martedì 25 Novembre 2025

Forlì, al posto del parco nasce la cittadella dell’aerospazio e della guerra

La Regione Emilia-Romagna da anni sta spingendo piccole e medie aziende a spostarsi verso il settore “aerospazio e difesa”, in una riconversione al contrario realizzata grazie alla collaborazione di Università e Confindustria. In questo contesto, è stato lanciato alla fine di ottobre il progetto ERIS (Emilia Romagna in Space), che vedrà sorgere nella città di Forlì il suo laboratorio e la sua unità produttiva. Il progetto (che conta su un ingente contributo di fondi statali) dovrebbe dedicarsi alla costruzione di antenne per uso civile, ma vede la partecipazione di aziende quali Leonardo e Thales Alenia, entrambe leader nel settore militare e di produzione di armi.

La Houston Italiana

Già nel maggio 2021 la Regione fece un accordo di collaborazione con l’Aeronautica militare su difesa e space economy. Nel 2022, in una intervista su rivista di settore, il prof Paolo Tortora direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale (CIRI Aerospazio) anticipava: «Non è un mistero che si siano già tenuti alcuni incontri tra questi colossi (Leonardo, Telespazio e Thales Alenia Space) e l’assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Colla. Non ne conosciamo ancora gli sviluppi, ma una cosa possiamo affermare con certezza: in regione, è proprio Forlì l’unica città dotata di quell’ecosistema di competenze, infrastrutture e capitale umano tale da renderla, potenzialmente, una vera e propria ‘‘Houston italiana’’».

Il nuovo polo sorgerà vicino alla sede del CIRI Aerospazio, centro interdipartimentale ricerca industriale dell’Università di Bologna. foto di Linda Maggiori

Così nel 2024 è nato il consorzio aerospaziale Anser, con una quindicina di aziende dual use, supportato da Regione, Confindustria e Università di Bologna. Infine il 20 ottobre scorso è stato lanciato il progetto ERIS, che avrà il suo quartier generale proprio a Forlì, dove sorgerà un laboratorio e un’unità produttiva, “per lo studio di tecnologie e la successiva industrializzazione di antenne da installare sui satelliti”. Le aziende coinvolte sono Thales Alenia Space Italia, joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33% e sette aziende locali (Bercella, Curti, Poggipolini, NPC, Nautilus, Nes, Next Tech). Il progetto, il cui costo ammonta a circa 25-35 milioni di euro, è stato presentato al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo d’Urso per ottenere contributi pubblici da fondi di sviluppo. All’incontro erano presenti anche il vicepresidente della Regione Vincenzo Colla (PD), il sindaco di Forlì Gianluca Zattini e l’assessora Paola Casara (centrodestra), uniti da un entusiasmo bipartisan. 

In attesa dei fondi pubblici, il Comune di Forlì si è portato avanti con i lavori. Il 14 ottobre, con una delibera votata all’unanimità in consiglio comunale, ha ceduto un terreno di 8.408 mq al costo di 53 mila euro alla fondazione Mercury (ente creato pochi mesi prima per sviluppare l’hub aerospaziale, i cui soci fondatori sono la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e lo stesso Comune di Forlì). Il terreno in questione si trova nel quartiere Ronco, vicino all’aeroporto, nei pressi del campus universitario (dipartimento ingegneria aerospaziale), della sede Enav, e sul retro del CIRI. Quella che diventerà la cittadella aerospaziale, è ora una zona verde, ricca di siepi, arbusti e alcuni grandi alberi. Secondo i documenti del Comune, questa sarebbe destinata a “zona rurale di distacco e mitigazione degli impatti ambientali di infrastrutture e attività’’. Presto il consiglio comunale sarà nuovamente chiamato ad approvare la variazione della destinazione d’uso del terreno, rendendo il boschetto edificabile. 

Alcuni consiglieri del PD, durante il Consiglio comunale del 14 ottobre avevano addirittura auspicato un ulteriore “sviluppo urbanistico” anche sui terreni circostanti, per attirare lavoratori con le loro famiglie e il sindaco ha convenuto che quei terreni erano già vincolati al futuro sviluppo della cittadella.   

Leonardo e Thales in prima linea

Aeroporto Ridolfi di Forlì. Foto di Linda Maggiori

«Altro cemento su una città colpita pesantemente dalle alluvioni di questi anni, e che sta continuando senza sosta l’impermeabilizzazione del territorio» commenta amaramente un’attivista di Forlì Città Aperta. I consiglieri sarebbero stati rassicurati sulla destinazione unicamente civile delle antenne. L’Indipendente ha chiesto al professore Paolo Tortora, responsabile del progetto, se può davvero garantire l’utilizzo unicamente civile delle tecnologie sviluppate, anche in futuro, visto l’ampio coinvolgimento bellico delle aziende proponenti. Ad oggi il professore non ci ha ancora risposto.

