo, accademico]

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