Il tenente generale Fanil Sarvarov, capo del dipartimento di addestramento operativo dello Stato maggiore delle Forze armate russe, è morto nell’esplosione dell’auto su cui viaggiava a Mosca lunedì mattina. Il Comitato investigativo russo parla di un attentato mirato e non esclude il coinvolgimento dei servizi speciali ucraini. Si tratta del terzo omicidio di un alto ufficiale militare in un anno. L’azione viene letta come un segnale diretto al vertice politico-militare del Cremlino, in un momento particolarmente sensibile: poche ore prima, a Miami, si erano tenuti i nuovi colloqui informali tra Steve Witkoff, Kirill Dmitriev e Jared Kushner, per sondare un possibile spazio negoziale.
Secondo le informazioni diffuse dalle autorità russe, l’esplosione è avvenuta in un quartiere residenziale della capitale, in via Yaseneva. La procura di Mosca, che ha assunto il controllo delle indagini, ha riferito che l’ordigno era stato collocato con un magnete al sottoscocca della Kia Sorento di Sarvarov, vicino al sedile del conducente. L’esplosione sarebbe avvenuta quando il conducente ha azionato il freno, alle 7 del mattino, ore locali. La deflagrazione è stata letale e non ha lasciato scampo alla vittima. Fanil Sarvarov, nato nel 1969 nella regione di Perm, era a capo della Direzione per l’addestramento operativo del ministero della Difesa russo. Formatosi nelle accademie militari, ha combattuto nel Caucaso, in Cecenia e in Siria. Nel 2024, Vladimir Putin lo aveva promosso generale luogotenente. Il suo nome compariva come obiettivo nel portale ucraino Mirotvorets, il sito web ucraino fondato nel 2014 che pubblica gli elenchi di persone considerate “nemiche dell’Ucraina” o ritenute responsabili di crimini contro la sicurezza nazionale di Kiev.
La portavoce del Comitato investigativo russo, Svetlana Petrenko, ha dichiarato che il Comitato Investigativo ha aperto un fascicolo per omicidio aggravato e traffico illegale di esplosivi. Gli investigatori stanno valutando diverse teorie sull’omicidio: «Una di queste è che l’attentato sia stato organizzato dalle agenzie di sicurezza ucraine», ha confermato Petrenko. L’esecuzione mirata, condotta con modalità che richiamano operazioni clandestine già viste in passato, lascia intendere, secondo gli inquirenti, che dietro l’attentato ci possano essere i servizi segreti ucraini. L’episodio si inserisce, infatti, in una lunga sequenza di operazioni di destabilizzazione attribuite all’intelligence ucraina su territorio russo dall’inizio della guerra e considerate dal Cremlino una sfida diretta alla sicurezza interna e alla stabilità politica del Paese. Nel giugno 2025, questa percezione si è rafforzata con l’operazione Spiderweb, un massiccio blitz di droni che ha colpito cinque basi aeree russe, danneggiando asset strategici dell’aviazione e mostrando una capacità di penetrazione senza precedenti. Nel dicembre 2025, la Russia ha dichiarato di aver abbattuto 130 droni ucraini in una notte, alcuni diretti verso Mosca, con la sospensione temporanea degli aeroporti. Episodi simili si sono ripetuti nel tempo. Già nel maggio 2023 il Cremlino denunciò ondate di droni sulla capitale, accusando Kiev di terrorismo e di voler colpire la popolazione.
Accanto agli attacchi a distanza, una serie di assassinii mirati ha seguito uno schema preciso: il 20 agosto 2022, la giornalista Darya Dugina morì nell’esplosione di un’autobomba vicino a Mosca, detonata sotto il SUV che guidava al posto del padre, il filosofo Aleksandr Dugin, in un attentato che le autorità russe attribuirono ai servizi segreti ucraini. Il 2 aprile 2023, il blogger militare russo Maxim Yuryevich Fomin, meglio conosciuto come Vladlen Tatarsky aveva perso la vita nella detonazione di una statuetta in un caffè di San Pietroburgo. A seguire, l’uccisione del generale Igor Kirillov avvenuta il 17 dicembre 2024 a causa dell’esplosione di un monopattino elettrico imbottito di tritolo parcheggiato all’ingresso della sua residenza a Mosca. Più recentemente, il 25 aprile 2025, il generale Iaroslav Moskalik, vice capo della Direzione generale operativa dello stato maggiore russo, è stato ucciso da un’autobomba a Balashikha, nell’Oblast’ di Mosca. A questi attentati, si sommano i colpi contro infrastrutture critiche, come impianti energetici e obiettivi logistici (primo tra tutti il sabotaggio del Nord Stream) e le operazioni marittime contro asset russi nel Mar Caspio, rivendicate da Kiev come parte della strategia per indebolire le risorse economiche che alimentano la guerra. Oggi, l’attentato a Sarvarov non colpisce solo l’immagine della sicurezza interna russa, ma rischia di allontanare ulteriormente la prospettiva di un cessate il fuoco negoziato, presentandosi come l’ennesimo tentativo di sabotaggio ai piani per una soluzione politica duratura.





Terrorismo del cerchio magico di Zelenky che non vuole diminuiscano le tangenti.