mercoledì 24 Aprile 2024

In Colombia c’è una continua strage di leader indigeni di cui non si parla

In Colombia c’è stata un’altra sparatoria ai danni di un gruppo di indigeni della comunità Nasa. Non si tratta del primo attacco, e probabilmente non sarà neppure l’ultimo. L’assalto è avvenuto nel comune di Santander de Quilichao, nel sud-ovest del Paese, per mano di un commando armato. Il bilancio dei morti è per ora di 4 persone uccise, diversi feriti e altri due indigeni ricoverati in ospedale.

A cosa sono dovuti questi scontri? Perché gli indigeni vengono ammazzati? Secondo l’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace (Indepaz), ogni 27 ore un “leader sociale” indigeno è assassinato. Già a metà dello scorso anno ne sono stati uccisi 36 appartenenti alla comunità Nasa. L’espressione “leader sociale”, in Colombia, non ha una connotazione unica e specifica. Comprende, in generale, qualsiasi individuo abbia a cuore la difesa dei diritti umani, civili e politici. Indigeni, contadini, afro colombiani, giornalisti e tutte le categorie esistenti, a patto che dietro ci sia una lotta per la restituzione delle terre usurpate, ad esempio, l’opposizione alle multinazionali o alle deforestazioni. Ad opporsi alla loro leadership, però, ci sono gruppi di interesse economico e politico, che spesso utilizzano i paramilitari per garantire i propri interessi,  quasi sempre collegati al traffico illecito di droga ed allo sfruttamento del territorio. A questo si aggiunge lo storico conflitto tra il governo colombiano e i ribelli delle Farc (gruppo armato attivo dagli anni ’70) gruppo ormai in smobilitazione, che ha lasciato molti dei territori un tempo controllati – specie nelle zone indigene – in balia della malavita.

L’Onu ha chiesto al governo maggiore protezione nei confronti dei leader sociali, per evitare morti come quella di Gloria Ocampo, uccisa a 37 anni, mentre era impegnata in un programma di riconversione delle coltivazioni illecite di coca. Al suo, si aggiungono circa 400 omicidi commessi negli ultimi tre anni, a fronte dei quali la giustizia colombiana ha emesso appena 22 sentenze di condanna. Anche i media colombiani contribuiscono a far scivolare questi omicidi nell’indifferenza, parlando spesso di morti accidentali. Una delle cause è l’assenza dello Stato nelle zone più ai margini del paese. Si aggiunge l’alto tasso di disoccupazione e la difficoltà nell’attuare un piano educativo e sanitario. In questo modo i gruppi criminali hanno di fatto la strada spianata.

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