domenica 19 Ottobre 2025

Israele continua a fare a pezzi la tregua: strage di civili e valico di Rafah ancora chiuso

La tregua tra Israele e Hamas, concordata nove giorni fa a Sharm el Sheik, appare già compromessa. Nella notte di venerdì, l’esercito israeliano ha colpito un autobus nel quartiere di Zeitoun, a Gaza City, uccidendo undici persone, tra cui donne e bambini. Un portavoce dell’agenzia di protezione civile palestinese, Mahmoud Bassal, ha riferito alla BBC che i morti appartengono tutti a una stessa famiglia, che stava rientrando in città per controllare la propria casa. L’esercito israeliano ha confermato di avere colpito il bus, sostenendo che si trattasse di un veicolo sospetto. L’episodio è avvenuto mentre dovrebbe essere in corso un cessate il fuoco, parte dei primi accordi di pace mediati dagli Stati Uniti. Hamas ha denunciato che Israele ha violato l’accordo di cessate il fuoco, in vigore dal 10 ottobre, 47 volte, con attacchi contro la popolazione che hanno causato la morte di 38 persone.

In una dichiarazione ufficiale, il governo di Gaza parla di «attacchi deliberati» e «crimini di fuoco diretto contro i civili». Secondo Hamas, l’esercito israeliano continua a operare con carri armati e droni in diverse aree della Striscia, in violazione del diritto internazionale umanitario. Nonostante l’intesa, i raid israeliani sono, infatti, proseguiti in diverse aree della Striscia e il valico di Rafah, principale punto di passaggio verso l’Egitto e fondamentale per gli aiuti umanitari, resta chiuso «fino a nuovo avviso», su ordine del governo israeliano, aggravando una situazione umanitaria già drammatica. La chiusura del valico ritarderà la consegna delle salme degli ostaggi che Hamas deve restituire a Israele in virtù dell’accordo di cessate il fuoco, ha commentato lo stesso movimento di resistenza islamico. Intanto, La Croce Rossa ha informato l’esercito israeliano che Hamas ha consegnato due bare, contenenti i corpi di due ostaggi uccisi. I resti saranno trasferiti all’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv per l’identificazione. Da parte di Israele, l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Hamas deve rispettare gli impegni dell’accordo e ha specificato che «non si farà sconto» sulla restituzione delle salme degli ostaggi. Netanyahu ha annunciato in queste ore che si candiderà alle elezioni del novembre 2026 e che si aspetta di vincerle. Al canale televisivo di destra Channel 14, il premier israeliano ha anche dichiarato che la guerra a Gaza terminerà solo una volta completata la seconda fase della tregua in corso, che prevede il disarmo di Hamas. Hamas, dal canto suo, ribadisce di non volersi disarmare e di voler mantenere il controllo della Striscia. Lo ha dichiarato in un’intervista pubblicata sul sito dell’agenzia Reuters dal dirigente di Hamas Mohammed Nazzal. Questi ha inoltre assicurato che il gruppo non ha alcun interesse a trattenere i corpi rimanenti degli ostaggi israeliani deceduti, confermando che esistono, però, problemi di reperimento e aggiungendo che attori internazionali come la Turchia o gli Stati Uniti avrebbero contribuito alle ricerche, se necessario.

Mentre sul terreno, la tregua si dissolve tra accuse incrociate e un numero crescente di vittime, da Washington il presidente Donald Trump ha rinnovato la minaccia di intervenire militarmente contro Hamas se lo spargimento di sangue persiste a Gaza: «Non avremo altra scelta che entrare e ucciderli» ha scritto in un post su Truth Social. La Casa Bianca non ha fornito chiarimenti e il leader statunitense non ha spiegato come vorrebbe attuare il suo avvertimento. Trump ha poi chiarito che non invierà truppe statunitensi a Gaza: «Non saremo noi», ha spiegato il tycoon in uno scambio con i giornalisti alla Casa Bianca. «Non dovremo farlo. Ci sono persone molto vicine, molto vicine, che entreranno e faranno tutto molto facilmente, ma sotto i nostri auspici». Intanto, il Dipartimento di Stato statunitense ha diffuso un avvertimento basato su «informazioni attendibili» su un presunto piano di Hamas per colpire civili palestinesi, nella Striscia di Gaza, in violazione del cessate il fuoco. Nella breve nota del Dipartimento di Stato USA si legge che tale violazione comprometterebbe i progressi ottenuti grazie ai mediatori (Qatar, Turchia, Egitto) e che in tal caso saranno adottate «misure per proteggere la popolazione di Gaza». A Hamas viene chiesto di «rispettare gli impegni» secondo «i termini del cessate il fuoco». Nella nota non ci sono, però, dettagli sul possibile attacco, gli obiettivi o il luogo.

Hamas ha respinto le accuse, definendole “false” e «in linea con la propaganda israeliana». In un comunicato diffuso da Al Jazeera, il gruppo accusa Washington di fornire copertura ai «crimini dell’occupazione» e ha invitato la Casa Bianca a concentrarsi, invece, sulle violazioni israeliane del cessate il fuoco. L’avvertimento del Dipartimento di Stato arriva, infatti, dopo le ultime minacce di Trump a Hamas, delineando una narrazione univoca che sposta l’attenzione dalla responsabilità di Israele, che continua a colpire obiettivi civili, a un fantomatico disegno islamista non documentato. In questo modo, gli Stati Uniti si pongono sul piano internazionale come architetti della pace, presentandosi come arbitri neutri, mentre in realtà legittimano le azioni militari israeliane, ignorando apertamente le vittime palestinesi dall’entrata in vigore della tregua. Il risultato è che la promessa di cessate il fuoco si traduce ogni giorno in una realtà fatta di bombardamenti, morti tra i civili e silenzi diplomatici. Quello che avrebbe dovuto segnare un punto di svolta per avviare un percorso politico e alleviare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza oggi appare in stallo. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, ma senza il coraggio di compiere passi concreti: l’accordo rischia così di restare una parentesi sospesa tra la guerra e una pace che continua a esistere solo sulla carta.

Avatar photo

Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Peccato che solo gli israeliani sono capaci di uccidere i loro concittadini per accusare i palestinesi di violazione degli accordi, un po’ come fece Azov nel 2023, sparando su degli ucraini che volevano scappare nel corridoio di sicurezza aperto dai russi…

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti