sabato 20 Aprile 2024

Ecuador, sentenza storica: 9 bambine dell’Amazzonia battono le aziende petrolifere

Nove ragazze dell’Amazzonia ecuadoriana e le loro rispettive comunità di origine, hanno vinto il ricorso presentato dinanzi alla Corte provinciale di giustizia di Sucumbíos, con cui avevano chiesto allo Stato dell’Ecuador di assumersi le proprie responsabilità ambientali, di mettere al bando la pratica del gas flaring e di chiudere tutte le torri petrolifere esistenti. Dopo che l’istanza di ricorso era stata respinta, il 7 maggio 2020, per la mancanza di studi scientifici che attestassero le tragiche conseguenze dell’attività petrolifera sulla salute umana, le giovani hanno presentato ricorso in appello. In ultima istanza i giudici hanno ribaltato il verdetto dando loro ragione e stabilendo la chiusura definitiva delle torri. Nella sentenza viene dichiarato che lo Stato ecuadoriano ha ignorato il diritto dei firmatari – e di tutta la popolazione – di vivere in un ambiente sano, violando il diritto alla salute a causa dell’incapacità – o mancata volontà – delle autorità statali di promuovere tecnologie sostenibili e fonti di energia rinnovabili e non inquinanti. Una vera e propria vittoria per il paese, vista come l’inizio di una serie di provvedimenti e di risarcimenti per quanto concerne i danni arrecati in tutti questi anni alla comunità. Oltre 250 persone malate di cancro necessitano infatti urgentemente di assistenza medico-sanitaria.

Non solo, la sentenza riconosce anche che l’Ecuador ha sistematicamente violato gli obblighi internazionali sottoscritti in materia di cambiamenti climatici, e gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Queste infatti diminuirebbero del 24% qualora le oltre 400 torri petrolifere smettessero di funzionare. In alternativa, il gas naturale potrebbe essere destinato all’uso domestico o per la produzione di energia al fine di alimentare gli impianti petroliferi locali. In questo modo verrebbe rimesso nel processo e si eviterebbe la sua combustione. Queste soluzioni saranno adottabili nel momento in cui l’industria petrolifera ricorrerà al più presto a nuovi standard e a procedure innovative e sostenibili.

Una sentenza certamente storica, che impone alle aziende petrolifere di rimediare agli impatti sull’ambiente e sulla salute delle loro attività. Una vittoria, di certo, per le comunità dell’Amazzonia ecuadoriana, che da tempo lottano contro il gas flaring, ovvero la pratica di bruciare i gas di scarto derivanti dall’estrazione di petrolio e disperderne i fumi nell’ambiente. Una pratica che le aziende seguono per risparmiare sulla costruzione di infrastrutture di smaltimento adeguate. Il gas flaring è prassi consolidata nell’Amazzonia ecuadoriana sin dal 1967, quando la società petrolifera statunitense Chevron-Texaco ha iniziato la perforazione del primo giacimento. Un’area caratterizzata da ben più di 445 torri petrolifere, dove la popolazione che risiede in prossimità accusa un elevato tasso di tumori e di decessi ad esso correlati, come dimostra lo studio del 2017 condotto da Clínica Almbiental. Sono infatti più di cinquant’anni che l’estrazione dell’oro nero inquina fortemente l’atmosfera e contamina il suolo e l’acqua del posto.

 

[Eugenia Greco]

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