mercoledì 3 Dicembre 2025

Germania: gli studenti lanciano lo sciopero contro il ritorno del servizio militare

«Non vogliamo diventare carne da cannone»: è lo slogan dei manifestanti pronti per lo Schulstreik, lo sciopero scolastico che raggiungerà il suo apice il 5 dicembre in Germania, dove è iniziata la mobilitazione giovanile contro la leva militare. Venerdì 6 dicembre, gli studenti tedeschi boicotteranno la scuola per manifestare contro la legge sulla coscrizione. L’iniziativa coinvolgerà oltre 60 città in tutto il Paese, da Berlino ad Amburgo, da Lipsia a Monaco, nell’esatta coincidenza con la discussione parlamentare al Bundestag. La legge, annunciata qualche settimana fa, punta a ricostruire un sistema di leva che la Germania aveva archiviato nel 2011 e gode del sostegno delle principali forze del governo del compromesso tra SPD e CDU.

Il nuovo impianto prevede che ogni diciottenne maschio riceva un questionario di valutazione a partire dal 2026, seguito da una visita di idoneità dal 2027. Per le donne questo processo sarà volontario. Una volta finalizzata la registrazione, chi vorrà potrà arruolarsi per un servizio militare volontario della durata minima di sei mesi, rinnovabili fino a 23. Durante il periodo di servizio sarà prevista una retribuzione di 2.600 euro lordi e sussidi per la patente di guida per chi si impegna per più di un anno. Se il numero di volontari non sarà sufficiente, scatterà un meccanismo di selezione coatta attraverso un sorteggio. Una soluzione ibrida che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe rafforzare la Bundeswehr, alle prese con carenze strutturali di personale.

Per i giovani la “lotteria della leva” rappresenta un ritorno al passato che credevano superato. In molti parlano di pressione psicologica e di violazione della libertà di scelta. «Nessuno considera giusto un sistema basato sul sorteggio», afferma Laurenz Spies, rappresentante degli studenti in Assia. Nel sito web Schulstreik gegen Wehrpflicht i ragazzi si appellano al diritto di vivere in pace e citano l’articolo 4, comma 3 della Legge fondamentale che sancisce la libertà di coscienza e nega la costrizione contro volontà al servizio militare. La distanza tra istituzioni e piazze si è così ampliata, alimentando un malcontento che ha trovato nelle scuole il suo epicentro. Dalle aule di Berlino a quelle di Amburgo, dalle università di Monaco ai licei di Lipsia, gli studenti hanno deciso di organizzare un boicottaggio nazionale, uno sciopero coordinato e pianificato da settimane. I promotori denunciano un clima politico che tende alla militarizzazione dell’Europa, in cui i giovani rischiano di essere i primi a pagare con la loro stessa vita.

Negli ultimi mesi, in tutta Europa, sono tornate di attualità leggi che prevedono l’arruolamento dei diciottenni. Le ambizioni di riarmo di Berlino puntano a trasformare la Bundeswehr nella forza armata più numerosa dell’Unione Europea, con l’obiettivo di raddoppiare il personale, passando dagli attuali 250.000 effettivi e riservisti a 460.000 unità entro il 2029, con 80.000 soldati attivi e circa 120.000 riservisti, proiettando la Germania al vertice della capacità militare continentale. Diverso l’approccio di Francia e Italia, entrambe impegnate in programmi più graduali. Parigi prevede di arruolare circa 3.000 nuove unità nel prossimo anno, con un incremento che dovrebbe raggiungere le 50.000 entro il 2035. Un percorso più lento, basato sul volontariato e diluito in un arco temporale lungo, che riflette la volontà francese di evitare scossoni interni e di non riaprire il dibattito sulla coscrizione obbligatoria. In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato dopo l’incontro con la collega francese Catherine Vautrin un progetto che segna un ritorno soft alla logica della mobilitazione territoriale. L’ipotesi è la creazione di una riserva ausiliaria di 10.000 unità, chiamata a intervenire per ora solo in compiti di supporto: attività logistica, gestione delle emergenze, cyber-sicurezza e funzioni non operative all’estero. Sulla stessa linea si muovono Belgio e Paesi Bassi, intenzionati a reclutare volontari al compimento dei 18 anni, mentre nell’Europa orientale Lituania, Lettonia, Svezia e Finlandia hanno già reintrodotto programmi obbligatori. A non mostrare interesse per un ampliamento dell’organico restano invece Spagna e, fuori dall’UE, il Regno Unito. In un’Europa che sembra scivolare verso una nuova stagione di militarizzazione, la mobilitazione giovanile potrebbe segnare l’inizio di una lunga onda d’urto destinata a travolgere confini e governi, trascinando con sé un’intera generazione decisa a non farsi arruolare in silenzio.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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