I ricchi sono sempre più ricchi, mentre la classe media si riduce e i poveri sono sempre più poveri: è questo il resoconto dell’ultimo rapporto di Oxfam America, un’organizzazione globale il cui scopo è combattere le disuguaglianze economiche e sociali. In particolare, la relazione mette in luce come solo negli ultimi dodici mesi la ricchezza totale dei primi dieci miliardari d’America sia cresciuta di 698 miliardi di dollari. Il rapporto evidenzia come questa sia una tendenza strutturale che non si è sviluppata solo nell’ultimo periodo, ma in un arco di tempo ben più lungo con la complicità sia dei repubblicani che dei democratici. In altre parole, si può dire che l’arricchimento smisurato di una ristretta élite sia una caratteristica intrinseca del sistema economico liberal-capitalista occidentale: il rapporto, infatti, intitolato «Disuguaglianza: l’ascesa di una nuova oligarchia americana e l’agenda di cui abbiamo bisogno», basandosi sui dati della Federal Reserve, riporta come dal 1989 al 2022 l’uno per cento delle famiglie più ricche abbia accumulato una ricchezza 101 volte superiore a quella delle famiglie del ceto medio e 987 volte superiore a quella di una famiglia di reddito più basso.
Ciò significa che in questo periodo di tempo le famiglie appartenenti al ceto più ricco degli Stati Uniti hanno guadagnato 8,35 milioni di dollari, a fronte di meno di 83.000 dollari di una famiglia media e di 8.500 dollari di una famiglia più povera. Attualmente, secondo la rivista Forbes la lista dei dieci miliardari più ricchi comprende in ordine decrescente di ricchezza Elon Musk, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Larry Ellison, Warren Buffett, Larry Page, Sergey Brin, Steve Ballmer, Rob Walton e Jim Walton. Secondo i ricercatori, si tratta di una tendenza alla concentrazione di ricchezza che sarà ulteriormente inasprita dalla legge di bilancio voluta da Trump e approvata la scorsa estate: il «One Big Beautiful Bill Act». Secondo gli autori del report, quello di Trump sarebbe un provvedimento economico che «include il più grande trasferimento di ricchezza verso l’alto degli ultimi decenni».
Si tratta comunque di un processo in corso da decenni che ha portato a uno squilibrio sempre più grave nella redistribuzione della ricchezza: la relazione, infatti, sottolinea come «Lo 0,1% più ricco degli Stati Uniti possiede il 12,6% del patrimonio netto e il 24% del mercato azionario», mentre «La metà più povera della popolazione statunitense possiede solo l’1,1% del mercato azionario». Una situazione che ha portato al dilagare della povertà negli Stati Uniti, sfatando così il mito del “sogno americano”: secondo il rapporto, infatti, oltre il 40% della popolazione statunitense, incluso il 48,9% dei bambini, è considerata povera o a basso reddito. Facendo un confronto con le dieci maggiori economie dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’economia statunitense risulta quella con il più alto tasso di povertà relativa e con il secondo più alto tasso di povertà e mortalità infantile. Inoltre, gli Stati Uniti sono la nazione con la seconda più bassa aspettativa di vita. Sempre all’interno degli Stati OSCE, gli Stati Uniti sono penultimi nell’utilizzo del loro sistema fiscale e di trasferimento per ridurre la disuguaglianza, penultimi nella spesa pubblica per le famiglie con figli, settimi su dieci nella spesa pubblica sociale complessiva e primi per ore di lavoro necessarie per uscire dalla povertà.
Il One Big Beautiful Bill Act si appresta ad acuire ulteriormente la disparità economica, in quanto ridurrà l’imposta dello 0,1% della popolazione con i redditi più alti di circa 311.000 dollari nel 2027, mentre le famiglie con i redditi più bassi, ovvero quelle che guadagnano meno di 15.000 dollari all’anno, potrebbero dover affrontare aumenti fiscali. Secondo gli autori del rapporto, invece, una modesta imposta patrimoniale sui multimilionari e sui miliardari potrebbe raccogliere circa 414 miliardi di dollari da investire in programmi sociali e nella lotta alla povertà. Ma il rapporto non si limita a fornire la fotografia della disuguaglianza economica negli Stati Uniti, bensì propone anche quattro potenziali soluzioni: riequilibrio del potere attraverso la riforma del finanziamento delle campagne elettorali e la politica antitrust; una riforma del sistema fiscale che includa una tassazione sui redditi alti e sulle grandi aziende; una riforma e un rafforzamento della rete di sicurezza sociale e un programma per la classe operaia che parta dal presupposto che «quando i lavoratori e le loro famiglie prosperano, prospera anche l’economia».
In definitiva, il rapporto Oxfam mette a nudo la reale situazione socioeconomica degli Stati Uniti, infrangendo il mito degli USA come nazione prospera in grado di offrire a chiunque possibilità di sviluppo e di ricchezza. Al contrario, la potenza a stelle e strisce è l’epicentro di un modello economico distorto in cui predomina la concentrazione e la verticalizzazione della ricchezza e che è stato esteso a tutto il mondo cosiddetto occidentale, il quale inizia solo ora a scontarne le conseguenze più importanti.




