giovedì 25 Aprile 2024

Crisi in Ucraina: gli ultimi aggiornamenti

Sono giorni intensi sul fronte della diplomazia per cercare una soluzione pacifica alla crisi in Ucraina. Nell’ultima settimana gli sforzi diplomatici di tutte le parti interessate ad evitare un possibile conflitto si sono infatti moltiplicati, purtroppo senza produrre, al momento, risultati evidenti.

Lo scorso martedì, è stato il turno del presidente francese Emmanuel Macron, che si è recato a Mosca per un meeting con Vladimir Putin. Incontro che non ha portato ad alcun risultato, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha infatti dichiarato che: «nella situazione attuale, Mosca e Parigi non possono raggiungere alcun accordo». Il 10 febbraio, si è tenuto invece un incontro tra il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov e la sua controparte inglese Liz Truss. Anche in questa occasione senza giungere a nulla, Lavrov ha infatti dichiarato al termine dell’incontro che: «è stata una conversazione tra un muto e un sordo».

A distanza di due giorni, tramite una videoconferenza, si sono invece parlati direttamente, anche qui senza ottenere alcun risultato, il presidente americano Biden e quello russo Putin. Mentre oggi, 14 febbraio, sarà il turno del cancelliere tedesco Olaf Scholz che si recherà prima a Kiev e poi a Mosca, nel tentativo di mediare una soluzione pacifica alla crisi. Sarebbe inoltre previsto, nelle prossime 48 ore, un meeting tra le delegazioni di Ucraina, Russia e gli altri paesi coinvolti, in quella che potrebbe essere “l’ultima spiaggia” per una soluzione diplomatica. Stando a quanto riportato da Reuters, l’ambasciatore ucraino in Inghilterra avrebbe infatti dichiarato alla BBC come il governo di Kiev, per evitare una guerra, stesse seriamente valutando la possibilità di ritirare la richiesta di ingresso nella NATO (Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord). Possibilità che appare coerente con quanto dichiarato, nella giornata di ieri, dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e quello americano Biden, di voler cercare una soluzione diplomatica alla crisi.

Nonostante, fino ad ora, gli sforzi diplomatici non abbiano portato risultati, nota positiva è che, al momento, tali sforzi non siano stati del tutto abbandonati. Lasciando quindi la porta aperta ad una soluzione politica della crisi piuttosto che militare. É evidente come una guerra in Ucraina avrebbe conseguenze catastrofiche non solo per Russia e Ucraina ma anche per tutti gli altri paesi europei. Negli ultimi giorni però le informazioni relative agli sforzi diplomatici si sono spesso contrapposte a notizie che andavano in una direzione totalmente opposta. in particolare sul versante americano, il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato venerdì’ scorso che: «un’invasione russa dell’Ucraina potrebbe iniziare in qualsiasi momento». Mentre l’emittente statunitense CBS, ha riportato le parole del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan: «gli Stati Uniti sono fermamente convinti che la Russia stia creando ad arte un finto incidente per giustificare un’invasione». Si è spinta addirittura oltre la testata Politico, sostenendo che in base alle notizie ricevute, da non meglio identificati alti ufficiali americani, l’attacco russo sarebbe previsto per il 16 febbraio. A questa serie di informazioni, si vanno poi ad aggiungere una marea di notizie e reportage, più’ o meno attendibili, che si possono trovare sulla rete e nei principali social media. Dove spesso il movimento di una nave militare, di un singolo areo o di un semplice mezzo motorizzato vengono dipinti come fatti indisputabili che evidenziano come una guerra sia inevitabile. Evidentemente tutto il mondo è paese, diventano tutti generali quando si avvicina una guerra, come si diventa commissari tecnici prima delle partite della nazionale di calcio. Altre notizie, quelle si vere e verificate, possono invece risultare giustamente preoccupanti, ad esempio le evacuazioni di diverse ambasciate occidentali. Ma bisogna cercare di fare una analisi più’ approfondita, le ambasciate hanno l’obbligo di tutelare la sicurezza dei propri cittadini stando sempre dalla parte del sicuro. Un aumento delle tensioni, in un contesto di isteria da parte di molti media occidentali, ha lasciato ben pochi margini di manovra di fatto “costringendo” molti paesi a chiudere i viaggi verso l’Ucraina. Viaggi che comunque dato il COVID sono in ogni caso già fortemente limitati. Gli Stati Uniti ad esempio sconsigliano i viaggi per i propri cittadini in ben 154 paesi, tra cui l’Antartica. Ci sono anche gli esempi dei paesi che hanno scelto di non chiudere le ambasciate, come la Cina, che ha semplicemente invitato i suoi cittadini a tenere monitorata la situazione. Preoccupazioni sono arrivate anche dalle notizie inerenti alla possibile chiusura dello spazio aereo ucraino, dal 14 febbraio infatti, il gigante assicurativo inglese Lloyds ha annunciato la volontà di cancellare le polizze che coprono i rischi relativi ad un conflitto per gli aerei diretti in Ucraina. Scelta che potrebbe apparire come sinonimo di una guerra imminente, eppure lo stesso governo ucraino ha commentato tale scelta come “insensata”. Lasciando intendere che dietro la scelta di Lloyds ci siano, forse, motivazioni economiche e politiche piuttosto che di vera e propria valutazione dei rischi. Per concludere, una delle notizie più preoccupanti apparse nei social media è quella del 13 febbraio, relativa ai colpi di mortaio sparati dall’esercito ucraino contro le forze filo-russe nelle Donbass. Notizia che, seppur non ancora completamente confermata, potrebbe venir intesa come la scintilla che da il via alla guerra. Bisogna pero’ ricordare che tali schermaglie nelle regioni del Donbass sono frequenti, basti pensare che dal 1 gennaio al 30 settembre sono state ben 84 le vittime civili. Nello stesso periodo del 2020 erano state invece 127.

Le tensioni tra Russia e Ucraina esistono, e una guerra non si può certo escludere, però non stiamo parlando di un conflitto inevitabile, dato che i margini di manovra ancora esistono. Gli sforzi diplomatici dei prossimi giorni potrebbero quindi, finalmente, riportare la situazione ad una parvenza di normalità con il ripristino almeno parziale dei protocolli di Minsk del 2015. Anche considerando il fatto che, l’unica via, per sperare di avere una soluzione duratura per il Donbass e la Crimea, resta quella politica.

[di Enrico Phelipon]

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3 Commenti

  1. Gli americani soffiano sul fuoco semplicemente perchè gli conviene! Se l’europa si indebolisce per l’aumento dei costi delle forniture di gas loro guadagnano, se la russia si indebolisce perchè vessata da sanzioni interenazionali, loro guadagnano! Quello che mi chiedo è: “perchè l’europa è costretta a leccare il culo agli USA contro il suo stesso interesse??” Non sarebbe meglio pensare ad una soluzione Europa al problema, visto che l’Ucraina ce l’abbiamo noi attaccata al culo?

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