Ma vediamo chi sono e cosa fanno le aziende coinvolte. Thales Alenia Space nel suo sito istituzionale si vanta di essere «prime contractor per numerosi sistemi di telecomunicazioni militari al servizio delle forze armate». Tra i loro clienti, oltre all’esercito italiano, figurano le forze armate di Egitto, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Paesi che si sono macchiati di violazioni di diritti umani e che potrebbero usare queste tecnologie per reprimere e controllare dissidenti. Nella relazione ministeriale sui traffici di armi relativa all’anno 2024, Thales Alenia Space compare come fornitore di servizi satellitari militari anche per la NATO

Il luogo dove sorgeranno i laboratori per le antenne satellitari. Ora c’è un boschetto, presto sarà cementificato. Foto di Linda Maggiori

Se poi andiamo a vedere chi sono i soci di Thales Alenia Space, il quadro è ancora più preoccupante: oltre all’italiana Leonardo, recentemente denunciata in sede civile e penale per complicità in genocidio da numerose associazioni, c’è il gruppo francese Thales, undicesimo produttore di armi globale e quarto in Europa. Progetta e produce antenne, radar, sensori, sistemi di comando per missili, droni, jet militari e vanta di una collaborazione di primo piano con Elbit Systems, Iai e Rafael Advanced System, i fornitori principali dell’esercito israeliano. Thales fornisce anche servizi di riconoscimento facciale e gestione dei dati biometrici sia a Frontex sia ad Israele, per le operazioni di border control in Cisgiordania. 

Le imprese locali partner del progetto non sono meno attive in ambito bellico. Curti, azienda di Castel Bolognese, fornitore di Leonardo nel settore Helicopters e Defence Systems Business Unit (militare terrestre e navale), esporta ogni anno pezzi di obici semoventi (PZH2000) alle aziende tedesche Krauss-Maffei Wegmann e Rheinmetall, che hanno a loro volta destinato questi semoventi in Ucraina. Dal novembre 2023 Curti sta studiando e realizzando per il Ministero della Difesa, nell’ambito del progetto AMUS, un sistema di navigazione per droni militari in contesti geografici impervi, mediante “satelliti di opportunità”. Il progetto, tuttora in corso, è prettamente militare ed è coperto da massima segretezza.

Altro partner di Eris è la NPC azienda di Imola, con una sede produttiva a Faenza, controllata al 40% da Ecor, al 40% da Curti, al 20%  da Nabore Benini, (presidente della NPC e vicepresidente di Curti). Anche questa azienda sta lavorando a progetti militari nel campo delle antenne satellitari: nel 2022 insieme a U-Avitalia Srl, all’Università di Roma Tor Vergata e all’Università di Roma La Sapienza si è aggiudicata un bando triennale nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca Militare, per la progettazione di nanosatelliti a uso militare (IDRA), utilizzati come disturbatori delle comunicazioni di un nemico. 

Nell’ambito dell’accordo di cooperazione tra Italia e Israele (maggio 2021) NPC ha vinto insieme a Elbit Systems Ltd un finanziamento per un progetto segreto (HTCNS). Del progetto si conosce solo l’acronimo e nessun altro dettaglio. Intanto a marzo 2023 NPC e la veneta Vector Robotics Srl lanciano nel mercato un drone spia “per missioni di sorveglianza, controllo e intelligence”, chiamato “Guardian”. Nel 2024 si aggiudicano una fornitura dello stesso all’esercito italiano.

Foto dell’incontro al Mimit il 20 ottobre scorso, per la presentazione del progetto Eris, con vicepresidente regione Emilia Romagna, il sindaco di Forlì, e rappresentanti Thales Alenia Space, e varie aziende.

Poggipolini, altro partner di Eris, azienda di San Lazzaro (Bologna) specializzata in sistemi di fissaggio e di componenti meccaniche in titanio, dal 2010 ha quasi del tutto abbandonato la Formula 1 e si è lanciata nel business aerospazio e difesa, diventando fornitore di Leonardo Helicopters, Boeing, Airbus. Nel 2022 ha acquisito Aviomec (Mornago, Varese) e nel 2024 la Houston Precision Fasteners (Houston, Texas) diventando fornitore di giganti mondiali del calibro di Lockheed Martin, Bombardier Aerospace, Northrop Grumman. Esporta il 75% di ciò che produce, per lo più nel settore bellico. Poggipolini fa parte della supply chain per la realizzazione dei caccia F35 (progetto JSF) che possono trasportare bombe atomiche e che sono in uso anche all’esercito israeliano.

Poi c’è Bercella, azienda di Varano de’ Melegari (Parma), che esporta componenti per missili MBDA (il consorzio europeo di Leonardo, Airbus, Bae) e nel 2024 ha ottenuto autorizzazioni all’export verso la Francia di “opercoli” (punta del missile e tecnologie guida) per un valore di oltre 3 milioni di euro. Come dimostrano le inchieste giornalistiche del Guardian, il gruppo MBDA ha fornito componenti chiave per le bombe Gbu-39, impiegate da Israele nello sterminio a Gaza. Oltre alla punta dei missili, l’azienda è specializzata anche nella costruzione di antenne e radome (cupole protettive) in ambito militare e civile. Infine ci sono la NES di Bologna, la Tex Tech di Reggio Emilia e la Nautilus, quest’ultima co-fondata dal prof Paolo Tortora.

Le associazioni e i collettivi forlivesi sono pronti a mobilitarsi. «Non possiamo accettare un polo di Leonardo e Thales, aziende complici di crimini contro l’umanità, nel nostro territorio, non possiamo accettare aziende che sfrutteranno le invenzioni universitarie anche per scopi militari» ribadiscono gli attivisti del Collettivo Samara. «Crediamo nella mobilitazione popolare, dal basso, autorganizzata, per questo invitiamo studenti e studentesse, antimilitariste e antimilitaristi, il mondo del lavoro e tutte le persone che non vogliono restare in silenzio, ad opporsi al progetto». Il 28 novembre alle 9 si terrà una manifestazione di protesta, a partire da piazza della Vittoria a Forlì. 

[di Linda Maggiori]

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