domenica 12 Ottobre 2025

Gaza: 500mila tornano tra le macerie

A due giorni dall’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, i cittadini della Striscia stanno iniziando a tornare nelle proprie case. In questi giorni, sono più di mezzo milione i palestinesi che sono rientrati a Gaza City dopo essere stati forzatamente sfollati dall’esercito israeliano; nel mentre, il Programma Alimentare Mondiale ha iniziato a distribuire i beni di prima necessità, fornendo pagnotte di pane alle famiglie, e ha iniziato a spedire i primi carichi di aiuti verso i diversi corridoi umanitari che si apprestano a essere aperti. Intanto, si avvicina il momento dello scambio degli ostaggi, che dovrebbe iniziare domani mattina, mentre in parallelo in Egitto, a Sharm el-Sheikh, avverrà la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Il vertice sarà presieduto dal presidente egiziano Al Sisi e da Trump, e vedrà la partecipazione anche di leader arabi, Macron, Starmer, e Giorgia Meloni.

I cittadini della Striscia hanno iniziato il proprio esodo verso casa sin dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, lo scorso venerdì. La maggior parte delle persone sta marciando da sud verso nord, percorrendo la strada costiera di Al Rashid. I più viaggiano dal campo di Al Mawasi, nel Governatorato di Khan Younis, il secondo più a sud della Striscia, verso Gaza City o verso le città del Governatorato di Nord Gaza, i centri maggiormente colpiti dalla invasione terrestre israeliana. Ieri, la protezione civile palestinese ha fornito una stima delle sole persone che stavano rientrando a Gaza City parlando di almeno mezzo milione di persone. La stessa capitale oggi risulta per una buona parte distrutta: le forze israeliane vi hanno infatti lanciato un assedio lo scorso settembre, come sorta di evoluzione del piano Carri di Gedeone; nell’arco di un mese di invasione terrestre le IDF hanno portato avanti ingenti operazioni di demolizione, distruggendo parte delle torri abitative e strutture sanitarie della città. Proprio riguardo agli ospedali, ieri il ministero della Salute ha pubblicato le foto dell’ospedale pediatrico Al Rantisi – l’unico di Gaza City -, che a oggi risulta completamente distrutto.

In generale, la situazione sanitaria non è delle migliori: secondo il direttore generale degli ospedali nella Striscia, Muhammad Zaqout, nei pochi ospedali operativi i pazienti risultano ammassati, con un tasso di sovraffollamento che tocca picchi del 250%. Da quanto comunica Zaqout, il 60% dei medicinali e il 70% delle forniture di laboratorio sono ormai esauriti, e ancora nessuno dei rifornimenti urgenti previsti per gli ospedali e i magazzini della Striscia è arrivato nella Striscia. La protezione civile, intanto, continua a disseppellire corpi di feriti e defunti. Sebbene gli attacchi di Israele siano diminuiti di intensità, inoltre, da venerdì si sono verificati alcuni episodi di aggressione. La situazione alimentare non è migliore. Il PAM ha pubblicato un comunicato in cui annuncia che 170 metri cubi di cibo sono ora in viaggio per le principali vie di accesso alla Striscia, tra Egitto, Giordania, Cisgiordania, e Ashdod (città portuale israeliana); l’obiettivo è raggiungere 1,6 milioni di palestinesi di qui ai prossimi tre mesi. Il PAM ha anche dichiarato che fornirà assistenza economica ai cittadini di Gaza e che per ora è riuscito a raggiungere solo 140.000 persone; in questi giorni, intanto, ha consegnato circa 100.000 pagnotte di pane da due chili al giorno.

Intanto il mondo si prepara per la giornata di domani, che risulterà decisiva sotto diversi fronti. Il diplomatico palestinese Osama Hamdan ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che lo scambio degli ostaggi dovrebbe iniziare domani mattina; la medesima agenzia di stampa riporta che lo scambio dovrebbe terminare entro il tramonto dello stesso giorno. I gruppi palestinesi dovranno consegnare tutti gli ostaggi israeliani – vivi e morti – e riceveranno in cambio 1.950 palestinesi di cui 250 ergastolani. Ancora ignota la lista finale di prigionieri e ostaggi palestinesi che verranno liberati. Nel frattempo, il presidente egiziano Al Sisi inizia a imbastire il tavolo per la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Al vertice di domani saranno presenti lo stesso Al Sisi e Trump (che presiederanno l’incontro), Meloni, Macron, il premier britannico Keir Starmer, l’omologo spagnolo Pedro Sánchezrappresentanti qatarioti, e il Segretario Generale dell’ONU Guterres. Hamas non sarà presente al tavolo, e sarà rappresentata da Qatar ed Egitto; questa mattina, tre membri della delegazione qatariota sono morti in un incidente in macchina avvenuto nella stessa Sharm el-Sheikh. Non risulta ancora chiaro, infine, se Israele parteciperà. In seguito a questo incontro, Al Sisi e Trump ospiteranno un secondo summit con i vertici di oltre 20 Paesi arabi e islamici per trattare dell’istituzione della nuova forza internazionale che dovrebbe guidare la fase di transizione a Gaza.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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