giovedì 20 Novembre 2025

Pace in Ucraina: Russia e USA avrebbero elaborato un piano in 28 punti

L’amministrazione Trump starebbe lavorando in segreto con Mosca a un piano in 28 punti per chiudere la guerra in Ucraina, secondo fonti statunitensi e russe citate da Axios. Il documento, modellato sull’impianto diplomatico statunitense che ha portato a un accordo per Gaza, ridisegnerebbe le garanzie di sicurezza per Kiev, riaprirebbe il dossier dei territori contesi e tenterebbe di fissare nuovi equilibri nei rapporti tra Washington, Mosca e Kiev. Dopo le rivelazioni filtrate sui media, il Cremlino ha negato di aver ricevuto proposte ufficiali dagli Stati Uniti, mentre da Bruxelles arriva un monito: senza il coinvolgimento diretto di Kiev e dei partner europei, qualsiasi ipotesi di accordo rischia di restare un esercizio teorico.

Stando alla ricostruzione esclusiva di Axios, i 28 punti del piano rientrano in quattro categorie generali: pace in Ucraina, garanzie di sicurezza, sicurezza in Europa e future relazioni degli Stati Uniti con Russia e Ucraina. Nel dettaglio, si prevede che Kiev accolga le garanzie fornite da Washington, limiti la propria adesione alla NATO e accetti la smilitarizzazione, con la riduzione del numero delle forze armate ucraine e la rinuncia formale all’uso o allo schieramento di armi a lungo raggio. Secondo un articolo del Financial Times, il piano costringerebbe l’Ucraina a cedere il controllo su territori attualmente contesi, tra cui Donbass e Crimea. Il documento rappresenterebbe la base per un possibile accordo scritto prima di un vertice tra il presidente statunitense e quello russo. Il summit programmato a Budapest, però, resta sospeso. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha smentito in un’intervista a Tass la ricostruzione dei mezzi di informazione, sostenendo che la Russia non ha ricevuto alcuna proposta ufficiale dagli Stati Uniti attraverso i canali diplomatici, mettendo in discussione la trasparenza del piano. La presidente della Commissione europea Kaja Kallas ha invece puntualizzato che, affinché l’iniziativa abbia senso, «serve che l’Europa e l’Ucraina siano a bordo», precisando di non essere a conoscenza di un coinvolgimento degli europei alla costruzione del piano di pace USA. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è limitato a ribadire da Ankara che solo gli Stati Uniti hanno la forza per porre fine alla guerra e che l’Ucraina è pronta a negoziare, sottolineando al contempo che ogni decisione deve avvenire in coordinamento con i partner internazionali.

Dietro al piano, ci sarebbe il lavoro riservato dell’inviato di Trump Steve Witkoff, che avrebbe discusso a lungo la bozza con il diplomatico russo Kirill Dmitriev. Quest’ultimo, a capo del fondo sovrano di Mosca e figura chiave nei negoziati sull’Ucraina, ha raccontato di aver trascorso tre giorni a Miami con Witkoff e altri membri dell’amministrazione di Trump dal 24 al 26 ottobre. Secondo Dmitriev, gli Stati Uniti stanno illustrando a ucraini ed europei i vantaggi del loro approccio, in un contesto in cui la Russia ritiene di avere consolidato la propria posizione militare e di godere di una crescente influenza sul campo. Witkoff avrebbe dovuto incontrare Zelensky ieri in Turchia, salvo rinviare la visita. Fonti ucraine confermano tuttavia che il piano è stato discusso a Miami con Rustem Umerov, consigliere per la sicurezza nazionale.

Secondo Politico, che cita un alto funzionario della Casa Bianca, un quadro per la fine del conflitto dovrebbe essere concordato entro la fine del mese e, possibilmente, «già questa settimana». Secondo le fonti, Washington ritiene concreta la possibilità di ottenere il sostegno sia degli ucraini sia degli alleati europei, adattando la proposta ai contributi delle diverse parti. Se l’accordo in 28 punti venisse formalizzato, rappresenterebbe una svolta significativa nel conflitto ucraino, spostando il fulcro dall’offensiva militare a un quadro diplomatico di lungo termine. In assenza di un impegno condiviso, il piano rischia di restare al livello delle intenzioni, mentre sul terreno la guerra prosegue. L’intensificazione dei raid russi, incluso quello su Ternopil, non sarebbe una smentita della volontà di negoziare da parte del Cremlino, ma il tentativo di presentarsi al tavolo con una posizione di forza. Resta da vedere se le parti riusciranno a trovare un accordo scritto e trasparente, e se questo potrà effettivamente tradursi in misure concrete di pace e sicurezza.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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