Dopo ore di caos parlamentare, con la maggioranza che ha sfiorato la crisi per lo scontro sulle pensioni, la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera a due misure simbolo: la dichiarazione che l’oro della Banca d’Italia «appartiene al popolo» e un nuovo contributo per le famiglie che scelgono le scuole paritarie. Mentre il maxi-emendamento governativo viene smembrato e la stretta previdenziale stralciata, queste due norme trovano spazio nella Manovra, insieme ad altre misure su difesa, tassazione e affitti brevi, a testimonianza delle priorità che l’esecutivo ha voluto difendere nell’intenso vortice delle trattative. Le quali, in realtà, hanno mostrato una maggioranza molto meno coesa di quanto si voglia far apparire.
Il clima in commissione è teso, dopo il braccio di ferro che ha portato al ritiro dell’intero pacchetto pensioni. In questo contesto, l’approvazione della norma sull’oro assume un valore politico e simbolico, celebrata con enfasi dai relatori di maggioranza. Il testo, riformulato dal governo, sancisce che «le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono al Popolo italiano», inserendo tuttavia riferimenti al rispetto dei trattati europei. Il senatore Claudio Borghi (Lega) definisce il passaggio «un momento molto importante, una mia battaglia di 11 anni», mentre il collega di Fratelli d’Italia Guido Liris parla di «una grande vittoria di una battaglia storica portata avanti da Giorgia Meloni». Accanto alla questione aurea, trova conferma il contributo per le scuole paritarie. La misura stabilisce un sostegno fino a 1.500 euro per le famiglie con Isee entro i 30mila euro, i cui figli frequentino una scuola paritaria secondaria di primo grado o il primo biennio delle superiori. Il beneficio, determinato con scaglioni inversamente proporzionali al reddito, avrà un tetto di spesa di 20 milioni di euro per il 2026. I dettagli operativi saranno definiti con un decreto del ministro dell’Istruzione.
Il via libera in Commissione ha riguardato una moltitudine di altri emendamenti. Tra i più significativi spicca quello a sostegno dell’industria della difesa, che autorizza i ministeri competenti a individuare con decreto «attività, aree e relative opere e progetti infrastrutturali» per «l’ampliamento, conversione, gestione e sviluppo delle capacità industriali della difesa», finalizzate alla produzione di materiale bellico. Sul fronte fiscale, il pacchetto include misure variegate: il testo prevede aumenti delle aliquote della cosiddetta Tobin tax sulle transazioni finanziarie — con incrementi che, per alcune categorie di operazioni, portano ad esempio dallo 0,2% allo 0,4% — l’introduzione di una tassa fissa di 2 euro sui piccoli pacchi extra-Ue di valore fino a 150 euro e un incremento del prelievo sulle banche pari a 605 milioni per i prossimi due anni. Passa inoltre una revisione sulle affitti brevi: la cedolare secca resta prevista per gli affitti di breve durata sui primi immobili destinati a tale attività, mentre dal terzo immobile scatterà la presunzione di attività d’impresa; in alcuni passaggi del dibattito si è fatto riferimento a aliquote diverse per le unità ulteriori, fino a un livello indicativo del 26%.
Tra le misure ridimensionate o escluse figurano i tagli previsti al Piano Casa per il 2026, l’ipotesi di adesione automatica alla previdenza complementare per i nuovi assunti e il contributo di 1,3 miliardi chiesto inizialmente alle compagnie assicurative, che è saltato. L’iperammortamento viene stabilizzato su un orizzonte triennale, Transizione 4.0/5.0 è rimodulata e condizionata a investimenti su beni «Made in Italy», mentre la rimodulazione delle norme su banche, deducibilità e dividendi rimane una partita tecnica aperta. A ogni modo, giorno dopo giorno, la tenuta della maggioranza si fa evidentemente sempre più sfilacciata, a causa di evidenti differenze di vedute che sembrano già anticipare il clima della prossima campagna elettorale.
Quello approvato in commissione è il punto di arrivo di un percorso segnato da tensioni e contestazioni. La norma sull’oro era stata presentata a fine novembre e criticata dalla Banca centrale europea all’inizio di dicembre, quando la BCE ha espresso un parere formale che richiamava Roma al rispetto dei Trattati e alla necessità di non mettere in discussione l’indipendenza della banca centrale: di qui la riscrittura del testo governativo per inserire i caveat richiesti. Allo stesso modo, il contributo per le paritarie — proposto come sostegno alle famiglie «di ceto medio» — aveva sin da subito suscitato le critiche delle opposizioni, che lo hanno definito un «regalo» agli istituti privati e hanno rilanciato il tema della tutela del sistema scolastico pubblico. L’approvazione di entrambe le misure, nonostante le obiezioni tecniche e politiche, segna la volontà dell’esecutivo di chiudere due battaglie simboliche.




