La commissione per la riforma della governance universitaria ha presentato una proposta al Ministero dell’Università e della Ricerca che introdurrebbe una figura nominata direttamente dal governo nei Consigli di Amministrazione degli atenei. A dare la notizia è Rete 29 aprile (R29A), associazione di lavoratori e lavoratrici del mondo accademico italiano. La proposta si inserisce all’interno di un progetto di riforma della governance di ateneo che l’esecutivo ha intenzione di portare avanti da tempo, e che prevedrebbe anche «l’imposizione di due componenti nel CdA da parte degli enti locali», e il rafforzamento del mandato dei rettori. Il Ministero, inoltre, «influirebbe sulla politica dell’Ateneo anche imponendo delle ‘linee generali’, di cui il rettore dovrebbe ‘tenere conto’». Una vera e propria «ingerenza diretta» del Governo all’interno degli atenei, scrive R29A, che sembra essere volta ad accentrare gli organi universitari e a subordinarli ai dettami governativi.
La bozza visionata da R29A è stata avanzata dalla commissione per la riforma della governance universitaria, che il MUR ha istituito il 20 settembre 2024 per mezzo di un decreto ministeriale. Oltre all’inserimento di tre nuovi membri nei CdA nominati da ministro ed enti locali, la proposta si concentrerebbe sul rafforzamento delle figure ai vertici degli atenei. La bozza proporrebbe di allungare l’ufficio dei rettori da 6 a 8 anni e aprirebbe alla rielezione dei professori per un secondo mandato; a metà mandato sarebbe prevista una votazione per confermare il rettore nel suo ruolo. Allo stesso modo, regolamenterebbe anche le figure dirigenziali: i direttori di dipartimento verrebbero rinnovati in coincidenza dell’elezione e della conferma del rettore, mentre i direttori generali inizierebbero e cesserebbero il loro lavoro in parallelo al rettore, di cui dovrebbero «applicare gli indirizzi».
R29A denuncia «l’approccio dirigistico» che emergerebbe dalla proposta, giudicandolo «allarmante», e «intollerante anche a pallidi spiragli democratici»; la Rete riporta infatti che nei CdA l’unica componente elettiva sarebbe quella studentesca. R29A denuncia la «volontà di un controllo governativo sempre più capillare anche delle università». La proposta sembra infatti tesa a un accentramento del potere nelle mani degli organi universitari monocratici e degli uffici dirigenziali, rafforzando notevolmente la figura del rettore e allineando i direttori a essa. Parallelamente a questo accentramento, vi sarebbe quella «ingerenza» di cui parla R29A, incarnata dall’imposizione di figure esterne e nominate dall’alto nei CdA e della richiesta di allineamento alle «linee generali» del Ministero.