lunedì 22 Dicembre 2025

Il governo italiano dà incentivi alle aziende che acquistano tecnologie da Israele

Per le imprese italiane sarà più conveniente acquistare tecnologie di cybersicurezza da Israele. Le nuove linee guida dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, operative da questa settimana, premiano con fino a otto punti aggiuntivi nei bandi pubblici chi utilizza fornitori di Paesi “alleati”, tra cui Israele, Stati Uniti e Giappone. Il provvedimento, pensato per rafforzare la sicurezza digitale e allineare l’Italia agli standard NATO, arriva mentre Tel Aviv è accusata di crimini di guerra a Gaza e l’ONU, nel rapporto Gaza Genocide: A Collective Crime, imputa a Roma la complicità nel genocidio. A luglio, la Commissione europea aveva proposto di sospendere Israele dal programma per la ricerca e l’innovazione “Horizon Europe” per violazioni dei diritti umani, ma Italia e Germania si sono opposte, mantenendo a Tel Aviv l’accesso a circa 200 milioni di euro di fondi. Sullo sfondo resta, inoltre, il “caso Paragon”, la società israeliana accusata di aver spiato giornalisti e attivisti italiani con il software Graphite.

Il nuovo sistema di incentivi nasce dalla legge n. 90 del 2024, cardine della Relazione annuale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). Dopo le pressioni di Washington, che chiedeva di escludere Cina e Russia dai bandi per le infrastrutture critiche, il governo Meloni aveva limitato le premialità ai Paesi UE e NATO, escludendo Israele. Ora, le nuove linee guida lo riportano tra i partner privilegiati in ambito della cybersicurezza, dando applicazione a un decreto del 30 aprile. La norma punta a rafforzare la resilienza digitale del Paese e a rendere più sicuri gli approvvigionamenti ICT, ossia l’acquisto di beni, software e servizi informatici da parte della pubblica amministrazione e delle aziende strategiche. L’obiettivo, secondo l’esecutivo, è ridurre i rischi della catena di approvvigionamento e garantire interoperabilità con le infrastrutture digitali di Unione Europea e NATO. Israele è stato incluso tra i partner privilegiati insieme ad Australia, Corea del Sud, Giappone, Israele, Nuova Zelanda e Svizzera, in quanto “Paese cooperante” in materia di ricerca e sicurezza cibernetica.

Il decreto attuativo del governo ha introdotto i cosiddetti “criteri di premialità” per le offerte che si basano su tecnologie provenienti da Paesi amici, inclusi antivirus, microprocessori, telecamere di videosorveglianza, firewall contro le intrusioni di hacker e software per il controllo di droni. La logica premiale non si limita agli appalti pubblici, ma si estende a soggetti privati con funzioni strategiche. Attraverso la “Bill of Materials”, l’elenco dettagliato di tutti i componenti, materiali e servizi necessari per realizzare un prodotto o un sistema, ogni componente software o hardware deve essere tracciato per origine e provenienza, con vantaggi concreti per le aziende che scelgono prodotti israeliani certificati. Critici e analisti avvertono che il sistema, pur volto a rafforzare la sicurezza nazionale, rischia di consolidare una dipendenza tecnologica esterna anziché l’autonomia industriale italiana.

Nella Relazione al Parlamento 2024, l’ACN sottolinea la necessità di «un equilibrio tra innovazione e tutela degli interessi strategici nazionali», ma l’evoluzione normativa sembra spingersi verso una maggiore integrazione con i partner NATO e UE, anziché verso una reale indipendenza. Mentre il governo promuove la cooperazione bilaterale con Israele in campo cyber, cresce il divario tra l’obiettivo di una “sovranità digitale” e la realtà di un mercato dominato da tecnologie estere. L’Italia si trova così di fronte a un bivio: sviluppare una propria filiera cyber autonoma o consolidare alleanze che, pur garantendo sicurezza nel breve periodo, potrebbero limitarne la libertà strategica nel lungo termine. Le nuove linee guida dell’ACN rappresentano, inoltre, un cortocircuito politico ed etico: un Paese che si dice impegnato nella tutela dei diritti umani incentiva i propri attori economici a legarsi a un partner accusato di crimini internazionali. Invece di interrogarsi sul peso delle proprie alleanze di fronte alla tragedia palestinese, il governo trasforma la cybersicurezza in uno strumento di diplomazia economica, dove la ragion di Stato e il profitto prevalgono sulla responsabilità morale. Così, la tutela digitale diventa il paravento di una complicità silenziosa, che ignora la portata umana del genocidio in corso.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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4 Commenti

  1. Per chi capisce a fondo, questo Governo criminale Italiano è la prova che noi Cittadini qualcosa possiamo fare, nonostante l’infiltrazione della CIA a destra ed a sinistra, lo faccia sembrare impossibile.
    Long story short, per cambiare il Mondo, certamente una accelerazione lineare della giustizia è totalmente inutile e verrebbe bloccata facilmente.
    Tentare di accelerare sulla giustizia sociale e quindi sul progresso tecnologico in via esponenziale con i controllori dei servizi segreti che ci vogliono proprio un paese così schifoso e sottomesso, la vedo dura.
    Rimane però che nulla nell’universo può fermare un fenomeno che non solo sta crescendo in via esponenziale, ma la cui accelerazione della crescita sta aumentando in via esponenziale, perché diventa inarrestabile per definizione.
    Questo è possibile stia avvenendo, con l’intelligenza artificiale e per la giustizia sociale come dice Ray Kurzweil per il 2045, solo se ora siamo praticamente a zero, zero virgola trilioni di zeri e dopo trilioni e trilioni di zeri si vede il primo uno, qualcosa totalmente invisibile e inarrestabile dai potenti, ma c’è e sta crescendo con accelerazione esponenziale e presto li travolgerà con la potenza della più grande valanga che l’universo abbia mai creato.

    • Controllato con Chatgpt5 e se alle ore 12 del primo Gennaio 2045 avremo la singolarità e capiremo tutto l’Universo o addirittura tutto il Metaverso, comunque alle ore 11,59 minuti e 59 secondi non avremo capito ancora che zero virgola tanti zeri da non vederli neanche, immaginate quanto zero sanno in nostri boriosi leaders di oggi, nemmeno conoscono a fondo la loro scrivania, ma sanno solo a rovinarci le vite con la loro presunzione.

  2. Alessandro Orsini afferma, e l’ ha scritto anche in un libro, che l’ Italia è uno Stato satellite degli Usa per cui appare ovvia la propensione italica di ubbidire al padrone. Se poi immaginiamo che molto probabilmente gli Usa, per quanto assurdo possa sembrare, siano uno Stato satellite di Israele allora tutto appare ancora più chiaro. E a questo punto mi viene in mente una divertente commedia di Carlo Goldoni che ben descrive la posizione italiana: “Arlecchino servo di due padroni”…

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